Grazie Cristina!

E' di questi giorni la notizia della scelta di Cristina Scuccia - Suor Cristina di The Voice - di lasciare l'abito e iniziare una nuova vita. In questa lettera un grazie per il valore della sua testimonianza.
23 Novembre 2022

Carissima Cristina,
in questi giorni è una corsa a commentare la tua scelta di lasciare l’abito e intraprendere una nuova vita. Sui social spopolano meme, commenti, foto di te prima e dopo… Chi dà voce alle più scontare ironie, chi, tra i cattolici soprattutto – tristezza… – non si fa scappare l’occasione di ricordare che “io l’avevo detto che una così in monastero aveva vita breve”.

In queste poche righe io vorrei solo dirti GRAZIE!

Grazie per la testimonianza che sei per me, e credo per tanti altri, che hanno forse il difetto di essere troppo poco rumorosi sui social.

Ti ho seguita con curiosità sin dai tempi di The Voice. Mi aveva colpito la scelta di metterti in gioco. Col tuo sorriso. Con quella voce pazzesca.

Col desiderio vivo, pulsante, così evidente di condividere la bellezza di una vita con Gesù. Senza prediche, senza tante parole, solo condividendo la bellezza.

Siete state coraggiose tu e le consorelle che ti hanno accompagnato e sostenuto in questa sfida. Papa Francesco sogna una Chiesa in uscita, voi l’avete preso in parola e avete provato a fare un passo fuori. Giusto, sbagliato, opportuno, non opportuno… Non importa! Ci avete provato e, dentro una Chiesa per lo più inerte, la cui massima occupazione è ripetere come un disco rotto quello che si è sempre fatto uguale, la vostra rimane, per me, una testimonianza enorme.

La notizia della tua nuova vita consegna, dal mio punto di vista, qualcosa di ancora più prezioso: la testimonianza di una donna, di una suora, che prende in mano sul serio, con coraggio, la propria fragilità e la propria vocazione.

La fragilità anzitutto: perché troppo spesso abbiamo nei confronti delle persone consacrate un’immagine distorta, idealizzata. Li consideriamo alla stregua di super-uomini e super-donne, esenti  da momenti di crisi e smarrimento, e pretendiamo da loro che si comportino come tali. Se un prete o una suora mostrano segni di fragilità umana, subito li additiamo come inadeguati, non all’altezza del ruolo. Il problema è che le stesse persone consacrate, di riflesso, corrono il rischio di pensarsi in questo modo, aderendo a questo ideale non umano; considerando ogni fragilità una colpa, qualcosa che non dovrebbe riguardarli, perché non degna di loro e di ciò che rappresentano.

Diventa così davvero complesso che le fatiche del cammino, soprattutto quando riguardano la sfera personale, trovino spazi di condivisione e accoglienza. Per questo è preziosa la tua testimonianza, Cristina, perché ci consegna l’immagine di una donna consacrata che non ha avuto paura di riconoscere le proprie fatiche e chiedere aiuto. Fidandosi e affidandosi.

E poi la vocazione. Mi colpisce come hai accettato di mettere in discussione una vita che procedeva su binari sicuri, un’identità che ti eri costruita e sulla quale avevi fondato le tue certezze. Ti sei messa in ascolto di te e di ciò che la vita ti consegnava, e quando hai capito che quell’ abito ti stava stretto, che lì dov’eri la tua vita non fioriva, hai accettato la sfida di rimescolare le carte. Una sfida per niente scontata. Perché – ci sono passato anch’io – dopo tanti anni dentro un progetto di vita è molto più facile tirare dritto, ignorare le difficoltà, lasciarsi irretire dai condizionamenti fortissimi che le aspettative degli altri su di te rappresentano e scegliere di rinunciare alla tua felicità pur di non deludere, pur di evitare il trauma di dover ricostruire tutto da zero. E da sola.

Anche vivere tutto questo sul piano della fede non è per niente scontato. Perché, nonostante Gesù ci abbia consegnato l’immagine di un Dio che è Padre e amore infinito, nella nostra mente riaffiora in continuazione la tentazione di credere ad un’altra immagine: il dio che chiede rinunce e sacrifici. Il dio che ci preferirebbe tristi ma coerenti con il nostro stato di vita piuttosto che felici facendo scelte diverse. Ci assalgono mille scrupoli all’idea di scegliere per la nostra felicità, quasi che questa sia in contrasto con quello che Dio vuole da noi. Mentre è l’esatto opposto. Ciò che Dio desidera per noi è una vita piena e la vocazione non è altro che la chiamata a questa pienezza. E se lì dove si è non si vivono quella gioia, quella libertà, quella pace, segni di una vocazione autentica, significa che Dio chiama a qualcosa di più.

Per tutto questo, Cristina, ti rinnovo il mio grazie. Per la tua testimonianza di donna che prende sul serio la vita e la fede, capace di scelte coraggiose, di slanci in avanti, ma anche di tornare sui tuoi passi. Una donna libera, che non si lascia incasellare in schemi precostituiti, ma guarda oltre, guarda avanti. Ti abbraccio e ti auguro di continuare ad avere fiducia nella promessa che Dio non smette di rivolgere alla tua vita. Di trovare la tua strada e realizzare quel capolavoro che Dio ha sognato per te.

 

 

 

 

 

Foto dai social.

5 risposte a “Grazie Cristina!”

  1. Stefania Falsini ha detto:

    Tanto mi si è allargato il cuore nel leggere questo articolo (grazie Gabriele per averlo scritto) quanto mi si è gelato il sangue a leggere certi commenti giudicanti, rigidi, bigotti. Quanto vorrei conoscere a fondo l’esistenza di chi li scrive…tutti integerrimi sicuramente, sempre coerenti e giusti. Pare vero…ma de che???

  2. Grazia Paganuzzi ha detto:

    Posso solo accettare ed accogliere la scelta di cambiamento di Cristina, quella di un essere umano che, non avendo più completa soddisfazione ma il senso di inadeguatezza e disagio che si prova quando non ci sente sulla strada giusta, ha avuto il coraggio di cambiare…E’ importante saper prendere la decisione di cambiare, sia che si tratti di una vocazione religiosa, sua che si tratti di un rapporto umano sbagliato, più tardi si fa più si procura sofferenza a sé ed agli altri…. Tantissimi auguri

  3. Claudio Menghini ha detto:

    Tanti bei discorsi di giustificazione mi sembra allontanino dal cuore del problema: questa donna aveva promesso di amare Dio in un modo impegnativo e non ha mantenuto la promessa. Lascio al giudice delle anime il giudicare se la promessa era sincera e consapevole, le circostanze eccetera.

    Per chi cade si può avere compassione e misericordia, ma non ammirazione né emulazione.

  4. Gian Piero Del Bono ha detto:

    Grazie non solo a Cristina ma a tutti quelli che hanno dimostrato e dimostrano ogni giorno al mondo che la promessa che hanno fatto, il ruolo che gli e’ stato affidato lo possono cambiare come gli gira : le suore che si mettono a fare le cantanti pop,i preti che buttano la tonaca e diventano agitatori politici, i cardinali che si mettono a fare gli uomini d’ affari,i vescovi che chiedono il prepensionamento per sposarsi alle Bahamas.
    Grazie di cuore da parte di colui che ha cominciato la serie ,il loro luminoso esempio: era un Angelo anzi il.piu’ luminoso degli angeli e ha dato un calcio al Paradiso per cambiare e seguire il suo “io” ,precipitando in un altro luogo . Chissa’se ora e’ piu’ felice.

  5. Francesca Vittoria vicentini ha detto:

    Ma non si vede la stranezza in questa scelta, né la presenza di sacrificio in quanto il cambiare strada nel corso della vita è abbastanza comune. Non sta fuggendo come un immigrato da una situazione di sofferenza, forzata , addirittura sofferta. Capita che si aprano nuove vie che non erano supposte e se a questa donna è capitato di scoprirsi un talento che apre al successo, ancora nel tempo di oggi dove emergere diventa obiettivo sognato. Non si comprende perché la suora che era oggi il talento l’ ha fatta desiderare di darsi più pienamente a questo diventi esempio ! E’ capitato a un uomo, che la strada è stata la unica scuola con la povertà, per questo finito in carcere, proprio li abbia scoperto di essere un attore, innamorato lettore di un celebre nome della letteratura. Il talento gli ha cambiato la vita tanto da essere stato scritto un libro, diventato esempio per ragazzi a confidare nella vita buona, a saper discernere ciò che apre alla vera vita.

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