«Nemmeno un capello del vostro capo andrà perduto»

La speranza del bene, nella fiducia dell’amore del Padre.
13 Novembre 2022

Proprio così, oggi possiamo dirlo e molti lo ripetono da molto tempo: sembra di essere ormai alla fine. Guerre incomprensibili, eventi catastrofici che imperversano da ogni parte (alluvioni, roghi, terremoti), per non parlare della situazione politica, sociale ed economica… Ma dove stiamo andando a finire?

Domanda più che lecita e sicuramente di non immediata risposta, anche per coloro che hanno un Dio a cui credere. Sentimenti diversi imperversano nel cuore e nell’animo di ogni uomo: da una superficiale faciloneria alla completa alienazione nei confronti della realtà, alla ricerca spasmodica di possibili vie di salvezza o di persone che abbiano una formula sicura, che sia per una risurrezione, per giungere pronti alla fine, magari imminente.
Da tutto questa condensazione di pensieri, parole e azioni, il vangelo sembra aiutarci a tracciare quella mappa che ci permette di trovare saldi puntelli che ci fissano in cordata.
Così, se la questione precedente verteva sulla risurrezione, che porta l’uomo a ricollocare la sua esistenza come dono per qualche cosa di più grande, oggi la questione si concentra sulla «fine del mondo». La domanda sulla fine del mondo è una delle domande di senso che l’uomo si è sempre posto sin dall’antichità. Essa non è solo una questione di curiosità o di conoscenza scientifica, ma una questione di vita e di «vitale» importanza.

Tutto inizia con una considerazione rispetto al grande tempio di Gerusalemme. Immenso e imponente, come le nostre più grandi cattedrali, trasmette quel senso di meraviglia e di timore tipico del sacro, che emerge nella realtà ordinaria e si staglia di fronte all’uomo per ricordargli la sua origine e la sua meta.
Così i discepoli di Gesù parlano del tempio ammirandolo perché «ornato di belle pietre e di doni votivi». Di fronte alla meraviglia delle pietre Gesù annuncia tempi in cui tutto questo sarà distrutto. Tutti siamo a conoscenza di come gli edifici posso disgregarsi e scomparire dai nostri occhi, ma l’intervento a gamba tesa del Maestro di Nazareth sembra un pò sconveniente…

Questo brano dal forte ascendente apocalittico si pone come intermezzo tra la vita pubblica di Gesù e la sua passione: qui, in verità, Gesù prepara i suoi discepoli a quello che accadrà, in primis a lui, poi al tempio, a loro e al mondo intero.
Osserviamo come sia presente una duplice valenza di senso che bisogna tenere insieme e proviamo a leggere con uno sguardo attento, in modo da non cadere nella trappola della visione tragica degli eventi.
In primo luogo, Gesù invita a non soffermarci sulla domanda più oscura della “fine del mondo”. Il giorno e l’ora neanche il Figlio li conosce, e tanto meno quel numero di persone che si arrogano il diritto di affermare una verità impossibile da intendere. Non bisogna lasciarsi ingannare da falsi profeti che si propongono come esperti ispirati della fine dei tempi e che si fanno passare da «nuovi messia».
L’invito è a non temere e a rimanere saldi su l’unica certezza: non è la fine. Il male non è mai la fine, la fine è la vita in Dio.

La presenza nella storia di fatti terrificanti con segni grandiosi dal cielo, luogo della dimora di Dio, la persecuzione, il tradimento e l’odio che si presentano nella vita di ogni discepolo non saranno fine a sè stesse. Gesù conferma i suoi discepoli sulla presenza di Dio con loro. Solo così la persecuzione diventerà testimonianza, diventerà perseveranza nel portare avanti la propria fede nonostante lo scatenarsi di tradimenti e d’odio, genererà la salvezza (solo confidando in Dio) e si riceveranno doni di parola e sapienza così alti da disarmare gli avversari.

L’ammonimento o, meglio, l’invito è molto forte: non disperate, perseverate e affidatevi: la vostra vita sarà salvata, perché conosciuta e amata dal Padre.
In questo invito sembra risuonare la voce dall’accento straniero di Giovanni Paolo II che esordì con questa celebre frase: «voi tutti, che ci avete l’inestimabile avventura di credere, oppure voi, tormentati dal dubbio, non abbiate paura di accogliere Cristo e di accettare la sua potestà! Non abbiate paura, aprite, anzi, spalancate le porte a Cristo! Alla sua salvatrice potestà! Aprite i confini degli Stati, i sistemi economici come quelli politici. Non abbiate paura! Vi prego, vi imploro con umiltà e con fiducia, permettete a Cristo di parlare all’uomo. Solo lui ha parole di vita si di vita eterna»

Dobbiamo avere la certezza, nella fede, che se nel mondo il male imperversa e sembra vincere con un piano strategico efficiente e definitivo, Dio Padre creatore del cielo e della terra, di tutte le cose visibili e invisibili, non rimane impassibile di fronte allo scatenarsi di queste catastrofi, Dio interviene e interverrà sempre.

5 risposte a “«Nemmeno un capello del vostro capo andrà perduto»”

  1. Luigi Autiero ha detto:

    Cara Francesca, me lo consenta; credo che parliamo due lingue diverse.
    Io fisso lo sguardo su Colui che è sceso da Cielo, IL Figlio di D-o che sostiene tutta la creazione “se lo immagina” ?
    Lei fa l’esempio di un uomo, e punta su lui il suo sguardo; a che pro..?
    L’uomo ha bisogno di convertirsi al Signore Cristo;
    ha bisogno di ravvedersi e smettere di essere un religioso, che continua a servire il peccato e non IL Cristo.
    Senza Ravvedimento, conversione e senza abbandonare il peccato, invocando il Signore Cristo Gesù e chiedendogli di essere lavati purificati dal peccato per il Suo sangue prezioso ,
    ecco siamo solo religiosi, morti nei peccati, sterili, senza Vita, e nessun rito religioso, nessuna devozione ad un uomo, od altro, ci farò diventare figliuoli di D-o di adozione, salvati per Grazia.
    Occorre Ravvedimento, conversione…
    Saluti

  2. Francesca Vittoria vicentini ha detto:

    Non abbiate paura! Ha detto più volte ripetuto l’amato Papà G.P.Ii il coraggioso che ha sfidato vis a vis uomini di potere, sempre con il Vangelo Messaggio salvifico, si comea Sarajevo, e ha vinto l’uomo idolo, di potere, gli ha mostrato il potere dell’onnipotente ma anche del Signore che perdona e salva. Circa la paura, questa sembra esistere proprio tra i potenti, quegli uomini che sembrano possedere il mondo, ma la loro forza e tutta su ricchezza, possesso di armi distruttive sempre nuove, attanagliati dalla paura di venire declassati e per questo a loro volta mai sereni, tranquilli ma sempre in tensione a mantenersi in cima sorretti dal timore di sottoposti. Tutto questo diventa rovina, non è questo il regno che un Dio Creatore ha pensato per l’uomo fatto di terra, ma il suo regno e pace, serenità, animo tranquillo, Lui è presente, e il Salvatore, nella barca di oggi Lui Dio la governa come e stato nel tempo antico,non succederà che affondi Perche ci ama.

  3. Luigi Autiero ha detto:

    Giampiero sono d’accordo ma con una precisazione.
    Le SUE promesse sono per i Suoi discepoli, per coloro che credono in Lui ,che si sono Ravveduti e Lo hanno confessato “e continuano” Signore e Salvatore delle loro vite, accettando la salvezza per Grazia, perchè nessun merito la garantisce.
    I discepoli sono figliuoli di D-o di adozione per la fede in Cristo e che con Lui camminano…
    Le Sue promesse di Grazia, non sono per i religiosi che rasentano l’ateismo
    Siamo chiamati a camminare col Signore Gesù Cristo; ma quanti nella cristianità , vivono di fatto come se LUI non esistesse..?
    LUI dice: venite da Me voi tutti.. ed Io vi darò riposo…
    Ma sebbene quanto, LUI fa Grazia anche agli ingiusti, secondo il Suo disegno.
    Occorre Ravvedimento, occorre prendere posizione e camminare con Lui, e smettere di essere religiosi; quest’ultimi come Lui insegna, a Casa Sua non entrano…
    Saluti

  4. Francesca Vittoria vicentini ha detto:

    Diciamo che tutto quanto descritto in parabola ci appare davanti, di fatti accadenti intorno a noi. Gesù dice che non rimarrà pietra su pietra; anche di le chiese semivuote si può vedere il tempio cadente,triste il vuoto silenzio, povere in quanto la bellezza e si opera bella artistica ma in quanto casa di Dio con la presenza dei fedeli i quali in quella bellezza dedicata a Lui manifestano accoglienza e fede in Lui. Questo è un tempio in distruzione, quello umano: vi è infelicita e dolore dalle guerre,dalla fame, pestilenze(Covid) ma anche il sostituire Dio con l’uomo che si crede tale quando Raggiunge il successo.Lo scioglimento dei ghiacci, cercando nel mare altre fonti da sfruttare, i letti asciutti di fiumi; come non domandarsi qualesperanza di fioritura si puo avere per la prossima primavera? A Dio si fa pressante Ricorso, chiedendo perdono per aver ignorato i suoi costruttivi precetti, gli ammonimenti elargiti a nostro bene. La chiesa siamo noi se Lui dimora nel ns cuore

  5. Gian Piero Del Bono ha detto:

    Dio interviene e interverra’ sempre: certo ma non nel modo che ci immaginiamo noi e che vorremmo noi. Abbiamo “ addomesticato” Dio pensandolo a nostra misura, non abbiamo neppure piu’ idea della sua potenza e non vogliamo averla. All” Onnipotente” a cui obbediscono tutte le forze della natura , abbiamo sostituito un fantoccio buonista che fa la parte del ciambellone di salvataggio, non dell’ Autore irato del Diluvio. E invece : Dio e’ potente e agisce , non per far piacere a noi e per avere i nostri like. I suoi pensieri non sono i nostri pensieri .
    “Di tutto questo non rimarra’ pietra Su pietra : detto da Gesu’ ai pii ebrei indicando il Tempio di Gerusalemme. Che spietatezza secondo i nostri parametri “ soft” . Poverini , li avra’ Scioccati !

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