Se la Messa è un problema

Sono ormai troppi i fedeli che vivono male la Messa. Esiste una questione che va affrontata seriamente, a partire dalla cura dell'ars celebrandi.
30 Giugno 2020

Qualche domenica fa ero a Messa con una persona cara; era una Messa con tutte le norme di questo periodo, ma comunque una Messa ‘normale’: lettori laici, uomini e donne, un uomo che cantava al microfono con accompagnamento dell’organo, sacerdote.

Finita la celebrazione, in cui io stesso mi ero distratto, la persona che era con me ha esclamato: «Ma che barba questa Messa… anzi, che barba le Messe!».

Ora, si era trattato di una funzione normale – come ho detto -. Certo, l’omelia era stata un po’ noiosa e lunga, il ‘cantante’ e l’organista si erano prodigati con lentezza nell’animazione musicale, dilatando artificialmente i tempi per mostrare la loro bravura. Ma non potevo dare torto a quell’affermazione…

E devo dire che tante volte sento affermare, da persone adulte e fedeli all’Eucarestia domenicale, che la Messa è pesante, lunga, noiosa… con la candida ammissione che la distrazione la fa da padrona.

A questo aggiungo un dato: quando compaiono articoli in cui si parla della Messa e dell’omelia si raggiungono picchi di visualizzazioni, segno che il tema è sentito.

Esiste un ‘problema-Messa’, è innegabile. Su questo problema si scrive e si parla da decenni, sfornando ricette e analisi. Qualcuno accusa il rito attuale, ma mi pare che sia un mero spostare l’attenzione: prima non ci si distraeva? E l’idea di Chiesa che sottostava al rito tridentino (peraltro in vigore per 400 anni su 2000 di cristianesimo) è spendibile oggi, con l’ecclesiologia attuale?

Giustamente si dice che la qualità della Messa rispecchia la vivacità della vita comunitaria, la ricchezza spirituale e umana del sacerdote, la cura degli ambienti, l’attenzione per il canto, la fede dei presenti…. Sappiamo quali sono i problemi: lunghe e astratte omelie, sciatteria liturgica, comunità spettatrice, teatralità, narcisismi vari, assenza di silenzio, verbosità, riduzione della vita di fede alla funzione domenicale, etc…

Nella Messa ci sono alcuni elementi basilari (Parola, Eucarestia, comunità), mentre il resto potrebbe essere cassato per cercare di far brillare il mistero; inoltre, se siamo convinti che le ‘Messe covid’ mettono in luce pregi e difetti della comunità riunita attorno all’altare, dobbiamo anche chiederci: possiamo andare avanti imperterriti, dando per scontata l’emorragia di fedeli? Certo, la Messa è difficile, ed è da vedere come il traguardo di una vita cristiana. Ma possiamo archiviare regolarmente la questione?

C’è un problema di ars celebrandi che ci trasciniamo da decenni e che il periodo attuale ha posto in evidenza, rendendo troppe volte ancora più sfibranti certe celebrazioni. Indubbiamente la società ha cambiato i livelli di attenzione (e compaiono quelli che usano il cellulare in Chiesa, durante la Messa), linguaggi, modi di intendere il mistero. Ma non possiamo semplicemente fare spallucce e andare avanti così.

Le Messa è una ricchezza enorme: non possiamo rassegnarci all’idea che sia un’ora ‘obbligatoria’, noiosa, da sopportare. È da vivere.

Non so se ci sarà mai il tanto auspicato Sinodo della Chiesa italiana, come vorrebbe il Papa e come non vorrebbero i vescovi. Ma se accadrà, credo che la liturgia sia uno dei punti nodali: come renderla più viva, come curare l’ars celebrandi, come coltivare il desiderio di una bella Messa?

8 risposte a “Se la Messa è un problema”

  1. Francesca Vittoria Vicentini ha detto:

    Trovo non si faccia abbastanza, non si levino “voci”, Autorities , a istruire circa la Vita umana la quale non gode di diritto universalmente riconosciuto a essere difesa,riconoscere che l’essere umano non può appartenere se non a se stesso, pena essere schiavo. In quanto essere umano ha diritto a esistere,a essere salvato, curato a respirare , esso esiste in natura, si chiama “v i t a” Questa è ciò che fa il pianeta abitato e diverso da ogni altrol’intelligenza umana e dedita a scoprirne che ne regolano l’esistenza fin dalle origini. Scieziati in ogni tempo e oggi da tutto il pianeta sono alla ricerca di come debellare il coronavirus, E si osa ancora persistere e osare chiedere di eliminare la vita di un essere umano? Parlare di proprietà diritto di vita e di morte Ma non è Stupidita dopo quanto si sta dimostrando arduo quanto difficile salvarla? E’vita umana, vita di tutti,se là si perde si spegne il mondo

  2. Francesca Vittoria Vicentini ha detto:

    Queste risposte sono sulla Messa dove si fa memoria di Cristo presente,come nel cenacolo con gli apostoli, che lo mangiamo. Ma fuori dalla chiesa a protestare davanti ai palazzi romani, oggi un drappello di donne, con cartelli accalorate, gridavano con furore : che guai al pensare di poter influire con decisioni a impedire alla donna di decidere di se stessa, del suo corpo come nel caso di aborto. “Prendete e mangiate, questo è il mio corpo”…,,non sono solo parole ma Chi siamo e per che cosa viviamo e che la Vita non è un possesso per nessuno ,e se crediamo in Lui essa è anche senza fine. Evidentemente non tutti lo sanno , lo vogliono sapere, o ascoltano la messa celebrata in altari dove ancora si offrono corpi in sacrificio.Per questo penso che la messa serva a fare memoria,che la Parola sia necessaria a far luce alle menti visto il disvalore che essa gode oggi,!!

  3. Isabella Calastri ha detto:

    Tutti i sacerdoti dovrebbero leggere un libretto fantastico “Liturgia non fa rima con fantasia” scritto dal cerimoniere del Duomo di Bologna. Due cose allontanano i fedeli omelie lunghe e gestualità improvvisata. Che senso ha il sacerdote che perde dieci minuti per gironzolare a dare il segno della pace con i fedeli che lo imitano quasi che ogni stretta di mano desse 100 punti Paradiso, invece che una attenta e sana concentrazione sulla recita dell’Agnello di Dio, antica preghiera ebraica sul capro espiatorio che adesso è Gesù nel sacrificio eucaristico?

  4. Paola Meneghello ha detto:

    La chiesa cattolica è riuscita ad essere fuori dal mondo (in ritardo su tutto: donne, sessualità, celibato sacerdotale, linguaggio, visione del mondo e del divino…), e nello stesso tempo lontana anni luce da una vera spiritualità.
    Ha voluto portare a sé, anziché al Cristo interiore e al Sacro in ogni uomo, consegnando il mondo al materialismo, sia di chi schifato si allontana dal divino, sia di chi è restato, stretto in una fede dottrinale, che parla alla ragione ma ben poco allo Spirito, e questo è il risultato.

  5. Gian Piero Del Bono ha detto:

    Molto semplice:abbiamo messo al posto di Dio, nella celebrazione eucaristica, noi stessi, celebriamo il nostro io, e ci annoiamo, giustamente, perche’il nostro io, o quello del sacerdote, o quelli degli “animatori” e’noioso e mediocre.
    Basta assistere ad una Messa celebrata secondo il Vetus Ordo, magari da una comunita’monastica benedettina, col canto gregoriano, con l’attenzione amorosa alla Liturgia, ad ogni minimo gesto, per scoprire la “via pulcritudinis” a Dio.
    Ma forse non e’ neppure necessario il latino e il mistico gregoriano, basterebbe rinunciare a fare della Messa uno “show” e del prete un intrattenitore.Basterebbe credere che non siamo ad una riunione conviviale tra buoni amici ma di fronte al ripetersi del Mistero del Golgota :alla passione, morte e Resurrezione di Gesu’. Ogni noia svanirebbe: sul Golgota non ci si annoia e non ci si “esibisce”

    • gilberto borghi ha detto:

      Credo che un buon esempio di liturgia in cui non ci si escibisce e non si celebra l’io del sacerdote siano le messe celebrate in vetus ordo dal card. Burke. Le foto e i video, rintracciabili su intenet non lasciano dubbi.

  6. Davide Corallini ha detto:

    Questo tempo ci ha costretto ai riti “mascherina&muchina” , indubbiamente poco funzionali alla partecipazione spirituale al rito, ma almeno per me, ha fatto riscoprire la bellezza di rito “asciutto”, smussato di alcune lungaggini inutili e orpelli poco funzionali alla preghiera: poche o nessuna comunicazione a fine messa, canti semplici ed essenziali (oppure totalmente omessi in qualche momento), generalemente solo il sacerdote sull’altare, senza nessun altro, può aiutare la concetrazione e il seguire la funzione…
    Mi porto ciò da questo tempo e lo offro a mò di proposta per il problema posto nell’articolo

  7. Francesca Vittoria vicentini ha detto:

    La messa dovrebbe diventare un “incontro” del fedele/i con la divinità.come il raduno degli ebrei i davanti alla Tenda dove Dio parlava, e loro “ascoltavano” Invece sembra, per taluni, un andare a messa perché si fa parte di una Confessione il cui rito richiede partecipazione, o anche di Comunità dove ci si si riconosce partecipi in un credo. Si dovrebbe avere nella Eucarestia più sentita la divinità Presente, e delle letture una omelia che sia non solo spiegazione della Parola ma questa by passante l’oggi che viviamo, approfondendo la conoscenza ma anche una riflessione circa il Vangelo nell’oggi. ,Oggi perfino neppure si sente più voci adi assemblea che si unisce a quella del celebrante,,Per questo se da parte del sacerdote la Parola non tiene conto che arrivi ad essere incontro alla domanda del fedele, il messaggio può non essere abbastanza ascoltato ascoltato .Cristo è stato curioso di sapere che cosa credeva la gente Chi Egli fosse..!?

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