Mi interessano, i “piani bassi”. Fondamenta a parte (che nella Chiesa, per Grazia, sono indisponibili perché sono radicate Altrove), sono quelli su cui si regge l’intera casa. Bene, la mia percezione è che “ai piani bassi” stia succedendo qualcosa.
Per spiegarmi devo descrivere brevemente il contesto da cui prendo spunto: vivo in una parrocchia che, con altre cinque, fa parte di una Collaborazione Pastorale (Co.Pa). Le Co.Pa sono la forma attraverso la quale la diocesi di Treviso sta rimodellando la pastorale a livello territoriale.
In questi giorni sto leggendo la sintesi che raccoglie i lavori dei nostri sei Consigli Pastorali intorno alla lettera del Vescovo Gardin, a conclusione del Sinodo diocesano appena celebrato. Già questo è un dato significativo, e non isolato: le Chiese del Triveneto, in particolare in questi ultimi due anni, si sono mobilitate in diverse forme, tutte all’insegna del dialogo, del confronto e del dibattito.
Bene, ai “piani bassi” questa lettera è stata letta. I parroci l’hanno distribuita con generosità, i componenti dei Consigli Pastorali ne hanno preso atto e poi hanno discusso, davvero. È successo nel mio gruppo, ma anche negli altri. L’impressione è confermata dalla sintesi di restituzione (stilata da una laica), caratterizzata da una grande franchezza: niente formalismi, né accoglienza acritica di quanto proposto, ma sottolineature interessanti, domande pepate. Ritorna la premura affinché quanto elaborato nelle assemblee sinodali non rimanga ‘sulla carta’ e la consapevolezza che, per le comunità, non si tratta di adottare scelte rivoluzionarie immediate, ma di avviare consapevolmente nuovi processi (processi semplici, che “partono dal primo mezzo centimetro”), al centro dei quali viene posto il nodo della formazione del laicato.
Un caso isolato? Dalla mia prospettiva – fatta di incontri con laici e preti che vogliono collaborare, soprattutto che parlano e si confrontano, in diverse parrocchie e in diverse diocesi – mi pare di poter dire di no. “Ai piani bassi” io colgo fermento, una maggior propensione a dire e a dirsi, con tutte le asprezze che questo implica. Niente di eclatante, certo, e forse nemmeno di organico: voci ancora timide, tentativi accennati, ma che ritrovo in ambienti indipendenti l’uno dall’altro.
È come se soffiasse un leggero vento di primavera, che scompiglia i capelli: a me mette allegria…