La campagna dei cattolici per dire no alle fonti fossili

L'appello dell'Azione Cattolica Italiana e del Movimento Laudato Si': associazioni e istituzioni disinvestano dai combustibili fossili
23 Dicembre 2022

C’è la guerra, c’è l’inverno, c’è la crisi. Eppure, è proprio questo il tempo del cambiamento e il cambiamento passa anche attraverso scelte concrete che possono fare i singoli cittadini, ma che devono fare anche le istituzioni e le organizzazioni della società civile. Quelle cattoliche si stanno muovendo su vari fronti, uno dei quali cruciale: quello della transizione energetica.

Nei giorni scorsi è stato pubblicato, dall’Azione Cattolica e dal Movimento Laudato Si’ – di cui l’associazione fa parte – un Appello a tutte le organizzazioni cattoliche italiane A SOTTOSCRIVERE L’IMPEGNO A DISINVESTIRE DALLE FONTI FOSSILI”, quale «testimonianza di prossimità verso i nostri fratelli e sorelle che resistono nei rifugi, sotto i bombardamenti, al fronte, senza elettricità al freddo in Ucraina». Un dono da mettere accanto al presepio, un impegno fattivo a prendersi cura del creato, ma anche dei rapporti tra i popoli e della pace.

In pratica, si invitano le istituzioni (università, istituzioni religiose, fondi pensione, enti locali e fondazioni di beneficenza) e le associazioni cattoliche a liberarsi entro cinque anni da quelle azioni, obbligazioni o fondi di investimento legati a gruppi aziendali ed imprese che lavorano con le fonti fossili (in particolare nelle 200 società quotate in borsa che detengono la maggioranza delle riserve di combustibili fossili), e si invitano quelle che non hanno investito in questo ambito a non farlo mai. Sarebbe il segno, si legge nell’appello, che «vi siete “spogliati” dai vostri investimenti in un’economia estrattiva e del saccheggio, i cui interessi geopolitici stanno provocando conflitti in tutto il mondo e in particolare in Ucraina» e che «fate la vostra parte per accelerare la transizione ecologica verso energie rinnovabili, liberando dal peso di finanziare, ogni giorno che accendiamo la luce, il gas di cucina, il riscaldamento, perché dipendenti dal gas russo, un’economia di guerra».

Come insegna il concetto di ecologia integrale proposto dalla “Laudato Si'”, tutto è connesso. In questo caso sfruttamento delle fonti fossili, guerra, crisi climatica, ingiustizia si intrecciano inestricabilmente. E infatti, nell’enciclica Papa Francesco invita esplicitamente ad abbandonare le fonti fossili.

Una Chiesa sinodale è anche questo.

L’impegno del mondo cattolico è visibile da qualche anno e l’appello lanciato in questi giorni ha l’obiettivo di rilanciare “con convinzione” il “PROGRAMMA CATTOLICO MONDIALE PER IL DISINVESTIMENTO DAI COMBUSTIBILI FOSSILI“. È firmato anche da Caritas, Movimento dei Focolari, Università Cattolica, Focsiv, Provincia euromediterranea della Compagnia di Gesù, Masci, Movimento cristiano lavoratori. In Italia hanno già compiuto questo passo sei arcidiocesi (Palermo, Salerno – Campagna – Acerno, Vercelli, Napoli, Siracusa, Ancona-Osimo); sette diocesi  (Pescara, Caserta, Gubbio, Assisi – Nocera Umbra – Gualdo Tadino, Civitavecchia – Tarquinia, Savona – Noli, Padova); e poi le Suore Salesiane di Don Bosco Figlie di Maria Ausiliatrice a Milano e Napoli, la Rete Interdiocesana Nuovi Stili di Vita, la Comunità monastica di Siloe, Greenaccord onlus, Fondazione MAGIS, Lega consumatori, Nomadelfia, l’Istituto Serafico di Assisi, il Sacro Convento di Assisi, Pro Civitate Christiana di Assisi. In tutto il mondo, sono 72 le istituzioni e le organizzazioni religiose che hanno aderito alla Campagna.

Le organizzazioni che vogliono aderire alla campagna, possono farlo attraverso questo link.

4 risposte a “La campagna dei cattolici per dire no alle fonti fossili”

  1. Francesca Vittoria vicentini ha detto:

    È tutta questa affannosa ricerca di non farsi mancare quei combustibili anche fossili da estrarre dalle viscere della terra, che obbliga a infrangere certa incolumità di suolo e mare. Giustamente il cittadino che da questi trae sostentamento con il lavoro, può doversi preoccupare per l’inquinamento di acqua e suolo dove egli vive.Altro cosa e attingere là dove esistono giacimenti,dove si sono stabiliti accordi commerciali che hanno creato bene comune.Con la guerra russo-Ucraina,questa assonanza di reciproci interessi tra Paesi è stata infranta,distrutto interessi comuni. Quanto merito va riconosciuto alla ricerca di una “pace” anche se non P, proprio a salvare la vita del pianeta nel quale tutto viviamo!Certo un accordo tra nemici almeno intelligenti bisogna essere disposti a farlo, non è un cedere ma quanto si può salvare di più importante a cominciare dalla vita umana! Diversamente tutto appare una vittoria che non sarà mai celebrata

  2. Francesca Vittoria vicentini ha detto:

    Ci sono servizi sullo stato di terra,acqua e aria,dove si evidenzia come l’inquinamento,dove già emergono prove di quanto il pianeta così composto sia stato danneggiato e che per questoflora e fauna,le malattie che circolano e aggrediscono l’uomo stesso dipendano da questa ingordigia del prendere.dello sfruttare ai fini di ricchezza e potere di pochi.le guerre portano al fallimento di vita civile, di un senso morale senza il quale prevale cecità e barbarie umana.Si scava,si estrae,si impoverisce una parte del pianeta e di conseguenza l’aria e meno salubre,tutto l’ordine che regola la vita del pianeta e sovvertito da questo affanno umano al possesso-lo si chiama amore di scoprire cose nuove! E ci troviamo con montagne asciutte,franose.Ma se da anche da una fonte non viene più acqua,se dalle profondità dei mari estraggo gas,possibile non vedere i danni che nel futuro saranno sempre più grandi alla vita e umana e del pianeta?

  3. Giuseppe Risi ha detto:

    Tutto Ok, purchè si facciano bene e preventivamente i conti sulla sostenibilità economica, sociale e geopolitica di questa proposta, altrimenti si tratta di soluzioni (col timbro cattolico o meno) per contesti paradisiaci che (ancora) non sono la realtà, con il risultato di farci andare indietro piuttosto che avanti.
    Siamo sicuri che una accelerazione eccessiva della decarbonizzazione che, inevitabilmente purtroppo, sarebbe concentrata in Europa (perchè nelle altre macroaree la sensibilità politica, sociale e culturale è ben lontana) non porterebbe gravi conseguenze sulle nostre imprese energetiche prima e su tutte le produzioni europee poi , con tutte le presumibili conseguenze sociali e politiche? E ciò senza sostanziali miglioramenti ambientali a livello mondiale e con grandi vantaggi geopolitici per soggetti, stati e imperi (e dittature) che francamente non mi auguro?

  4. Paola Meneghello ha detto:

    Concordo, oltre ad un appello altrettanto urgente a disinvestire nelle armi e al disarmo graduale e progressivo.
    Qui invece sta passando il concetto che la libertà possa passare solo attraverso l’uso a tempo indeterminato di armi, e la negoziazione sia roba da poveri illusi idealisti.
    Di quale transizione che abbia a cuore la natura stiamo parlando, di fronte alla distruzione di natura e persone, in Ucraina e non solo?
    Il bene non nascerà mai dal male; la transizione energetica senza la conversione del cuore, che trasformi attraverso il calore umano tutto ciò che trova, rischia di essere solo una transizione da un potere ad un altro, un ripulire la facciata senza cambiarla, uno spostamento di interessi di potere.
    Il Papa infatti mette in guardia dalla guerra e dalle armi e dagli interessi nascosti che in tutte le faccende umane possono insinuarsi. Mai come ora, occorre essere vigili.

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