Il Sinodo non arriva alle parrocchie (figuriamoci oltre)

A parte alcune meritorie iniziative locali, ‘il cammino sinodale’ stenta a giungere nel quotidiano delle comunità cristiane italiane: bisogna pensare altro, per non perdere l’occasione.
27 Novembre 2021

In queste settimane si moltiplicano gli interventi di vescovi, teologi, laici sul tema del Sinodo che deve arrivare nelle ‘periferie’, che deve farsi ‘cammino condiviso’. Così, ad esempio, recita il comunicato finale dell’ultimo consiglio permanente della CEI: «È emersa con forza l’esigenza di abbandonare ogni autoreferenzialità, favorendo il coinvolgimento dei laici e l’ascolto attento di tutti battezzati, specialmente di coloro che non frequentano o hanno sopito il fuoco del Battesimo». Gli esempi a riguardo sono davvero molti. Rimane però forte una preoccupazione, e cioè che ‘sinodalità’ sia diventata ormai una parola d’ordine che non scalfisce, se non superficialmente, la prassi della vita ecclesia ordinaria, anche quando essa si sia orientata verso il Sinodo (italiano e universale).

È un pensiero che ho da tempo, e su cui sono ritornato in seguito ad alcuni episodi. Il primo: pochi giorni fa, a cena con due trentenni fortemente impegnati in un movimento ecclesiale, di cui seguono le varie proposte, mi chiedono: «Ma questo Sinodo di cui leggiamo in Internet, cosa sarebbe? Ci dici qualcosa?». Ora, si trattava di una ‘minoranza’ rispetto alla società giovanile attuale, una minoranza peraltro competente, formata, integrata nelle attività ecclesiali. Eppure la notizia del Sinodo era arrivata a loro, molto vagamente, solo attraverso la rete.

Secondo episodio, un paio di giorni dopo: a pranzo con due sessantenni, che frequentano regolarmente la Messa domenicale, esce un discorso ecclesiale riguardo all’organizzazione della vita delle parrocchie in relazione al calo di vocazioni sacerdotali. Ebbene, nulla sapevano del Sinodo. Anche in questo caso una coppia-minoranza rispetto alla società, sicuramente analoga a tanti che frequentano ancora le parrocchie, non aveva ancora toccato, nemmeno alla lontana, la questione sinodale.

Terzo episodio: una Messa domenicale in zona milanese, nel giorno in cui anche nella diocesi ambrosiana (che festeggiava la dedicazione della Chiesa cattedrale) prendeva avvio il cammino sinodale. Al termine di una ‘normale’ celebrazione, un lettore legge ad alta voce la Preghiera del Sinodo. E la cosa finisce lì: senza spiegazione, senza informazione, senza che si comunicasse un ‘cammino sinodale’ in avvio nella chiesa particolare.

Quarto episodio: un’amica che partecipa al consiglio pastorale della sua comunità pastorale in Lombardia mi dice che non si è ancora parlato del Sinodo nei due incontri avvenuti a settembre e ottobre. Nessun cenno, se non un generico ‘lavorare insieme’ pronunciato dal parroco.

Credo che potrebbero essere fatti numerosi altri esempi su come il cammino sinodale fatichi molto ad arrivare alle parrocchie, non riesca a giungere al ‘fedele medio’, non sia all’ordine del giorno quotidiano.  I motivi sono forse sempre gli stessi: disinteresse o paura del clero, scarsa partecipazione dei laici, difficoltà a gestire l’ordinario, bassa formazione culturale, limitata coscienza ecclesiale, dirigismo a vari livelli, confusione organizzativa. Indubbiamente ci sono cammini avviati; ma possiamo affermare, navigando in rete, osservando e leggendo le comunicazioni dal basso, che tali iniziative sono la minoranza?

Non possiamo non porci il problema: se non riusciamo a interessare, informare e coinvolgere i fedeli che frequentano le comunità cristiane, quando mai riusciremo a metterci in loro ascolto? E ancora (e soprattutto): come e quando riusciremo a porci in ascolto di chi non frequenta gli ambienti ecclesiali e che il Papa, giustamente, indica pure come evangelizzatori? Domande che dovrebbero togliere il sonno, tra uno slogan e l’altro, a quanti stanno guidando la macchina ecclesiale. Domande che dovrebbero inquietare, smuovere, far mordere la coscienza. Domande che dovrebbero soffocare sul nascere sterili polemiche di alcuni vescovi indispettiti dal ‘magistero dei blog’, per mettersi invece a ragionare con chi già sta sulla frontiera su come e quando muovere cammini sinodali in ogni comunità.
Perché, davvero, il rischio che il Sinodo sia l’ennesima occasione persa e ridotta a ‘parole d’ordine’ è altissimo. E non possiamo permetterci di ‘perdere’, ancora una volta, il kairos.

13 risposte a “Il Sinodo non arriva alle parrocchie (figuriamoci oltre)”

  1. Michele Carraro ha detto:

    Sono un facilitatore, parto dicendo che è stato difficile trovare delle persone per fare i gruppi. E le persone che si sono proposte sono sempre quelle che gravitano nell’ambiente chiesa( catechisti, accompagnatori, cantori…). Ho provato a cercare persone esterne ma è stata un impresa ardua. Fatti gli incontri mi trovo a dover rispondere a delle domande che non permettono di spiegare ma il profilo è tracciato, segnato, guidato… Il cambiamento si fa proprio lasciando la libertà di scrivere, non limitando. Un occasione persa purtroppo

  2. BUTTIGLIONE PIETRO ha detto:

    Bravo don Pietro!
    Sai, mi piace ripetere che l’unica volta che il buon Gesù scrisse qualcosa….
    ….lo fece sulla sabbia!
    O anche che la Parola non fa Teologia, né sociologia, né psicologia!!
    Ti/vi abbraccio
    pietro laico

  3. Lorenzo Tramaglino ha detto:

    Sono un facilitatore (per intenderci!) che fa parte di un CPD; abbiamo fatto diversi incontri sulla sinodalità nei quali il Vescovo ha richiamato tutti (presbiteri e laici) a seguire uno stile sinodale. In parrocchia stiamo facendo incontri sulla sinodalità. Ebbene, alcuni giorni or sono il nostro parroco ha organizzato con altri parroci “confinanti” una serie di incontri con nomi altisonanti per tutte le sere della settimana che porta al Natale senza condividere nulla di tuuto ciò con chi si affanna ad organizzare catechismi, incontri, recite dei bambini (tenendo presente la pausa forzata del covid): alla faccia della sinodalità …..

  4. Francesca Vittoria vicentini ha detto:

    Probabilment anche la Chiesa Magister appare in affanno, quasi a un crocevia di percorsi da intraprendere, ma preoccupata di essere troppo piccola a dialogare con un mondo di popoli tutti distratti da problemi altri, del pane quotidiano, dove fare appello a uno spirito cristiano sembra impresa titanica anche solo a essere ascoltati.Quale linguaggio usare? La folla parla oggi molte lingue, più di quelle esistenti nel passato, tutti gridano per uperarsi a vicenda, anche si profila un Vangelo nuovo quello di annullare tutte le differenze storiche suggerendo un”Buone Feste” (senza specificare quali) anziché Buon Natale. Stando così le cose non resta che intraprendere un sinodo personale, avendo in tasca solo il Vangelo, da consultare, essere con Lui in sintonia. Saremmo folla silente ma esistente avendo timore e fiducia in Colui che è stato e verrà, restare fermi in questo proposito è già un aver intrapreso la via giusta,essere Chiesa di Dio. Un fare Sinodo.

  5. Pietro Bianchi ha detto:

    Sono un presbitero italiano. Per il mio impegno sociale potrei essere etichettato come un progressista, o meglio come un prete alla Papa Francesco. Tuttavia non ho parlato in parrocchia assolutamente del sinodo. Ho già visto come i meccanismi culturali della mia diocesi provino a non ascoltare, a pastorizzare qualsiasi voce che invece andrebbe ascoltata. Sinceramente la mia è una parrocchia molto sinodale. Gli adulti hanno un vero ruolo decisionale. Ma è inutile perdere tempo in qualcosa come questo percorso che darà alla fine un documento che a sua volta genererà conferenze e presentazioni … e finirà nel vuoto.

  6. François De La Salle ha detto:

    Trovo molto interessanti le reazioni dei lettori. Grazie. È proprio questa inerzia, la tentazione di tornare indietro per molti, che papa Francesco vuole scuotere per rendere più completa e solida l’applicazione del Concilio Vaticano II e il suo stesso aggiornamento. Saggiamente egli ha dato più tempo per la consultazione di tutti. Il seme di senape è il più piccolo tra i semi dell’orto, ma poi cresce. De Lubac, credo, diceva che la realtà concreta della Chiesa, delle comunità cristiane locali, apparirà sempre povera e deludente al mondo pagano. Eppure …
    Per scusare un po’ i nostri livelli parrocchiali, dipendiamo da livelli superiori e aspettiamo le indicazioni del coordinatore diocesano, sapendo che c’è tempo. In riunione di decanato mi ha sorpreso comunque l’ignoranza di alcuni preti sul Sinodo e sulle indicazioni date dal Papa: chi dobbiamo interrogare? Che cos’è, un’inchiesta demoscopica?

  7. Francesca Vit vicentini ha detto:

    Alla domanda segue rispondere:”perché un Sinodo?. Quale è lo scopo che si prefigge se non parlare di Colui che sta per venire? Le Domeniche di Avvento, le lucerne che di volta in volta si accendono, un tema lo propongono sono “occasione” propizia a rinverdire conoscenza, suggerire Interventi a far luce su questo cammino nuovo.. Di sconvolgimenti, quelli che leggiamo, la Terra ne è piena, la realtà ci tocca per ammissione della scienza che li certifica con dati riconoscibili. Sarà sempre stato così, ma intanto noi oggi li viviamo male. Alle luci dell’Avvento, il mondo sembra non credere, non sa da che parte dare inizio a una inversione o conversione dello spirito umano..il Credere in Colui che è vivente, che è nel presente,è stato passato e sara nel futuro.

  8. BUTTIGLIONE PIETRO ha detto:

    Leggendo Giulia vedevo le donne della mia attuale parrocchia, le genuflessioni a 135° alla Comunione, il tutto Madonna FIRST, le gelosie, la difesa dei propri ruoli e modi da ogni aggressione esterna, vedevo come è addirittura repulsivo allontanante l’insegnamento religioso siia catechistico che scolastico.. e mi veniva in mente la teoria ( del Ricardo?) Monet a cattiva scaccia la buona, supportato anche dalle esperienze di brave Persone in Politica, regolarmente espulse..
    Da dove?
    E se guardo DENTRO… Vedo la Chiesa di Francia, leggo del Vescovo di Pariis che lascia x la DONNA.. quando capiremo??
    Che fare?
    Enucleare “isole” e puntare su di esse.. Che siano Noi siamo Chiesa o altri basta che siano, sto piiangendo nello scriverlo..
    C R I S T I A N I .

  9. Giulia De Lellis ha detto:

    Aggiungo anch’io qualcosa.
    Nella mia parrocchia come facilitatore si è proposta ( accettata subito dal nuovo parroco) una signora che dopo aver distrutto il gruppo catechiste con le sue polemiche e scenate è scomparsa dalla parrocchia per ricomparire dopo anni con l’arrivo di un nuovo ( ingenuo) parroco.
    Come dire, uscita dalla finestra e rientrata dalla porta principale .

  10. Roberto Beretta ha detto:

    Sono d’accordo con Luca. Se il Sinodo resta un ennesimo adempimento più o meno teorico, difficile che smuova davvero quella base da cui dovrebbe partire. D’altra parte, se andasse sul serio alla radice del fare Chiesa attuale, sarebbe un sommovimento epocale che la macchina elefantiaca della Cei non ha né voglia né capacità di smuovere. Toccherebbe a noi laici; ma non siamo più nei tempi (caotici e tuttavia fiduciosi nel cambiamento) del Sessantotto e del post-Concilio…

  11. Gian Piero Del Bono ha detto:

    Anche questo “disinteresse” e”una risposta , un feed back che i vescovi dovrebbero ascoltare : se i fedeli rispondono con tiepidezza, indifferenza o totale ignoranza ad una proposta fatta così solennemente ,questo non vuol forse dire qualcosa? Magari un senso di noia, un deja’ vu, una pregiudizio che si trattera’ del solito bla-bla-bla. Come con la politica e i consessi Internazionali sul clima ecc, molta gente e’ ormai disinteressata, annoiata, ci vorrebbe ben altro per attirarla.

  12. Luca Crippa ha detto:

    Ho anch’io una piccola serie di esperienze simili: se ne facessimo un piccolo “catalogo” raccolto tra 10, 15, 30 testimoni sparsi sul territorio italiano (e tutti a diverso titolo in contatto col mondo ecclesiale) forse scopriremmo che i dubbi dell’autore sono fondati eccome.
    Ho una soluzione: non è che manchi la partecipazione e la passione… perché nessuno osa sollevare una, due, tre domande “vere” per la discussione?

    • Sergio Di Benedetto ha detto:

      Caro Luca, credo tu abbia ragione. Aggiungo che, preliminarmente, moltissimi nemmeno sanno quali questioni siano da dibattere per il nucleo della fede nel XXI secolo. La fatica ad abitare questo mondo…

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