29 ottobre. XXX domenica del tempo ordinario: Mt 22,34-40
L’UOMO MONOCOLORE (Nathan Sawaya, 2012, in esposizione in varie città del mondo con la mostra “The Art of the Brick”)
È certamente un azzardo proporre un’opera distante dal mondo dell’arte e, in particolare, dal tema del Vangelo odierno. Tuttavia il materiale di cui è fatta, sempre associato al divertimento e quindi mai preso sul serio, ha un pregio: quello di far pensare che l’uomo non si stia sopprimendo, ma stia provando a smontarsi per ricostruirsi diversamente. Magari unendosi ad altri mattoncini e aprendosi a nuove tinte.
Se «essere prossimo – come scriveva il Card. Martini commentando la parabola del buon samaritano – vuol dire dimenticare la propria strada, lasciare il proprio cammino, scendere a terra, occuparsi del fratello, avere misericordia», c’è bisogno di una conversione. Ed è ciò che accade all’uomo tutto d’un pezzo e tutto d’un colore, quando scopre di poter essere migliore in più pezzi e in più colori.
Rispetto all’idea di un disfacimento senza speranza che comunicano altre sculture (quelle di Igor Mitoraj, ad esempio), questa è un’opera più aperta al futuro, disponibile a ricomporsi in una forma inedita. E, stando attenti a non sovraccaricarla di significati, può persino evocare qualcuno che esce da se stesso, che si spende per gli altri, che dà la vita per loro.
Una cosa tutto sommato semplice, l’amare: un gioco da ragazzi. D’altronde è Gesù stesso a rendere incredibilmente semplice la sua richiesta più grande: «Amerai il Signore tuo Dio». Con modalità – a dire l’intensità dell’amore – che sono un altro capolavoro di sintesi: «Con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente». Quindi aggiunge un secondo comandamento, «simile a quello» e sullo stesso piano: «Amerai il tuo prossimo come te stesso». Più facile di così… A patto di ricordarci l’amore di Dio per noi.