La Via Crucis dei bambini

La Via Crucis dei bambini ha suscitato commenti di tono diverso, alcuni piuttosto critici. Eppure Francesco ha mostrato come sia possibile mettersi in ascolto dei piccoli, facendone i nostri maestri. Con un'appendice sulla questione del catechismo e della trasmissione della fede.
3 Aprile 2021

Ho avuto un’infanzia abbastanza complicata, segnata da momenti di dolore grande, e da altri di vera solitudine.

Anche per questo mi sono totalmente riconosciuta nella Via Crucis dei bambini, pregata la sera di Venerdì Santo in Vaticano. Ho sentito profondamente vere le parole dell’introduzione: “Anche i bambini hanno delle croci, che non sono né più leggere né più pesanti di quelle dei grandi, ma sono delle vere e proprie croci, che sentono pesanti anche di notte. E tu solo Signore lo sai, e le prendi sul serio”.

Gesù era il mio amico. L’unico affidabile e sempre presente a consolarmi quando mi sentivo inconsolabile. Una fede bambina, certo, che poi è dovuta passare al vaglio dell’adolescenza e della vita adulta, della razionalità, dell’approfondimento teologico.

Ma che rimane sullo sfondo di ogni mio sentire attuale.

Non condivido quindi tutti i distinguo e le prese di distanza dalla scelta di Francesco, che saranno anche motivati dal punto di vista della finezza teologica, ma non lo sono, mi pare, da quello della sostanza. Per una sera i bambini sono stati i nostri maestri, al centro della scena, qualcuno da cui siamo chiamati a imparare. Ci siamo messi al loro ascolto, finalmente, non in una celebrazione costruita solo per loro (quindi necessariamente infantile nel tono) ma in un momento pensato per tutti i cattolici del mondo (e quindi il tono infantile non era necessario, ma evangelico – Mt 18,1-5).

Dopo le meditazioni del 2019 affidate a sr. Eugenia Bonetti e quelle del 2020 provenienti dalla cappellania del carcere Due Palazzi di Padova, anche quest’anno abbiamo ascoltato gli ultimi degli ultimi: sono quelli che non hanno avuto alcuna voce nelle scelte civili, che in questo tempo hanno subito solitudine e stravolgimento dei ritmi di vita e stanno soffrendo, tutti, tanto. Loro sono anche le prime vittime di ogni abuso di potere, familiare ed ecclesiale e quindi la scelta di Francesco si colloca in continuità con le precedenti e con tutto il suo magistero: indica un capovolgimento radicale della piramide gerarchica che segna la nostra Chiesa e – riconosciamolo – la nostra società.

Mi soffermo però su un’affermazione, che mi ha colpito: «mi sembrava di essere al catechismo dei miei figli». Vero. In molte parrocchie i bambini realizzano una via Crucis a catechismo, meditandone le stazioni. Ma, nei commenti che ho sentito, il tono usato è sminuente.

Allora questo pone a noi catechisti e a tutta la prassi di evangelizzazione dei piccoli, realizzata nelle comunità e a cui si dedica una mole enorme di energie, alcune domande urticanti: ma perché lo facciamo? Ne vale la pena? Se gli adulti vedono questa prassi in modo così riduttivo, quale speranza abbiamo che il messaggio passi? Cosa dobbiamo ripensare? E in che direzione?

Sono in cerca di risposte. Ma so che è necessario cambiare, così come so che non è giusto smettere.

7 risposte a “La Via Crucis dei bambini”

  1. Francesca Vittoria Vicentini ha detto:

    C’è da dire una cosa però, che non si vedono mai bambini o solo rare presenze a messa,,, chierichetti? Più visti. Quale forma di catechismo e impartito oggi, perché in seguito pochi conservano traccia? Eccetto casi che essendo rari fanno cronaca.Si menzionano frequentanti in gruppi,Raro sentir viva voce, o canti liturgici se sono presenti giovani nelle feste fondamentali Pasqua è Natale.. Quale metodo di catechesi viene loro impartito se poi non lascia segno?Ho trovato “santini” da prima comunione Firmati “ricordati di noi a Gesù”, il che fa supporre che la conoscenza di Lui fosse cosa seriamente impartita e non “per gioco”. crescendo ,altre correnti di pensiero si frappongono a confutare le Verità cristiane. Il Vangelo di Cristo incontra molti ostacoli , la parola Amore, confusa magari in buona fede con qualsiasi altro amore se non è stata praticata a fondamento di vita. Con il Crocifisso a lato c’erano i “ladroni”, oggi tanti idoli si fanno adorare

  2. Gian Piero Del Bono ha detto:

    Gesu diceva lasciate che i bambini vengano a me, ma da Gesu’ andavano anche gli adulti . E la Chiesa cattolica e’ sempre stata formata da bambini, da giovani adulti, da anziani , da persone di ogni eta’ Oggi sembra , nelle nostre parrocchie, che i bambini siano rimasti da soli , i giovani adulti non ci sono piu’ a seguire Gesu’ . E gli stessi bambini una volta diventati adolescenti , verso i quindi-venti anni , dopo la Cresima, vivendo in un mondo in cui il catechismo , la Messa , i sacramenti , sono considerati una “ cosa da bambini” , smettono anche loro di andare in Chiesa . La Via Crucis non e’ dei bambini, e’ sempre e solo di Gesu’ , e’ Gesu’ che soffre ed e’ abbandonato anche dai suoi, allora e oggi e sempre fino alla fine dei secoli,

  3. Francesca Vittoria vicentini ha detto:

    Ormai si direbbe che sono rimasti soltanto i bambini cui affidare un messaggio evangelico perché gli adulti lo percepiscano. Triste questa realtà, a mio parere è suonata come una campana a morto della Chiesa, di una cultura che non è transitata, o poco; sono vecchie le cartoline di bambini che pongono fiori davanti a un crocifisso, quelli del venerdì santo hanno pregato, voci denuncianti i disagi vissuti nel loro quotidiano e che nel contempo sono aspirazioni che qualcosa cambi perché così la vita non è proprio come la vogliono. Il Santo a Padre ha così rivelato una Chiesa in ascolto;, il Pastore Si preoccupa dei più piccoli del gregge .Il giorno di Pasqua quante navate hanno riempito il silenzio di voci di bambini oranti, cantanti, con genitori?Eppure da lì anche la scuola della famiglia di Nazareth, e generazioni a seguire, ma oggi?Sembra tutto come la Chiesa di Vaie, al limitare di un precipizio.

  4. Laura Bano ha detto:

    Ma perché ci buttate sempre sopra tante parole per una esperienza? La via Crucis è esperienza. Tacete

  5. Marzia Feltre ha detto:

    “Se non diventerete come i bambini non entrerete nel regno dei cieli”. Il primo a mettere al centro i bambini è stato proprio Gesù, anche gli apostoli li allontavano e li azzettivano perché non considerati. Eppure Gesù lì ha indicati come i nostri maestri, perché Lui vedeva dentro, andava oltre lo sguardo umano. Forse ognuno di noi dovremmo imparare e chiedere al Signore di guardare l’altro con il suo sguardo, non fermarci all’apparenza, ma guardare con lo sguardo di Gesù. E poi sinceramente se i pensieri dei fanciulli sono stati elaborati con i genitori a mio avviso è stato meraviglioso, una Via Crucis fatta dai ragazzi con i loro genitori, questa dovrebbe essere la catechesi. Il papa Francesco ancora una volta ha ascoltato lo Spirito Santo, come dice sempre lui, non sono io che scelgo, la è lo Spirito Santo che mi indica la strada, le scelte, io le attuo. Forse dovremmo tutti avere più fiducia nello Spirito Santo e lasciarci guidare da Lui.
    Grazie.

  6. Maria Paola Longo ha detto:

    È giustissimo mettersi in ascolto dei bambini, dei loro bisogni e dei loro dolori. Ieri sera hanno avuto lo spazio per parlare della loro vita, hanno raccontato fatti che sono capitati, ma i commenti, a mio avviso, non erano loro, erano forzati, “da catechismo”, con una dose di moralismo che ha ucciso la freschezza dei racconti. Capisco il dolore di un ragazzino che ha perso il nonno e non l’ha potuto salutare, ma dubito che siano parole sue quando parla di “ultimo viaggio terreno”. Queste sono parole di adulti. E questo mi porta effettivamente a qualche domanda sul catechismo, se sia pensato per accompagnare i bambini ad incontrare Gesù Cristo, colui che ci ama per quello che siamo, oppure se tutto si riduca a correggere i loro pensieri, ad inculcare loro l’impegno a diventare “più buoni”, come se da questo dipendesse l’amore di Dio per noi.

  7. Ornella Ferrando ha detto:

    Il vero cambiamento, a mio avviso, è partire dalle esperienze dirette dei bambini, farci raccontare quello che loro vivono e sperimentano e soprattutto ascoltarli . Non a caso Gesù ha detto: “lasciate che i bambini vengano a me”. Papa Francesco ci sta dimostrando che , mettendo il cuore nella vita , si possono ottenere dei cambiamenti del nostro “povero “ pensare .

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