III domenica del tempo ordinario: Mc 1,14-20
LA CHIAMATA DEI PRIMI APOSTOLI (Giusto de’ Menabuoi, 1375-78, Padova, Battistero)
Rispetto all’inquadratura di domenica scorsa, questa è una zoomata all’indietro, per allargare la scena e tornare a vedere chi e che cosa si lascia per seguire Gesù: anzitutto gli affetti – qui rappresentati da Zebedeo, in barca coi figli Giacomo e Giovanni –, ma pure «le reti», cioè un mestiere praticato da tempo e mezzo di sostentamento per la famiglia.
Non è quindi un distacco indolore e ad esso si aggiunge l’incertezza di un lavoro diverso, tanto più conoscendo i propri limiti. Di cui non pare si tenga conto, se è vero che «Dio non sceglie persone capaci, ma rende capaci quelle che sceglie» (lo sostiene un messaggio intercettato su Facebook, in calce a un elenco di personaggi biblici che riporta il peggio di ciascuno: Giacobbe era imbroglione, Pietro impulsivo, Tommaso diffidente, ecc.).
Nel brano di Marco, Gesù dà l’impressione di voler rassicurare i suoi: se da pescatori di pesci si trasformano in pescatori di uomini, è per fare qualcosa di più significativo (come già è divenuto il nome di Simone, mutato in Pietro). E, soprattutto, per rendere più significativa la vita degli uomini.
Non serve contare quanti finiscono in rete: conta, invece, sapersi mettere in gioco per il Signore. Scrive don Gennaro Matino: «Semineranno, semineranno, semineranno ancora, sapendo che la mietitura non spetta a loro. Ed è per questo che Pietro, Giacomo, Giovanni, io, tu, chiunque voglia annodare reti di compassione non può che essere luminoso del suo lavoro, contento: non ti si chiedono risultati, ma impegno. Non ti si chiede di scrivere numeri e fare conti. L’unica richiesta è ancora quella di allora: “Seguimi!”».