Abusi. Per la tutela dei minori serve più collaborazione e più comunicazione

Un paio di note a margine del Primo report sulla Rete territoriale per la Tutela dei minori e delle persone vulnerabili
19 Novembre 2022

Da quando giovedì scorso è stato presentato il “Primo report sulla rete territoriale per la tutela dei minori e delle persone vulnerabili” (qui il testo completo), si sono giustamente moltiplicati gli articoli e le prese di posizione, spesso anche molto critiche: a volte fondatamente, altre volte pregiudizialmente.

Da persona che ormai non crede più nelle rivoluzioni, ma lavora per il cambiamento, vorrei solo aggiungere un paio di note a margine, partendo da un presupposto che a volte nel dibattito di questi giorni è stato dimenticato: questo non è un dossier sugli abusi avvenuti in ambito ecclesiale italiano, è invece un report sui Centri di Ascolto e sui Servizi per la Tutela dei Minori costituiti nelle diocesi: i primi deputati principalmente alla raccolta delle segnalazioni e denunce e all’accoglienza delle persone abusate e delle loro famiglie, i secondi finalizzati piuttosto alla prevenzione, attraverso attività di sensibilizzazione e formazione. Entrambe realtà giovani, visto che sono stati costituti a seguito della pubblicazione delle Linee guida per la tutela dei minori, approvate dalla CEI nel maggio del 2019.

Allo stato attuale delle cose, tutte le diocesi hanno un referente, tutte hanno un Servizio per la tutela dei minori e il 70% ha un Centro di Ascolto, nei tre quarti dei casi guidati da donne. Nei due anni analizzati dal report (2020 e 2021), ai 90 centri di ascolto sono arrivate 89 segnalazioni di abusi (quasi la metà dei quali riferite ad episodi precedenti). Inoltre le attività formative dei Servizi si sono ampliate arrivando a coinvolgere più di 12.200 persone nel 21 (l’anno precedente ne avevano coinvolte 7.700).

Insomma, qualcosa si muove: si può sperare che il percorso sia iniziato e che davvero sia arrivata l’ora in cui i panni sporchi non si lavano più in famiglia, come ha detto Mons. Lorenzo Ghizzoni, responsabile del Servizio nazionale della Cei per la Tutela dei minori e delle persone vulnerabili.

Arriviamo quindi alle due note a margine.

La prima riguarda un elemento di debolezza segnalato nello stesso report: la scarsa collaborazione con enti e istituzioni non ecclesiastici. Solo il 12% dei Servizi per la Tutela dei Minori, infatti, ha avviato iniziative e/o collaborazioni, con diverse realtà. Ma se il problema degli abusi è pesante per la Chiesa, non è certo leggero per tutto ciò che sta fuori di essa: dalla famiglia alle associazioni sportive, alla scuola… Purtroppo i luoghi in cui si verificano abusi sono davvero tanti. E allora collaborare con le amministrazioni pubbliche locali, le istituzioni scolastiche, gli ordini professionali, le associazioni di volontariato, le forze dell’ordine, i tribunali… Tutto questo è importante per rendere più efficace la prevenzione e la lotta agli abusi, ovunque essi accadano. Dunque, secondo il report, sono un punto di debolezza le «scarse relazioni tra Servizi ed enti non ecclesiastici», proprio perché è necessario «rafforzare tali legami nella costruzione di un sistema integrato di tutela dei minori contro gli abusi di ogni tipo, anche attraverso il miglioramento dei flussi comunicativi».

E questo ci riporta alla seconda nota, quella che riguarda la comunicazione. La comunicazione su questo tema, infatti, è importante per tanti motivi: perché fa conoscere ai cittadini cosa sta facendo ogni chiesa locale e dunque fa sapere loro dove e a chi possono rivolgersi; perché aggiornare su quello che succede è questione di trasparenza; perché comunicando si sensibilizza al problema degli abusi; perché infine è anche comunicando che si costruiscono le collaborazioni di cui sopra.

Ma su questo punto si incrociano due problemi. Da una parte c’è una forte delusione per come i media locali trattano il problema. Il report non entra nel merito, ma si può ipotizzare che i toni scandalistici, che spesso l’informazione locale adotta, non incoraggino a intervenire su questi temi. Dall’altra parte, i Servizi sembrano comunicare poco anche all’interno del loro obiettivo di sensibilizzazione. «Tra le attività di comunicazione svolte al fine di sensibilizzare e formare tutti i cittadini sul tema degli abusi sui minori e le persone vulnerabili», si legge nel report, «prevalgono gli articoli sul settimanale o periodico diocesano (59,1% dei casi) e le interviste sui media diocesani (27,9%)…». Insomma, per sensibilizzare si usano i propri strumenti di comunicazione, che però riescono ad arrivare ad un pubblico limitato.

In attesa che vengano esaminati i 613 fascicoli contenenti denunce di abusi sessuali nella Chiesa, che negli ultimi vent’anni sono stati inviati dalle diocesi italiane alla Congregazione per la Dottrina della Fede (ora Dicastero per la Dottrina della Fede), la lotta agli abusi passa anche attraverso queste due strade: la collaborazione con enti e istituzioni laiche, per ottenere maggiori risultati in tutti gli ambiti in cui gli abusi avvengono, e una maggiore capacità di comunicazione, con tutti i rischi che essa comporta.

2 risposte a “Abusi. Per la tutela dei minori serve più collaborazione e più comunicazione”

  1. Francesca Vittoria vicentini ha detto:

    Certo che sarebbe Importante dare vita a una più nuova efficiente collaborazione tra enti ecclesiastici.con strutture pubbliche, un dialogo stretto tra strutture le quali hanno a cuore la difesa dei bambini, delle famiglie povere, e anche di giovani che non sanno riconoscere il pericolo vicino. Unire le forze offrendo reciprocità di mezzi per un obiettivo comune, assicurare promettente futuro a una società in divenire. Considerato il modo di vivere di oggi, dove il tempo dedicato alla persona sembra ridursi per tanti motivi anche nella famiglia, forse offrire più “care” ad ogni singola personalità di scolaro/studente, fargli scoprire le sue proprie originali peculiarità, ad acquisire quella sicurezza che in molti sembra carente e per questo il nascere gruppi che sono forti , indistinti nel compiere azioni come da cronaca. Tutto ciò che può evolversi in benecomune e anche cristiano, “lampada posta sopra il moggio”

  2. Pietro Buttiglione ha detto:

    Il fatto che esiste un profondo DELTA tra preti e realtà sociale porta agli scollamenti segnalati da Paola.
    Se la CC fosse più aperta ai laici….😭🤣😂😅
    Il mio nuovo Vescovo Mario Vaccari sta procedendo a formare vari uffici per il collegamento col sociale: scuola, famiglia, ecc
    Chi mette a capo??
    Laici

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