XX domenica del tempo ordinario: Mt 15,21-28
CRISTO E LA DONNA CANANEA (Pieter Lastman, 1617, Amsterdam, Rijksmuseum)
Oltre che straniera, questa cananea (o siro-fenicia) è senza nome. E, come altre innominate (ad es. l’emorroissa e la peccatrice in casa del fariseo), è una delle donne più toste dei Vangeli. Perché, senza essere una che fa di testa propria, è però una che usa la testa. E con acume – unito a gentilezza e fermezza – riesce a far notare a Gesù un particolare.
Va detto che lui è stanchissimo. E forse si capisce perché, a chi chiede aiuto per una figlia «molto tormentata», lui non rivolga «neppure una parola». E perché, una volta deciso di parlare, si aggrappi a delle metafore per essere più sbrigativo. Metafore, oltretutto, sempre di animali (prima le pecore perdute, poi i cagnolini), pur sapendo che chiamare cagnolini i non credenti può essere offensivo.
Il capolavoro della donna è di non contestare il termine, portandolo invece alle estreme conseguenze. Anziché andare contro Gesù, entra nelle sue figure allargando l’inquadratura: è come se spalancasse una finestra, facendogli vedere una realtà nuova.
Lui, con onestà intellettuale, apprezza; poi, come ringraziamento, guarisce la figlia della donna. Gli sarà venuta in mente sua madre, a Cana: un’altra donna capace di aprirgli una finestra («Non hanno più vino»). O il Magnificat, che Gesù potrebbe aver ascoltato da lei: chissà se abbia mai pensato che la potenza del braccio di Dio è quella di un bambino che, dalla mano, fa cadere briciole per un cagnolino.
Così ci ha guadagnato anche il linguaggio: l’espressione «Eppure i cagnolini…», esportata in altro tempo e in altro contesto, equivale a fare un’osservazione pertinente quando, ingiustamente, si nega qualcosa a qualcuno (ad es. il diaconato femminile).
Si fa sempre fatica ad accorgersi di certe realtà, pur vive. Succede pure a tanti artisti, che, nel raffigurare la Cananea, si scordano i cagnolini (presenti, peraltro, solo nei dialoghi), non consentendo di vedere le briciole di cui si cibano. Ancora più rari sono gli artisti che fanno notare la differenza di trattamento con i figli. Questo pittore, per fortuna, si è ricordato degli uni e degli altri.