Tra la folla

Può avere qualche senso leggere il vangelo di oggi con la lente deformante (o rivelatrice) del rotocalco?
27 Giugno 2021

Non sappiamo se le ragioni del caldo afoso, in questa ultima domenica di giugno, si imporranno sulle ragioni della Parola; sarebbe un peccato. La versione “lunga” del Vangelo, con due narrazioni annidate l’una nell’altra, ha una vivacità narrativa con pochi eguali; manca solo l’indicazione geografica, quella che comparirebbe nel “sottopancia” televisivo. Per il resto sembra proprio di assistere ad una delle trasmissioni che riempiono le mattinate o i pomeriggi di casalinghe e pensionati: collegamenti con le località interessate a qualche fatto di cronaca, bianca, rosa, gialla, nera; in studio qualche ospite a sparare sentenze, prevalentemente luoghi comuni.

Ritroviamo Gesù sulla spiaggia nel suo andirivieni tra le sponde del lago di Galilea. C’è la folla ad ascoltarlo quando arriva un padre. Non è uno qualsiasi, occupa una posizione di rilievo nella sinagoga, un notabile diremmo oggi, e chiede aiuto per sua figlia, una ragazzina con un malore che l’ha portata prossima alla morte. L’episodio è riportato, con qualche variante, dai tre sinottici, Marco e Luca ci informano che si tratta di una dodicenne.

La folla si stringe ancor di più intorno; evidentemente non si era obbligati al distanziamento che abbiamo sperimentato in tempi recenti, tutt’altro. L’assieparsi della folla è analogo a quello che eravamo soliti vedere (pre COVID) vicino a qualche personaggio famoso, o banalmente, nei pressi degli inviati della TV. Mi rendo conto che il paragone può sembrare improprio: stiamo parlando del Cristo, il Messia atteso da secoli, la Parola eterna del Dio invisibile. Dopo torneremo su questo punto.

Tra la folla che stringe Gesù un “contatto” è diverso da tutti gli altri: una povera donna affetta da perdite. Ci viene presentata con un tipico tratto marciano: i medici anziché venire a capo del problema, avevano prosciugato le risorse finanziarie. Sfortuna, quella della donna, o dolo da parte dei medici? potrebbe essere una domanda degna di un rotocalco.

La guarigione dell’emorroissa è segnata da due condizioni che, nel linguaggio matematico, chiameremmo necessarie ma non sufficienti. Per ottenere il miracolo serve la fede (o almeno qualcosa che le assomigli), non basta il contatto fisico, il segno bruto. Sono in tanti, infatti, a toccare il Signore, ma per nessun’altro da Gesù si sprigiona la grazia del miracolo. Il Vangelo, dunque, ci mette in guardia dalla creduloneria nei poteri magici. Come diciamo nel credo, esistono cose visibili ed energie invisibili, ma queste energie non dobbiamo pensarle imprigionate in un oggetto materiale, fosse anche il corpo di Gesù. Viceversa, il miracolo si presenta dopo un contatto fisico. Era necessario questo contatto con il mantello? il Signore onnipotente non può forse guarire con il solo pensiero, rispondendo ad una preghiera fatta con tutto il cuore? Il Signore conosce come siamo fatti, sa che abbiamo bisogno di segni. Fa parte di tutte le grandi tradizioni religione e dovremmo ricordarlo anche noi cristiani del XXI secolo, noi europei acculturati, con le tentazioni intellettualistiche in agguato.

La narrazione continua, continuano le annotazioni da rotocalco: la ragazzina, nel frattempo, è mancata; i parenti ed i vicini fanno strepito, al punto che Gesù stesso muove un rimprovero. Finalmente avviene il miracolo, ancor più clamoroso di quello che si aspettava la folla e il miracolo avviene con una cerchia ristrettissima di testimoni e la folla rimasta fuori che rumoreggia con parole di derisione. Il famoso rotocalco, alla ricerca di scandali e bizzarrie, potrebbe farci un’intera puntata su questo “cerchio magico” di discepoli. E poi ancora una puntata sulle incomprensioni e, infine, una puntata su quella richiesta di riservatezza: a che scopo chiedere il silenzio?

Ho calcato la mano su questi aspetti marginali: parlandone come se stessimo raccontando un fatto di cronaca, anzi imitando maldestramente il modo, talvolta insulso, in cui ne parlerebbe un rotocalco dei nostri giorni. Perché? Ci sono almeno due motivi che, almeno a me, appaiono fondati.

Tutte le volte che avviene un miracolo si scatena la domanda delle domande (speculare a quella sui mali): perché Tizio è stato risparmiato e Caio no? Possiamo provarci ad argomentare una risposta, ma non sarà mai una risposta pienamente convincente.

In secondo luogo, vorrei osservare che noi oggi parliamo di Gesù, con proprietà di dottrina, nella luce della fede pasquale. Ma, sulle rive del lago di Tiberiade, la domanda che si rincorreva era ben diversa, ed era quella di cui parlavamo domenica scorsa: “chi è costui?” Le risposte erano più che altro intuizioni, appena formulate. Penso cha abbiamo tutti bisogno di recuperare quella famosa domanda e di declinare una risposta, sapendo che domanda e risposta non vivono su un piano astratto e separato, ma hanno a che fare con la vita quotidiana, quella che intravediamo nei tratti così singolari del vangelo secondo Marco. La circostanza più grave sarebbe quella di esserci avvicinati al Signore con quella stessa disposizione d’animo dei curiosi benpensanti, sostanzialmente increduli, che finiscono a dire “Perché disturbi ancora il Maestro?” . Quando la curiosità si spegne (o, attualizzando, la fede è rimasta superficiale), ritengono che il Signore Gesù sia un VIP da non disturbare, e di cui possiamo anche fare a meno.

3 risposte a “Tra la folla”

  1. Francesca Vittoria vicentini ha detto:

    A quel tempo tanta gente a migliaia cercavano di ascoltare Gesu, curiosi di capire cosa diceva, ammirati e increduli per i miracoli che operava. Però a parte i dodici, anzi 11, fedeli non si sa di quelle folle i convertiti alla Sua Parola. Il Santo Padre oggi ha detto “pregate per me” non a chiusura di una omelia come fa sempre, è sembrato più. Dalle foto molta gente desidera quando a Roma vedere il Papa,come il Colosseo?Perche è quasi l’Autorita più importante del pianeta?degno di onori ma anche a essere parola di disturbo a molti interessi terreni, Infatti parla di Regno che deve venire. Abbiamo visto due piazze inneggianti a “libertà” ma ognuna diversa. Se vado a messa e prego sarà anche per queste realtà, il Santo Padre si trova davanti alle medesime, e in tanta babele di lingue si pensa abbia bisogno che lo Spirito gli si faccia vicino. anche per tutti noi a essergli fedeli

  2. Paola Buscicchio ha detto:

    I miracoli operati da Gesù hanno tutti un comune denominatore: servono ad annunciare la venuta del Regno di Dio.
    Cosa vuol dire Regno di Dio in una lingua più comprensibile ai giorni nostri?
    Che Dio si è fatto presente, visibile attraverso segni che la nostra fede può cogliere.
    Solo con gli occhi della fede infatti possiamo vedere il Regno che avanza.
    I segni possono essere straordinari come le guarigioni ma anche più ordinari come le numerose conversioni.
    Chi si converte lo fa perchè toccato nel cuore da un evento particolare che lo ha segnato.

  3. Francesca Vittoria vicentini ha detto:

    Passo a un altro tempo,più vicino a noi. Ricordo che tra i discorsi di mia nonna, circolava voce di uomini di Dio, come un Padre Pio, gente con grossi problemi- andava a cercarli per avere sollievo, conforto o anche bisogno di avvicinarsi a Dio attraverso di questi Suoi. Sulla pagina di un quotidiano campeggia la foto di Papa Francesco, gli è accanto uno che veste i panni di un personaggio da film, l’uomo ragno, il quale fa visita a bambini ammalati per farli divertire. Mi domando se tutto quanto oggi si fa e sembri per altruismo a dimostrare buoni sentimenti, comprensione, solidarietà, sia dallo stesso Spirito come era da Cristo, o invece che gli somigli! Lo Specialista uomo . Forse la differenza può essere che mentre uno entra nell’animo umano e vi rimane, l’altro soddisfa soltanto per un momento, la sua azione di benevolenza Ha limiti temporali, non al singolo soggetto, che ha un nome, che si eterna nel tempo

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