“Ma questa leggenda è vera?”

«Entro in chiesa col secondo gruppetto e c'è Igor, che come sempre non sta fermo un momento: lo guardo e lui, con gli occhi spalancati, mi consegna una domanda»
12 Marzo 2018

Riunione mensile del gruppo catechisti: come sempre, dopo aver partecipato alla ‘Lectio divina’ che rappresenta la nostra formazione permanente, ci ritroviamo a discutere dell’andamento degli incontri, della programmazione, di quale gruppo di bambini animerà la messa durante la ‘domenica del catechismo’ mensile.

Prendono la parola Anna Maria e Antonella, a cui è stata affidata la seconda tappa (abbiamo eliminato la denominazione in classi per cercare di sfuggire, anche a livello linguistico, allo schema catechismo = brutta copia della scuola  – anche se è un’abitudine ardua da acquisire). Sono in totale ventisette bambini divisi in due gruppi: sono tutti molto fedeli nel partecipare agli incontri, ma naturalmente non tutti molto disciplinati. Una strategia che funziona sempre è quella di intervallare momenti frontali a esperienze di vario genere, dai lavori manuali alle ‘uscite’ in chiesa, per far vedere e toccare gli elementi concreti attraverso i quali viene mediato il cristianesimo.

Venerdì scorso, quindi, mentre Antonella lavorava in stanza alla realizzazione di un pieghevole da portare a casa, per imparare a fare il segno di croce (molti lo fanno a specchio…), Anna Maria accompagnava a turno in chiesa quattro o cinque bambini, per mostrare le stazioni della Via Crucis di cui avevano parlato la settimana prima. È lei che racconta:

–         Entro in chiesa col secondo gruppetto e c’è Igor, che come sempre non sta fermo un momento: lo prendo per mano perché la smetta di correre tra i banchi, mentre spiego la progressione delle immagini e li aiuto a riconoscere gli episodi. Ad un cero punto mi accorgo che qualcosa sta succedendo, la sua mano nella mia è quieta, sembra essersi rilassato; lo guardo e lui, con negli occhi un punto di domanda grande come una casa, mi chiede: “Ma questa leggenda, è vera???”

Abbiamo discusso un po’ di questa cosa. In primo luogo perché, ancora una volta, abbiamo avuto conferma del fatto che i bambini ci ascoltano, anche se sembra stiano proprio facendo tutt’altro. E poi per le implicazioni della domanda: da dove viene? Da un fraintendimento della parola ‘leggenda’? Da un clima respirato in famiglia, a scuola?

L’interesse però era autentico, e la questione da non lasciar cadere.

Anna Maria ha iniziato a rispondere a Igor e ai compagni. Ma noi abbiamo deciso che riproporremo la domanda ai genitori, durante la catechesi della prossima settimana dedicata a loro. Vediamo che ne esce.

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