Manuale di navigazione

Una lettura attuale del brano della tempesta 'sedata'...
13 Luglio 2021

Chiunque ami Cristo e la sua Chiesa non può non sentirsi preoccupato, talora angosciato e sicuramente addolorato nel vedere che la barca della Chiesa è spesso in balìa di onde di tempesta. Partendo dall’episodio della tempesta sedata (Mc 4,35-41; Mt 8,23-27; Lc 8,22-25) vorrei provare, con umiltà e amore, a proporre una mia lettura.

Il Passeggero

“Io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo” (Mt 28,20). La prima cosa che la barca della Chiesa deve imbarcare è il Passeggero, il Cristo. Dorme a poppa, con la testa poggiata su un cuscino, ma c’è, ed è colui cui “il vento e il mare obbediscono”. La Chiesa prima di tutto non deve perdere di vista Cristo, presente in mezzo a lei, “in lei”, in primo luogo nell’Eucaristia. Deve aggrapparsi alla preghiera, alla contemplazione del Maestro – anche se talora sembra che Egli dorma; deve rimettere al primo posto la celebrazione intensa, partecipata, innamorata della Messa. Deve ricorrere a lui chiedendo perdono, ridando presenza luminosa al sacramento della confessione; deve trovare tempo, amore e costanza nell’inginocchiarsi davanti a Lui. Se manca il Passeggero, la barca affonda semplicemente.

Il cuscino

Il Passeggero, per una volta, è “comodo”, lui che di solito “non ha dove posare il capo” (Mt 8,20). Il cuscino su cui poggia la Sua testa è la tenerezza che la Chiesa deve avere verso di Lui, realizzandola sia in una celebrazione sempre più innamorata e calorosa della liturgia, sia in un’accoglienza sempre più umana e sorridente dei fratelli e delle sorelle in cui Cristo è presente.

Il timone

La Chiesa ha bisogno di un timone saldo e resistente, che è la teologia (Gc 3,4: “anche le navi, benché siano così grandi e vengano spinte da venti gagliardi, sono guidate da un piccolissimo timone”). Grazie a una teologia robusta e coraggiosa, frutto di una sapienza antica nello “scolpire il timone”, ossia un profondo radicamento nella ricchezza della tradizione, la Chiesa può solcare le acque spesso difficili dei tempi e mantenere la prua orientata verso il porto. C’è bisogno di teologi umili, non desiderosi di emergere o brillare per originalità, ma capaci di articolare l’eterna sapienza della rivelazione nel linguaggio dell’oggi. E c’è bisogno che questo timone sia anche “visibile”, che la teologia sia diffusa – proporzionatamente alle capacità di ciascuno – a tutti i livelli, fra i laici, e anche resa manifesta a chi non fa parte della Chiesa ma ha bisogno di avere chiara la percezione dell’insegnamento della Chiesa.

La vela

“Il vento soffia dove vuole e ne senti la voce, ma non sai da dove viene né dove va: così è chiunque è nato dallo Spirito” (Gv 3,8). La vela è la capacità della Chiesa di accogliere la profezia e farsene riempire, gonfiare. La profezia è il coraggio di dire la verità di Dio in mezzo agli uomini, anche quando questa verità è difficile da dire, da ascoltare e può portare a essere irrisi, colpiti, percossi. La Chiesa deve farsi gonfiare dallo Spirito, per dire le parole di Dio e non le proprie, ma deve avere il coraggio di manifestarsi con i colori sgargianti di una vela colorata e variopinta.

La rete

“Non temere; d’ora in poi sarai pescatore di uomini” (Lc 5,10). La Chiesa ha bisogno di apostolato: ha bisogno di testimoniare con franchezza e gioia la luce di Cristo. Deve tornare a essere una città sopra un monte, una luce sopra un candelabro. La Chiesa non può essere una città in perenne coprifuoco. Si nasconde chi si vergogna, non chi è felice di essere amato. Nessuno può essere obbligato a entrare nella città sul monte, nessuno è forzato a guardare la lampada; ma chi è in cerca di un asilo deve sapere dove trovarlo, deve poter veder brillare, in lontananza, le luci calde e accoglienti di una città pronta a dargli ristoro.

Pietro

“Pasci le mie pecorelle” (Gv 21,16). La barca su cui Gesù si trova è la barca di Pietro. La Chiesa ha tanto bisogno di padri. Che sappiano essere vicini a coloro che sono loro affidati – i vescovi ai loro preti, i preti ai fedeli. Che sappiano accogliere tutti ma senza voler piacere a tutti. Che abbiano un cuore caldo e una mente lucida. Che sappiano testimoniare la bellezza della loro vocazione innamorandone i giovani. Che siano sempre in ginocchio davanti a Gesù, mettendolo al primo posto: “Tu sai che ti amo”. Che sappiano di essere al servizio del gregge, prima di tutto attraverso il ministero che è loro proprio: quello di celebrare i sacramenti e di annunciare il Vangelo, con le parole e con la vita. I pastori che Cristo desidera sono quelli che non privano il proprio gregge del cibo che Cristo ha preparato per le sue pecore, ossia i Sacramenti; sono gli amministratori fedeli che provvedono il cibo ai familiari di Gesù, nel Suo nome (Lc 12,42).

Giovanni

A bordo c’è sicuramente anche Giovanni, il mistico. La Chiesa ha bisogno di innamorati, di poeti, di visionari, di artisti che sappiano tradurre la verità della teologia in bellezza che affascina. Ha bisogno di liturgia, di arte sacra, di musica bella; che siano fatte “per Dio”, rendendo onore alla Bellezza di Dio tramite ciò che di più bello gli uomini e le donne sanno fare; che siano annuncio profetico della bellezza del Regno, in un mondo spesso dominato dal brutto e dallo sciatto. Deve anche sapersi fidare delle intuizioni di chi usa i simboli più che i segni, di chi riesce a tenere insieme una polifonia di significati, magari senza quella chiarezza che talora può diventare piatta banalità, ma con quell’apertura al mistero che permette agli uomini e alle donne di oggi di incantarsi davanti alla bellezza di Dio.

La fede

«Perché avete paura? Non avete ancora fede?» (Mc 4,40). Mentre il vento e le onde scuotono la barca, il Passeggero si sveglia, ci salva calmando la tempesta e ci rimprovera con tenerezza. Se non amassimo la Barca, non ci preoccuperemmo di vederla andare a fondo; Egli lo sa. Ma sa anche di averci detto che “le porte degli inferi non prevarranno su di essa” (Mt 16,18). È giusto tirare un po’ per la tunica il Signore quando la tempesta dura troppo a lungo e ne abbiamo paura. Ma è anche fondamentale sapere che (se ci siamo ricordati di imbarcarlo prima di partire) Lui è lì. E non ci abbandona.

Dal Salmo 106
Coloro che solcavano il mare sulle navi
e commerciavano sulle grandi acque,
videro le opere del Signore,
i suoi prodigi nel mare profondo.
Egli parlò e fece levare
un vento burrascoso che sollevò i suoi flutti.
Salivano fino al cielo,
scendevano negli abissi;
la loro anima languiva nell’affanno.
Ondeggiavano e barcollavano come ubriachi,
tutta la loro perizia era svanita
Nell’angoscia gridarono al Signore
ed egli li liberò dalle loro angustie.
Ridusse la tempesta alla calma,
tacquero i flutti del mare.
Si rallegrarono nel vedere la bonaccia
ed egli li condusse al porto sospirato.
Ringrazino il Signore per la sua misericordia
e per i suoi prodigi a favore degli uomini.
Lo esaltino nell’assemblea del popolo,
lo lodino nel consesso degli anziani.

22 risposte a “Manuale di navigazione”

  1. BUTTIGLIONE PIETRO ha detto:

    x completezza:
    Infinito, cfr Cantor, è cmq quantità.
    Agostino: sbagliato : eterno!! Dio ē SENZA tempo. I.e. senza quantità.
    Enorme errore correre dietro a quel ‘senza’ con iperboli di quantità, infinito, eterno, ONNI-..ecc.ecc.

  2. BUTTIGLIONE PIETRO ha detto:

    Riscontro le parole del post:
    1) capax infiniti
    Quando uno scienziato incontra un oo cambia subito strada e lo elimina con la cosiddetta rinormalizzazione. Quindi esprimo tutti i possibili? Sulla possibilità x la ragione sia che capio sia inglobare, che acchiappare, soprattutto se Uno disse
    IO SONO. punto. E la ragione, non devo insegnarlo io, di basa sui predicati nominali, vedi il Cat. di Pio, caduto sulla Shoah.
    Poi:

    ragione (intesa come intelletto, memoria, sensibilità, intuito, esperienza…)

    Come anticipato tutti tratti attribuibili ad animali ( qualcosa anche ai vegetali, cfr Mancuso di FI).
    Resta al max intelletto..ma vedi mia ? Sul linguaggio, così connesso alla operazione di intelligere. Cosa x la quale una IA ben fatta lavora sicuramente meglio.
    Non volermene, semmai distruggimi, ma non con 365 pagine in inglese 😭

  3. BUTTIGLIONE PIETRO ha detto:

    @prof.Chiara
    Sorry but
    * Mai studiato inglese
    * Arrivato a pag. 35 su 356
    ,* Se riportassi qui le mie sottolinature rosse.. e i 1000 caratteri?
    * Chiedo venia e pietà; letta FR anni fa; a mem ricordo molte arrampicature, il riconoscimento che hanno piani-oggetti DIVERSI ( e tu??) e il rifugiatsi/appellarsi finale alla FILOSOFIA come terreno comune ( ben poco e generico= appellarti tu a teologia🙃 quale??).
    Io vado sempre x sintesi ( nel libro che scrivo bastano 100 pagine x tutto!)
    1) demo su esistenza Dio demolite tutte da Kant- anche Gōdel)
    2) Pascal: con la ragione nn si può dimostrare né che sì né che no, alla faccia del VAT I.
    3) Molte delle funzioni che attribuisci all’uomo le ha anche il mio gatto.
    4) Forse la peggio ? che posso porre sta nel linguaggio. Quanto esso contribuisce alle funzioni razionali tanto declamate?? MA ESSO è costitutivo/ontologico dell’Uomo??

  4. Chiara Bertoglio ha detto:

    Gentilissimo
    Grazie per la stima, ricambiata. Naturalmente non intendo con “ragione” il mero raziocinio illuminista, bensì quel dono che Dio ha conferito all’uomo rendendolo “capax infiniti”. In altra sede (http://logoi.ph/edizioni/numero-iii-7-2017/weekly-updates-aggiornamenti-settimanali-numero-iii-7-2017/suggestions-approfondimenti-numero-iii-7-2017/the-untimely-timeliness-of-fides-et-ratio.html) mi sono permessa di definire la ragione come il soggetto di cui la fede è il predicato: la ragione (intesa come intelletto, memoria, sensibilità, intuito, esperienza…) dell’essere umano è capace di fidarsi di Dio, di vivere nella fede.

  5. BUTTIGLIONE PIETRO ha detto:

    La stima che ho di lei mi ha frenato, ma la posta in gioco, dal mio personale pdv, è troppo importante. Chioso:
    …se il Logos si è fatto carne, il pensiero e la riflessione sono uno dei modi che l’uomo ha per entrare in relazione con Dio…

    Se si è fatto Uomo il senso ENORME è che in qualche modo abbiamo ‘nature’ simili.
    Posso: Dio è come noi??
    E noi COME siamo?
    Qui soffro nel doverglielo dire:
    Siete rimasti all’Illuminismo che avete abbracciato ( cfr VAT I) ma era solo un fantasma. ALTROVE era l’Uomo.
    Oggi TUTTI parlano di corpo +psiche come una cosa sola.
    E la ragione? Essa è come un elaboratore che non aggiunge un bit ai dati di ingresso.
    Domani, ma già oggi, un chip collegato ad un PC esterno sarà meglio.
    Pls cercate l’Uomo, la sua grandezza, ma NON nella ragione.
    “Senza ragione, la fede può diventare superstizione.”
    Senza la Parola, molto facile, anche se si ragiona.
    E ricordi il buon Blaise, che aveva ragione. Da vendere.

    • Chiara Bertoglio ha detto:

      2/2 Credo che l’irrazionalismo di un fideismo senza Logos sia molto pericoloso, e che molti dei mali e delle malattie della Chiesa di oggi vengano proprio da una insufficiente preparazione teologica. Una teologia che deve stare in ginocchio davanti al mistero, eppure, con umiltà ma anche con audacia, contemplare ciò che di questo mistero Dio le rivela. Grazie!

  6. Francesca Vittoria vicentini ha detto:

    La Chiesa esiste.Perche?Il Cristo dorme, la testa poggiata su un cuscino,il mare turbolento: a crederlo è un prete che sentendosi come un Pietro governa la barca , I passeggeri non si sentono sicuri e gli dicono “chiedi al Maestro” ma lui si sente di non aver bisogno meglio non disturbarlo. Intanto il vento soffia, il timoniere persiste nella rigidità della rotta, si piega una vela e ferisce un compagno , altri non osano opporsi all’ordine prestabilito,per amore della barca sperando nel Maestro. Lo Spirito però interviene, Cristo si rivela per essere sempre stato sveglio. Così è la Chiesa oggi, Ella è presente, Il Pietro di oggi guida con somma saggezza e la barca va pur tra marosi perché fedele alla Parola. Si prega con ” Signore mandi santi sacerdoti, ferventi religiosi laici impegnati nella tua Chiesa”. la Messa non sia rito ma diventi santa celebrazione.a onor del Vero , frequentata sempre di più da coloro che Lui ha chiamato”amici”

  7. BUTTIGLIONE PIETRO ha detto:

    Una della mie boe è che Dio &concetti sono due mondi DIVERSI, non comunicanti. Per qs “teologia” (quale delle decine attuali??) Mi fa star male,.
    Relazione
    Anche senza Rovelli😂

    • Chiara Bertoglio ha detto:

      Gentile Pietro, Grazie per la lettura e per la riflessione. Naturalmente non riesco a condividere il suo punto di vista, perché se il Logos si è fatto carne, il pensiero e la riflessione sono uno dei modi che l’uomo ha per entrare in quella relazione con Dio di cui lei giustamente sottolinea l’importanza. Senza ragione, la fede può diventare superstizione. Un caro saluto

  8. Evaristo Saltalamacchia ha detto:

    Trovo questa lettura allegorica del passo evangelico molto discutibile se non fuorviante. Mi stupisce che chi la propone si definisca, fra l’altro, teologa. La meccanicità del procedimento utilizzato, a dispetto della prolissità del commento, impoverisce la freschezza del racconto evangelico.

    • Chiara Bertoglio ha detto:

      Gentile Evaristo,
      Grazie per il suo commento, anche se critico. Ancora una volta, la mia lettura è solo una delle tante possibili e vuole porsi con umiltà e spirito di servizio. Grazie ancora.

  9. Gian Piero Del Bono ha detto:

    Ma..non e’cosi’che funziona e Gesu’ l’ha detto chiaramente. Non se siamo vincenti, grazie a piani astuti,riforme pastorali trendy ,comunicazione moderna ,marketing efficente ,la barca non affondera’. Non affondera’ solo per un atto di pura gratuita miracolosa GRAZIA DIVINA .
    Non Nobis Domine, non Nobis, sed nomine tuo …da gloria

  10. Gian Piero Del Bono ha detto:

    Di fronte al rischio molto concreto del probabile futuro naufragio della barca della Chiesa ci sono due atteggiamenti: uno di ansia ,angoscia e aspettativa mondana : e abbiamo quelli che si agitano, che fanno piani, che fanno sinodi,che fanno riforme , che fanno , che fanno , nevroticamente .
    E poi c’e’l’ altro atteggiamento: quello “Zen” quello della fede, quello che ti dice tutto il tuo agitarsi non serve a nulla. Il Destino,anche della Chiesa terrena, e’nelle mani di Dio

    • Gian Piero Del Bono ha detto:

      “Uomini di poca fede ” definisce Gesu’ Pietro e gli altri della barca. Come questa definizione e’adatta a noi! La crisi della Chiesa attuale e’ una crisi di fede: non credendo più’ veramente nella possibilita’ di salvezza soprannaturale, tutto si gioca sull’orizzonte materiale, storico, immanente.
      Solo se saremo cosi’bravi da essere vincenti in QUESTO MONDO solo cosi’la achieda cattolica andra’ avanti. E per essere vincenti in questo mondo siamo disposti a tutto anche a rinnegare la dottrina.Ma …

      • Chiara Bertoglio ha detto:

        Gentilissimo Gian Piero,
        Mille grazie per i suoi commenti e per le sue analisi. Grazie per aver letto il mio scritto e per averne condiviso molti aspetti. Grazie per le sue riflessioni! Un caro saluto

  11. gilberto borghi ha detto:

    Avrei qualche perplessità a riconoscere nella teologia la traduzione del simbolo del timone. Se proprio vogliamo immaginare che il timone abbia a che fare solamante con la “linea di verità” da seguire, allora dovremmo dire che il timone, al massimo, potrebbe essere il magistero, di cui la teologia è soltanto uno strumento.
    In realtà credo che il timone stia molto di più nella coscienza del fedele e nella sua ininterrotta ricerca del massimo possibile di riconosicmento e adesione alla verità che in essa si manifesta. Lo stesso Benedetto XVI citava il card. Newman dicendo che: “il fondamento ultimo dell’autorità del papa è la coscienza dell’individuo”.

    • Chiara Bertoglio ha detto:

      Grazie, Gilberto! Come agli altri gentili commentatori ribadisco che ho proposto una fra le tante possibili interpretazioni e certo non ambisco a esaurire la ricchezza di questi significati. Condivido molti aspetti della tua analisi, anche se continuo a pensare che ci sia molto bisogno di una “retta” teologia. Che poi “retta” vuol dire che, per approssimazioni e tentativi, mantiene una direzione “buona”, ovviamente non che le piccole sbandate siano pericolose o da evitare. L’importante è cercare la rotta “buona”, e cercarla nella preghiera e nell’umiltà. Grazie mille!

  12. Sergio Di Benedetto ha detto:

    La barca della Chiesa è da sempre in balia delle onde, non da oggi… è la sua vocazione nel mondo secondo la Parola. Ma una visione così apologetica mi pare porti alcuni problemi. Ne indico alcuni: se tutto è già categorizzato, basta aderire a un ‘già dato’? Dove si radica la sequela in movimento della persona? L’evoluzione della fede (e del pensiero) stanno dentro confini già tracciati a priori dalla Tradizione? La complessità dell’umano dove si situa? E l’umanità dei sacerdoti,vescovi, fedeli si risolve nella loro funzione?

    • Chiara Bertoglio ha detto:

      Grazie, Sergio, per la tua lettura e per il tuo commento. Non credo proprio che l’immagine di una barca su un lago possa suggerire l’idea di una fissità congelata. Tuttavia, la saggezza della Chiesa è sempre stata quella di riuscire a contemperare profezia e tradizione, “conservando renovare” . Chesterton lo sintetizza mirabilmente con l’immagine della roccia in equilibrio, in “Ortodossia”. L’umanità certo non si risolve nella funzione, ma la vocazione è una componente integrale della nostra umanità; e nel momento in cui questa vocazione comprende un servizio, realizzare questo servizio è realizzare la propria umanità. Un caro saluto

  13. Paola Buscicchio ha detto:

    Chi va per mare sa che deve avere un riferimento sicuro: la stella polare per poter individuare il nord.
    Anche il governo del vascello su cui si naviga rappresenta un’incognita per via degli elementi avversi come mare e vento.
    Qui il brano della tempesta sedata pone alcuni uomini che devono governare i flutti senza lasciarsene travolgere.
    Quanto simile è la condizione umana che affida alla sola ragione il governo delle cose!
    Dove la ragione da sola non arriva interviene la fede che ripone in Cristo la propria salvezza.
    Dove la ragione non può arrivare la fede invece può ottenere tutto.
    Per questo il brano non si presta a facili interpretazioni..

    • Chiara Bertoglio ha detto:

      Grazie, Paola, per il commento e per la lettura. Indubbiamente la mia interpretazione è solo una delle innumerevoli possibili, e non pretende di esaurire la complessità e la ricchezza di questo brano. Verissimo quello che dice; purtroppo, però, a volte le nubi oscurano anche la stella polare; e allora è tempo di fede, ed è tempo di saldezza. Un caro saluto!

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