Fra i libri sfornati quest’anno per la Giornata della memoria spicca la raccolta delle “storie di cattolici che dissero no ad Hitler” sotto il titolo “La lama e la croce” (Libreria Editrice Vaticana) : l’autore, il giornalista e docente Francesco Comina, attivo da anni nel Centro per la Pace di Bolzano, riesce a documentare il fatto che l’obiezione di coscienza alla dittatura hitleriana non fu un fenomeno limitato a isolati casi di martirio, ma conobbe invece una diffusione più capillare di quanto si crede. Andando oltre confine a ricercare (e tradurre) fonti istituzionali e racconti familiari, Comina seleziona e presenta dieci storie a titolo di esempio di molte altre – quante e quali lo dovrà accertare una ricerca storica ancora lenta in ambito europeo – che risultano accomunate da una forte ispirazione evangelica, da una reazione “necessaria” davanti alla sopraffazione ideologica e dagli edificanti messaggi affidati ad amici e parenti prima di finire sotto la ghigliottina.
Una storia tira l’altra: da suor Angela Autsch– dedicatasi come un angelo ai prigionieri di Auschwitz – al parroco chitarrista Heinrich Dalla Rosa, dalle donne riunite nella “Rote Capelle” (L’orchestra rossa) al pioniere sconosciuto del pacifismo europeo Max Josef Metzger…, L’inchiesta dal ritmo giornalistico rende finalmente visibile questo “reticolato di obiezione e di coscienza” intrecciato da singoli credenti e piccole aggregazioni locali: non vi furono solo la Rosa Bianca con gli amici di Sophie Scholl, finalmente nota (anche grazie a film e libri) nelle scuole italiane.
In quegli stessi anni viveva e fu ucciso a Monaco a soli 19 anni Walter Klingenbeck, la cui storia non ancora popolare in Germania (gli hanno dedicato finora una scuola media, una via e una stele) viene raccontata nel libro in pagine intense e commoventi: il giudizio deciso del giovane Walter sulla contraddizione tra il regime nazista e i valori in cui era cresciuto in famiglia; la coerenza pragmatica con cui avviò una rischiosa opera di controinformazione; la creatività con cui oltre ai volantini (lanciati dall’alto con una sorta di artigianale drone ante litteram) pensò di usare il mezzo radiofonico che tanto amava; la serenità con cui affronto l’ingiusto processo a seguito della denuncia di un delatore e poi si preparò alla morte, fedele al suo Dio e alla sua coscienza. Fra i tanti aspetti che ora meritano approfondimento (e magari film come quelli che in Italia hanno fatto conoscere l’altoatesino Mayr-Nusser e l’austriaco Jägerstätter ) c’è la dimensione comunitaria: l’influenza decisiva dell’ambiente parrocchiale sotto la guida del gesuita tedesco padre Rupert Mayer (beatificato nel 1987), la solidarietà del gruppo degli amici (tutti sopravvissuti perché la loro pena fu ridotta a otto anni di carcere) che entrarono a far parte del clandestino “circolo di Klingenbeck”, l’umiltà con cui Walter chiese all’amico del cuore di essere ricordato soltanto con un Padre Nostro prima di andare al patibolo. Un desiderio che è forse uno dei motivi per cui quel martirio non ha avuto tanta eco nel mondo tedesco.
Ma proprio per questo è auspicabile che la diocesi di Monaco possa avviare presto l’annunciata Causa di beatificazione per Walter così che la sua testimonianza ora possa superare i confini e proporsi a tutti i giovani europei (tanto più nella prossima fase preelettorale) come un modello di coetaneo disposto a pagare con la vita la scelta per la libertà degli altri. Un testimone con cui confrontare oggi la nostra responsabilità: sappiamo opporci al male o ne siamo complici? cosa suggerisce la nostra fede davanti al dilagare della guerra e della violenza? riusciamo a coinvolgere o accompagnare altri nelle azioni per il bene comune?
Il libro di Comina indica una ricca bibliografia per proseguire la conoscenza di questi giovani obiettori al nazismo.