Il manifesto programmatico di Zuppi – 1

Lo spessore, i temi e il respiro delle parole del cardinale ne fanno quasi un manifesto programmatico della sua presidenza
5 Settembre 2022

In questi giorni è uscita su “L’Osservatore Romano” una lunga intervista del direttore, Andrea Mond,a e del giornalista Roberto Cetera, al neo presidente CEI, Card. Matteo Zuppi. Lo spessore, i temi e il respiro delle parole del cardinale ne fanno quasi un manifesto programmatico della sua presidenza. Perciò vale la pena leggerlo, e provare a entrarci un po’ più dentro, per capire quale sia la direzione di marcia che Zuppi vorrebbe offrire alla Chiesa italiana.

Intanto si possono individuare nell’intervista due grandi tematiche che fanno da sfondo integratore: la riflessione sulla condizione ecclesiale e quella sul rapporto chiesa – mondo. Forse non a caso, i due temi titolari di due dei quattro documenti fondamentali del Vaticano II: Lumen Gentuim e Gaudium et Spes. La prima cosa che mi ha colpito è che Zuppi ne parla non in modo distinto, sistematico e ordinato, ma li mischia lungo tutto l’intervista. E a ben guardare sembra che il centro di attenzione, il tema cardine, sia il secondo e non il primo: la “postura” con cui la Chiesa si pone verso il mondo, manifesta e realizza anche il modo con cui la Chiesa vive sé stessa.

Lo si vede in modo chiaro quando, chiedendosi perché il mondo percepisca in modo giudicante la Chiesa, Zuppi risponde: “Intanto perché, diciamolo, troppo spesso abbiamo un’ossessione a giudicare, perché sentiamo che se non lo facessimo non adempiremmo al nostro ruolo. C’è dentro di noi uno zelo che ci porta a difendere la trincea della verità. Pensiamo che questo sia il nostro essenziale compito e che questo significhi seguire il Vangelo. Ma non è così. Perché certo il Vangelo è la verità ma è ben diverso dall’atteggiamento farisaico, il quale comunica la Legge, mentre a noi il Vangelo chiede di comunicare l’Amore. Dirti la legge è condannarti. Non possiamo usare il Vangelo come una clava. La misericordia, l’ascolto non giudicante, l’attenzione pastorale non sono cedevolezze”.

Questo modo di legare i due temi, permette di rispondere alla domanda cruciale sulla crisi della Chiesa, in particolare di quella Italiana: perché? Quale è la causa? La risposta di Zuppi sembra chiara: “Sono molto d’accordo sulla necessità di non continuare ad agitare la secolarizzazione come causa di tutti i nostri mali. Non è un giorno che viviamo ormai in un ambiente secolarizzato.” Ma poi, sulla domanda, sempre sulla crisi ecclesiale, circa la forbice tra nord e sud Italia, dice: “La forza della secolarizzazione della società italiana mi sembra pervasiva in ogni dove”, che sembra andare in direzione opposta.

Resta comunque molto rilevante che il presidente della CEI abbia il coraggio di collegare la crisi della chiesa italiana non tanto alle condizioni esterne del mondo, ma alla nostra mancata capacità di “camminare” nel mondo, a fronte del cambiamento epocale che è intervenuto in esso da 30 – 40 anni a questa parte. E ciò avrebbe portato, di rimbalzo, una incapacità di vivere efficacemente la fede, rendendola asfittica, con tutte le conseguenze di crisi che ciò comporta.

Insomma la Chiesa non ha perso Cristo, secondo Zuppi, ma ha perso il mondo e in esso rischia di perdere Cristo. Perché la Chiesa esiste proprio per relazionarsi col mondo: “La missione non è un evento dimostrativo per poi accontentarci di rintanarci nelle trincee di sempre. È costitutiva dell’essere discepoli di Gesù.” Una Chiesa che non riesca a trovare un modo di comunicare e relazionarsi col mondo è una Chiesa che ha perso il senso della sua esistenza e per questo rischia di perdere Cristo.

Di qui la necessità di un cambiamento di rotta, di cui Zuppi vede già gli inizi possibili nel sinodo in atto. “Penso che il Sinodo sia una straordinaria opportunità affinché la Chiesa recuperi una forte passione, come Papa Francesco, a parlare a tutti”. E il cardinale non si nasconde che, per il momento, questo inizio è ancora molto piccolo e costellato di difficoltà. I laici ancora troppo passivi e deleganti, i preti ancora con la paura di perdere prerogative.

Ma almeno sembra non ci siano dubbi sul fatto che abbiamo cominciato ad ascoltare, accorgendoci che “ascoltare non significa fare rilevazioni sociologiche a campione, ma esercitare l’empatia che è generata dalla vera passione per l’altro”. Zuppi riconosce che ci sono settori ecclesiali che resistono a questo cambiamento e non credono alla necessità di ascoltare, ma altre in cui un primo frutto di questo ascolto già si vede: la percezione che si diffonde sempre più nella chiesa, che il mondo sia davvero cambiato profondamente, ben al di là di quanto si potesse immaginare. E forse l’esperienza della pandemia e delle crisi mondiali attuali ce lo sta certificando giorno dopo giorno.

Corretta allora la scelta di prolungare il periodo di ascolto sinodale di un altro anno, nella speranza che tale consapevolezza raggiunga il livello di massa critica e, dal basso, comincino a sorgere prospettive di cambiamento. Per Zuppi, il primo e più rilevante sembra essere un cambio di antropologia, che la concettualizzazione della fede cristiana deve attuare: “Questa è una questione importantissima che dobbiamo urgentemente affrontare. Senza rimpianti per il passato e senza fughe in avanti. Dobbiamo con coraggio ricomprendere l’antropologia, i cambiamenti già intervenuti e quelli che con rapidità vanno prospettandosi”. Riprenderò questo in un secondo post.

7 risposte a “Il manifesto programmatico di Zuppi – 1”

  1. Francesca Vittoria vicentini ha detto:

    Il mondo cambia a velocità vertiginosa…..Vero, si riscontra quanto questo ha influito sulla serenità del vivere la quotidiana routine, nei rapporti nel campo di lavoro, a tutti i livelli, persone stressate che sono costrette a rivolgersi allo psicanalista per un aiuto, qui potrebbe esservi uno chance anche per una chiesa a essere aiuto spirituale non meno necessario., qui avviene un incontro utile a padroneggiare lo stress. Arrivismo, posti contesi, meriti superati da preferenze, e via andando, c’è scontentezza, non amicizia, invidie che amareggiano il quotidiano routine di lavoro. Così, in altri ambiti pure importanti nella società, come Scuola, Istruzione, fatica a dare quella accoglienza a tutti negli Ospedali, dove si combatte per salvare e o migliorare la vita a esseri umani. Chiesa dunque presente entro e non a chiamata se vuole essere “sinodo” efficace oggi.conta chi ti sta davanti, ridargli sorriso e speranza

  2. Francesca Vittoria vicentini ha detto:

    Gesù uomo ma anche Dio, leggeva mente e cuore dichi o coloro con cui si intratteneva, esperienza quindi da uomo,ma dotato di potere divino. Un fatto di ogg: compare in TV il funerale di un ragazzo di soli 13 anni, che si è suicidato perché incapace di sopportare il comp.to malevolo di compagni. Ancora volo di palloncini,battimani,di vicinanza al dolore, ma puo bastare senza vi sia un seguito meditando il fatto che si verificano troppi di questi casi, di giovani che muoiono per tante cause parte non solo di psicologi ma alla coscienza di cittadini! Quale metodo educativo, al di fuori di quello religioso segue la Scuola per rendere lo spirito dello studente tanto forte da aiutarlo a far fronte di questi primi intralci della vita?la cattiveria esiste, alligna già in età scolare. Forse l’istituzione dovrebbe farsene carico come la famiglia, visto quanta dispersione scolastica si denuncia e le conseguenze che si ripercuotono a danno della società presente futura!!.

  3. Francesca Vittoria vicentini ha detto:

    Chiesa che sappia ascoltare per relaz.con l’altro.Il mondo percepisce una Ch.ossessionata dal giudicare, a difesa della Verità. Anche qui riportate le parole di Papa Luciani a proposito della missione del prete:”Leggere la Bibbia,bisogna crederlo, non basta, predicarlo, non basta, bisogna che Il Prete lo faccia per prima, la Parola va chiarificata, esaltata scorra attraverso tutto il mondo.”” Mi pare che su questa falsa riga anche il Sig.card.Zuppi voglia incamminarsi, sia la strada alla sequela di Gesù il quale lo avvantaggiava il suo leggere i pensieri del cuore di chi gli stava davanti. E’ il Prete che ha questo dovere (disfarsi, in dialetto veneto significa dare tutto di se stessi) per l’altro. anche a contattare un nemico fare lo stesso, al di là di ogni controversia,perché solo così si fa spazio alla Parola vera.Questa è l’arma bianca, che diventi pane . L’importanza della Parola va chiarificata!…X essere recepita! Vissuta X scoprirla ..Verità.
    .

  4. Benacus Giovanni ha detto:

    La chiesa dovrebbe, la chiesa dovrebbe la chiesa dovrebbe, gli uomini e le donne credenti aprono leggono e vivono il Vangelo non rincorrono nessuno cercano di amare come Lui ci ama

  5. Pietro Buttiglione ha detto:

    Leggendo :
    “Croce sta ferma mentre la Terra gira.
    Lasciare che la Terra giri come una trottola e rimanere il punto fermo ”

    Mi risuona una Parola recente..
    Chi…. Prenda la sua Croce e mi …
    EsattaMente il contrario.

  6. Gian Piero Del Bono ha detto:

    Il mondo cambia a velocita’ vertiginosa, la Chiesa non c’è la fa a stargli dietro e sembra sempre nella posizione di chi “rincorre” le novita’ e ci arriva quando ormai sono gia’ state superate. Per andare alla stessa velocita’ del mondo la Chiesa dovrebbe diventare una struttura totalmente “del” mondo. Ma Gesu’ ha detto siete “nel” mondo ma non “del mondo”. La Chiesa oggi e’ a un bivio : o rinuncia a essere lievito amalgamandosi completamente al mondo ,oppure deve smetterla di rincorrere in affanno i cambiamenti continui del fluire effimero del mondo.

    • Gian Piero Del Bono ha detto:

      La Chiesa dovrebbe fare proprio il motto dei certosisi Stat crux dum volvitur orbis, la Croce sta ferma mentre la Terra gira.
      Lasciare che la Terra giri come una trottola e rimanere il punto fermo .

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