L’offerta di sé o è totale o è ridicola

«Amate i vostri nemici e pregate per quelli che vi perseguitano, affinché siate figli del Padre vostro che è nei cieli; egli fa sorgere il suo sole sui cattivi e sui buoni, e fa piovere sui giusti e sugli ingiusti»
19 Febbraio 2017

VII domenica del tempo ordinario: Mt 5,38-48

LA TUNICA (particolare della Deposizione dalla croce) (Benedetto Antelami, 1178, Parma, Cattedrale)

 

Ancora una volta Gesù provoca a uno stile di vita diverso (che naturalmente, per la logica del mondo, è illogico). Dapprima, nel rispetto della legge, ci ha spinto a mettere intelligenza nell’interpretarla e passione nell’osservarla. Superando il puro adempimento formale e cercando una giustizia più grande di quella degli scribi e dei farisei. Facendo, invece del minimo richiesto, il massimo. E persino il non-richiesto.

Questo comportamento, di disponibilità esagerata, viene oggi esteso anche verso chi ci tormenta e verso i nemici. E per esortarci a dare di più, senza risparmio e senza guadagno (e senza paura di passare per fessi), Gesù porta ad esempio quattro casi specifici, il primo dei quali – nell’espressione «porgere l’altra guancia» – è diventato famoso, entrando nel linguaggio comune come metafora del cedimento. Mentre tendiamo a scordare gli altri tre («A chi vuole toglierti la tunica, tu lascia anche il mantello. E se uno ti costringerà ad accompagnarlo per un miglio, tu con lui fanne due. Da’ a chi ti chiede, e a chi desidera da te un prestito, non voltare le spalle»).

A chi risponde colpo su colpo (la logica dell’«occhio per occhio e dente per dente»), Gesù sorride opponendo la sua logica disarmante. Capace di far capire meglio anche il perdono. Che è un dono “moltiplicato per”, non previsto dalla giustizia; dono sovrabbondante e – per onorare il fatto d’essere figli dello stesso Padre e fratelli – da dare in sovrabbondanza (vedi, in Mt 18, il dialogo fra Pietro e Gesù: «Quante volte dovrò perdonargli? Fino a sette volte?». «Non ti dico fino a sette volte, ma fino a settanta volte sette»).

Furono infatti di misericordia infinita, secondo Luca, alcune fra le ultime parole di Gesù: «Padre, perdona loro…». Dopo le quali, l’evangelista accenna alla divisione delle sue vesti. Mentre per la tunica, precisa Giovanni, «essendo senza cuciture, tessuta tutta d’un pezzo da cima a fondo», i quattro soldati si affidarono alla sorte.

Riecco la tunica. C’è chi vede nella sua non-divisione il simbolo dell’unità della Chiesa. Potrebbe però starci anche un’altra lettura. Se, al posto della figura del cristiano tutto d’un pezzo, che non cede mai e che evoca soltanto una roccia inscalfibile, mettessimo quella tunica tutta d’un pezzo, comprenderemmo meglio l’offerta totale a cui ci chiama il Signore.

Siamo grati allo scultore che se n’è ricordato e che ce l’ha ricordato, Benedetto Antelami, grande nel dare pienezza di significato a un abito vuoto.

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