L’imprevedibilità in piazza San Pietro

Ieri pomeriggio, in mezzo alla folla dietro le transenne: un mistero che nessun drone riesce a tenere sotto controllo
9 Maggio 2025

Ora in tanti raccontano e scrivono di averlo incontrato un giorno e altrettanti assicurano che il suo profilo era davvero papabile, la sua biografia “bergogliana” ad alta probabilità di consensi. Eppure a stare in mezzo alla folla in piazza San Pietro – da  credente e da cronista – ho avvertito che il triplice nome scandito dal protodiacono Mamberti non lo conosceva nessuno, o quasi. Più ancora di tredici anni fa quando sentii almeno il boato dei vari gruppi argentini con le loro bandiere, più ancora del 1978 quando la pronuncia “voitiua” portò molti a pensare ad un africano e fu accolta poi da cori polacchi di ringraziamento alla Madonna Nera.

Quando si dice, con un termine scontato perché abusato, “una sorpresa dello Spirito”.  L’ho letta anche nella commozione malcelata di alcuni giovanottoni di Boston che venti minuti dopo l’annuncio piangevano ancora nel parlare del “loro” Papa,  Robert Francis Prevost: “Siamo di Boston, non lo conosciamo bene – hanno dichiarato al microfono, felici di rendere testimonianza – ma siamo gasatissimi del primo papa americano, è un grande giorno per la Chiesa e per il mondo”.

Ma l’imprevedibilità di questa attesa vissuta attorno a Pietro sta in particolari perfino simbolici: quel pulcino di gabbiano che entra in scena sul tetto della Sistina pochi minuti prima del fumo bianco oppure quella scelta mai pronosticata di un nome desueto, Leone, che si presta anche all’interpretazione del riferimento al fido compagno di Francesco d’Assisi.  Ma il mistero più grande è quello di un’universalità che porta il vescovo di Roma agostiniano a raccogliere applausi e preghiere dai cinque continenti: da preti in clergyman a fraticelli con i sandali, fedeli col rosario e col tablet, occhi a mandorla e spilungoni nordici. Tutti a non rivendicare più attese di bandiera (segno di appartenenza nazionale, più che di tifo da supporter) per riconoscersi invece in un pastore “padre per tutti”. Passerà alla storia anche come un Conclave di Anno Santo, dove il flusso delle processioni correva incessante e parallelo rispetto all’attesa paziente e orante, in piedi sotto il colonnato, fino a convergere in un’unica sorprendente gioia.

Ora la normalità è cercare e prefigurare una rigida e automatica continuità con Bergoglio per il  percorso di vita di Prevost, vicino e fedele al papa argentino, mentre possiamo già prevedere che nel ribadito cammino comune, all’insegna della sinodalità, d’ora in poi non mancheranno anche parole, iniziative e atteggiamenti sorprendenti da parte del primo successore americano di Pietro.

Ieri, sotto il drone tecnologico che teneva tutti sotto controllo con il suo nell’immensa piazza, ho percepito come nella vita cristiana l’imprevedibilità sia un venticello leggero ma costante, una brezza di gioia evangelica.

Una risposta a “L’imprevedibilità in piazza San Pietro”

  1. Francesca Vittoria vicentini ha detto:

    Si, lo Spirito Santo, III Persona della SS.Trinità, più difficile a darle un volto, nell’elezione del nuovo Pontefice si è manifestato riconoscibile. Il nome Prevost al comune fedele, è risultato nuovo, sconosciuto, non annoverato nella rosa dei Cardinali supposti a succedere aPapa Francesco. Ma quando Egli ha pronunciato il saluto, e ha rivolto al mondo il suo saluto ecco il miracolo, ecco il farsi presente l’azione dello Spirito nel richiamare Dio, servitore di fronte alla Sua Parola, Gesu Cristo. Da tempo l’uomo per il suo progredire di: invenzioni tecnologiche, voli planetari, creazione di robot dotati di intelligenza simil umana, sembra aver raggiunto il suo apice, la Sua Parola pietra di inciampo perché volto a soddisfare desideri dettati da una nuova sua concezione di libertà. Il Santo Padre Leone XIV riporta l’amore verso Dio avanti, luce di una sapienza per meglio discernere il vero bene

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