Quel bene più grande di ogni ostilità

«A voi sarà tolto il regno di Dio e sarà dato a un popolo che ne produca i frutti»
8 Ottobre 2017

XXVII domenica del tempo ordinario: Mt 21,33-43

PARABOLA DEL PADRONE DELLA VIGNA E DEI CONTADINI MALVAGI (dall’Evangeliario di Enrico III, 1050 ca., Uppsala, Biblioteca universitaria)

 

Ancora una vigna data da lavorare e ancora una chiusura ai doni di Dio. Con nuove modalità di risposta: se, nella parabola odierna, a prevalere è l’ostilità, il rifiuto esplicito e reiterato, nelle prossime saranno gli atteggiamenti di indifferenza e di sufficienza.

Tutte storie amare, per l’ostinazione con cui si resta freddi di fronte a un bene. Che però è importante far vedere, prima delle atrocità dei contadini. Vale la pena, infatti, soffermarsi sul padrone e sulla vigna… come fa questo manoscritto miniato, realizzato nell’Abbazia benedettina di Echternach, in Lussemburgo, e destinato alla Collegiata tedesca di Goslar.

Nelle parabole, l’inizio e lo svolgimento nel tempo non si possono saltare a piè pari per arrivare subito al finale: per questo è bello che ci sia la volontà di raccontare l’intera storia, giocandola in più riquadri. E, già nella prima scena, vediamo che si dà spazio alla vigna (circondata dalla siepe), alla buca per il torchio e alla torre: il risultato delle azioni di cura fatte dal padrone.

Oltre che nel bene messo a disposizione, la sua logica del dono (che potremmo anche definire logica di eccedenza, di sovrabbondanza, di fiducia esagerata) si vede nelle tante possibilità di ravvedimento offerte a chi si è perduto. E nell’incredibile invio del figlio: ai nostri occhi, una scelta sconsiderata, estranea a ogni criterio di buon senso.

Mentre il padrone, trasformato in padre, fa sempre vincere la sua parte migliore, che crede negli uomini, loro persistono nel dare il peggio di sé. Compresi quelli che invocano la punizione dei cattivi.

Anziché unirsi a questo coro, è il caso di volgere l’indignazione in preghiera: «O Dio, non dare la vigna a vignaioli stranieri, non togliere a noi il regno per darlo ad altri! […] La vera vite tu sei e noi i tralci, solo con te porteremo buon frutto e della vigna faremo un giardino dove ognuno si senta di casa» (David Maria Turoldo).

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