Nessuna concessione al tentatore

«Vattene, Satana! Sta scritto infatti: “Il Signore, Dio tuo, adorerai: a lui solo renderai culto”»
5 Marzo 2017

I domenica di Quaresima: Mt 4,1-11

CRISTO TENTATO (colonna bronzea, 1020 ca., Hildesheim, Duomo)

 

Ogniqualvolta ci si pone davanti alle Tentazioni dell’arte, è il tentatore a catturare l’attenzione. Quasi sempre mostruoso – nero, cornuto, più bestia che uomo… – riesce, per molti secoli, a indurre rigetto. Finché, a metà Quattrocento, cambia aspetto e comincia a camuffarsi. Per lo più da religioso.

Se, a suggerirlo agli artisti, sia stato il carnevale o il pensiero che «il diavolo non è così brutto come lo si dipinge», non si sa. Di fatto, da quel periodo, se ne mette in luce l’astuzia (anche se poi lo si smaschera, perché il diavolo «c’ha le corna»). Giusto per fare qualche nome di artisti che l’hanno reso in questo modo: Beato Angelico, Vincenzo Foppa, Giacomo Borione, Sandro Botticelli…

In tali vesti, però, il maligno non resta a lungo e così si riappropria dell’antica immagine, più per rendersi individuabile (vedi i vecchi western, capaci di far capire subito buoni e cattivi) che per incutere paura. Reggendo fino al Novecento, quando perde i connotati per lasciarsi intuire come luce o divenire presenza interiore.

L’opera odierna, eseguita in Germania attorno al Mille, va in controtendenza rispetto alla propria epoca: invece di indugiare sul tentatore, mostra soprattutto un Gesù che non si lascia prendere da lui. Questa postura inedita si trova nella colonna-candelabro pasquale che il vescovo Bernoardo di Hildesheim volle per l’abbazia di S. Michele e che, a spirale (al modo delle colonne trionfali antiche), rappresenta vari episodi della vita pubblica di Gesù, dal Battesimo alla Crocifissione.

Per quanto sembri un Cristo dialogante, mentre tiene in mano le Scritture con cui ribatte al diavolo, ha il corpo decisamente volto dall’altra parte. E verso l’alto.

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