Rinunciare ai beni?

L’abbandono dai beni terreni sembra essere l’ultimo gradino della morale: oltre le richieste del Decalogo, la “perfezione”. Ma chi sono i chiamati a questa perfezione? Tutti o solo alcuni? In che forme?
10 Ottobre 2021

Mentre Gesù andava per la strada, un tale gli corse incontro e, gettandosi in ginocchio davanti a lui, gli domandò: «Maestro buono, che cosa devo fare per avere in eredità la vita eterna?»

Un tale. Luca ce lo presenta fin dall’inizio come notabile. Matteo, invece, aggiunge nel corso del racconto l’informazione che si tratta di un giovane; curiosamente alla fine veniamo a sapere che si tratta di un benestante. Curioso questo progredire del ritratto, per di più con un esito infelice; chissà in quanti incontri tra persone capita la stessa cosa.

Diciamolo pure, fin dall’inizio, questo tale non ispira grande simpatia. Tutto troppo enfatico: la corsa, inginocchiarsi, quell’aggettivo “buono” che sembra fatto apposta per attirare l’attenzione, e poi parlare di eredità, termine tipico di chi è avvezzo a non perdere di vista i propri interessi. Gesù risponde, spiazzando l’interlocutore: perché “buono”? e poi una ripassata ai fondamentali, il Decalogo.

Egli allora gli disse: «Maestro, tutte queste cose le ho osservate fin dalla mia giovinezza». Allora Gesù fissò lo sguardo su di lui, lo amò e gli disse: «Una cosa sola ti manca: va’, vendi quello che hai e dallo ai poveri, e avrai un tesoro in cielo; e vieni! Seguimi!».

Ora non c’è più enfasi nelle parole di quel tale, tutto è più autentico, ci sembra di vederlo anche noi quell’onesto israelita osservante. E pure Gesù sembra “convertito”: ora fissa lo sguardo ed ama. Vuol dire che prima aveva risposto distrattamente, non amava? Artificio psicologico, di sapore teatrale? La chiusa è ciò che più sorprende: vieni! Seguimi! Matteo Marco e Luca concordano persino sulla punteggiatura. Se l’anonimo avesse risposto di sì, ci saremmo ritrovati un altro discepolo, addirittura un altro apostolo?

Una cosa sola ti manca. Il brano parallelo di Matteo lo dice diversamente “Se vuoi essere perfetto” L’abbandono dai beni terreni sembra essere l’ultimo gradino della morale: oltre le richieste del Decalogo, la “perfezione”. Ma chi sono i chiamati a questa perfezione?

L’espressione usata da Matteo potrebbe richiamare il discorso della Montagna “siate perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste” e quindi l’invito a deporre i bene terreni potremmo intenderlo come generalizzato, rivolto a tutti.

Gli altri testi della liturgia suggeriscono un’interpretazione equilibrata: i destinatari del consiglio evangelico sono tutti i discepoli di Cristo, ma più sfumate sono le forme della rinuncia:

O Dio, nostro Padre, … donaci di amare sopra ogni cosa Gesù Cristo, tuo Figlio, perché, valutando con sapienza i beni di questo mondo, diventiamo liberi e poveri per il tuo regno.

In realtà, tornando al testo evangelico, sembrerebbe che l’invito a spogliarsi dei beni riguardi proprio la “cerchia ristretta”, quelli chiamati a collaborare con il Signore nel servizio alla comunità. Non a caso è Pietro a prendere la parola per fare bella figura «Ecco, noi abbiamo lasciato tutto e ti abbiamo seguito»

Certamente a noi cristiani ci fa un po’ comodo credere che i consigli evangelici riguardino solo alcuni, e per di più con vincoli non troppo rigidi. Sarà per questo che fanno scalpore i rari gesti di spoliazione totale, come quello di San Francesco.

Ci avviciniamo così al nodo cruciale, che, forse, non è solo la ricchezza. Proviamo, infatti, a mettere insieme le due facce della medaglia: abbandono dei beni come forma di perfezione, invito a deporre i beni rivolto a quelli che collaborano con Gesù. Dobbiamo dedurre che i chiamati nella cerchia ristretta sono (o devono essere considerati) perfetti, spiritualmente superiori?

Non sono affatto certo della validità logica della deduzione, né sono in grado di sviscerare questa affermazione sul piano storico. Ma di una cosa sono certo: la (presunta) superiorità spirituale dei ministri ordinati è diffusa nel sentire (anche come semplice aspettativa) e costituisce una mina che può scatenare degenerazioni ed effetti distruttivi per le comunità cristiane.

Andato via il giovane ricco, rimane Gesù con i discepoli per il solito “doposcuola” «Figli, quanto è difficile entrare nel regno di Dio!»: solo Marco ha questo esordio, poi i tre sinottici concordano «È più facile che un cammello passi per la cruna di un ago, che un ricco entri nel regno di Dio» Dunque, schiettamente, le esigenze del Regno sono impegnative per tutti; tutti, prima o poi, arrivano al tornante faticoso. I beni materiali costituiscono zavorra, ma nessuno può sentirsi garantito per il solo fatto di essere distaccato dai beni. Quindi lo capiamo tutto lo sconcerto dei discepoli «E chi può essere salvato?».

Ma Gesù, guardandoli in faccia, disse: «Impossibile agli uomini, ma non a Dio! Perché tutto è possibile a Dio». Gesù fissa i discepoli così come prima aveva fissato il giovane ricco. Non sarà anche questo la fede: ritrovarsi scrutati e custoditi nello sguardo del Maestro buono? Lui, come ci ricorda la seconda lettura, vede nel profondo le miserie e i progressi.

E noi possiamo dirlo che lui è il Maestro buono, per averlo sperimentato nelle nostre vite.

Addendum

La rinuncia ai beni non fine a se stessa, ma ha dei beneficiari ben precisi, i poveri. Questo, evidentemente, apre mille altre riflessioni

3 risposte a “Rinunciare ai beni?”

  1. Francesca Vittoria vicentini ha detto:

    Che tutto sia possibile a Dio” per il fatto che solo Lui sa leggere nel cuore delle persone e quindi anche scegliere di quali discepoli, pochi, i 12!. Circa ” la bontà” :precisa che solo Solo Dio è buono, il che fa pensare che la bontà secondo il “giovane”,noi, era intesa ben diversa tanto che Gesù parla al giovane di raggiungere la perfezione, il disfarsi di tutte le ricchezze. È lì anche, il disfarsi di qualcosa cui teniamo può riferirsi anche a noi oggi,come pure il “lasciare tutto per seguirlo”, forse che non succede il ripensamento di alcuni? Come però persone che sacrificano la vita, ciò che è proprio, per assecondare, fare per un prossimo? Anche si assiste che non sempre la fede traspare nei fatti, siamo uomini con limiti, con sogni ma anche cadute. Solo Dio, Cristo il Figlio l’ha detto Le Parabole sono per ogni uomo di ogni tempo, L’invito a seguirlo e speranza di vita nuova oggi e per sempre.

  2. Gian Piero Del Bono ha detto:

    Va vendi quello che hai e dallo ai poveri poi vieni e seguimi ” e’ detto a ciascuno di noi.
    A ciascuno : a cominciare dal papa,cardinali, vescovo,nunzi, monsignori ecc.ecc.
    Ma ciascuno lo crede riferite agli altri : da qui il fatto che papa e cardinali predicano e consigliano la poverta’ ……agli altri, ai fedeli .
    I fedeli devono dare tutto ai poveri , anzi alla Chiesa , quanto a se stessi ,il papa i cardinali i vescovi ,i monsignori , troveranno sempre delle ragioni degli escamotage per dimostrare perhe’ non possono farlo, personalmente, benché lo vogliano moltissimo!Ma certo siamo sicuri che i prelati dello IOR ,dell’Apsa, della Segreteria di Stato, vogliono dare tutto ai poveri e seguire Cristo ! Se solo potessero ! 😂

    • Lorenzo Pisani ha detto:

      Gentile Gian Piero, a me sembra che nel vangelo sussistano diverse condizioni di discepolato (seguenti a diverse chiamate). Mi sembra che non a tutti il Signore dica “vieni e seguimi” e infatti alcuni rimangono in una vita nuova al loro vecchio posto, ad esempio Zaccheo. Gesù si invita a mangiare da lui, ma non gli dice “vieni e seguimi”; e il vangelo ci informa che, nella sua nuova vita di esattore onesto, Zaccheo dona “la metà” dei suoi beni, non tutti.
      So bene che questa attenzione ai cavilli finisce per fornire un alibi e, esattamente come lei dice, la sobrietà e la solidarietà diventano “negoziabili”. E lo stesso si potrebbe dire dell’impegno per la giustizia.
      Altro non so aggiungere: questa risposta, al pari dei miei commenti, è solo frutto di suggestione personale. Ora magari interviene uno studioso e segna tutti gli errori. Ma intanto avremo avuto il privilegio di soffermarci sulle Scritture.

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