Liberati da Dio o schiavizzati dagli uomini di Dio?

Interruzione volontaria della gravidanza e linguaggio ecclesiale, le donne secondo Anne Marie Pellettier, il dramma giovanile al tempo della pandemia: questi i fatti di cronaca che, riletti alla luce delle Scritture, ci interrogano sulla sottile differenza tra libertà e servitù nella Chiesa.
31 Gennaio 2021

In un tempo di crisi e frammentazione, difficile da analizzare e per ora impossibile da sintetizzare, la lectio personale delle scritture domenicali, alla luce della cronaca quotidiana, fa risuonare in noi più domande che risposte. Pensiamo perciò sia utile proporvi, con le parole del poeta Rilke, di sostare un attimo in compagnia di queste domande soltanto: «vorrei pregarla di avere pazienza verso tutto ciò che è irrisolto nel suo cuore, e di sforzarsi di provare amore per le domande in sé, come se fossero delle stanze chiuse a chiave, o dei libri scritti in una lingua straniera. Non si affanni, dunque, per ottenere risposte che ancora non possono esserle date, perché non sarebbe in grado di viverle. Ciò che conta è vivere ogni cosa. Viva le Sue domande, adesso. Forse così, un giorno lontano – a poco a poco, senza accorgersene – vivrà già dentro la risposta» (Lettera a un giovane poeta, IV).

 

– Tra i primi atti del neopresidente Biden c’è stato quello di agevolare l’accesso alle assicurazioni private sovvenzionate e al servizio sanitario per le persone più indigenti, nonché la revoca delle restrizioni in tema di sovvenzioni pubbliche legate all’interruzione volontaria di gravidanza (I.V.G.). Dal 27 gennaio, con la pubblicazione della sentenza del tribunale costituzionale polacco, è vietata l’I.V.G. per anomalie genetiche (salvo danni irreversibili o letali del feto determinati dai suoi difetti congeniti). Scrivere, come si legge su Avvenire, che la dichiarazione di illegittimità della “selezione sistematica di disabili e Down prima della nascita” è stata un “gesto di civiltà” contro l’”abuso dei diritti e dell’uguaglianza tra gli esseri umani”, oppure “dov’è il «bando quasi completo»?” del diritto all’i.v.g. (quando sembra che il 97% degli aborti polacchi avvenga per i motivi ora esclusi), significa veramente utilizzare un linguaggio profetico (Deuteronomio 18,15.18-19), volto a mediare la voce e il fuoco di Dio affinché gli esseri umani non muoiano (Deuteronomio 18,16-17)? Oppure, siamo di fronte ad un linguaggio che ha solo la presunzione di dire qualcosa che Dio non avrebbe mai detto in quel modo (Deuteronomio 18,20), a partire dalla non differenziazione tra la persona e la sua sindrome di down? Un linguaggio che, perciò, proviene da un cuore indurito e dimentico delle opere di Dio (Salmo 94, 8-9)?

 

Dopo aver letto le parole di Paolo sulla divisione che sperimenterebbero gli uomini e le donne sposati per piacere a Dio e/o al coniuge (1Corinzi 7,32-35), mi chiedo in che rapporto siano con esse alcune affermazioni di Anne Marie Pelletier: «la prima cosa da fare è riconoscere il posto che le donne occupano nelle parrocchie, nella catechesi, nelle missioni. Senza di loro, la Chiesa sarebbe già sparita…Le donne, in questo corpo, hanno un posto eminente, anzi dominante perché, in molti luoghi e circostanze, sono loro il volto e la mano della Chiesa per i nostri contemporanei…Il problema di fondo è lasciarle esistere, farle parlare a nome proprio nella Chiesa, far sì che siano esse a giudicare i problemi della vita e le questioni della fede, di cui hanno esperienza tanto quanto gli uomini»…

 

– In Italia, sono 100.000 i giovani hikikomori che hanno deciso un “ritiro sociale volontario”, soprattutto maschi (tra il 70% e il 90%), «ragazzi spesso intelligenti ma particolarmente sensibili e inibiti socialmente [che] soffrono particolarmente le pressioni di realizzazione sociale». Nel reparto di neuropsichiatria del Bambino Gesù, da ottobre, i ricoveri sono aumentati del 30% e i ragazzi ricoverati per tentato suicidio sono passati dai 12 del 2011 ai 300 del 2020. Anche oggi, come duemila anni fa, gli spiriti immondi continuano ad abitare negli esseri umani, rendendo la loro vita straziante (Marco 1,23-24.26)? Per i primi è stato pensato il progetto della Caritas di Roma, in collaborazione con l’associazione Hikikomori, che nel 2020 ha coinvolto 100 persone fra professori ed educatori nelle parrocchie, per insegnare loro a evitare forzature o pressioni e a porsi con questi giovani in modo paziente, umile, empatico e non giudicante. Per i secondi, presso il noto ospedale romano, sono previsti – oltre ai farmaci – incontri con psichiatri, gruppi di ascolto, esercizi teatrali e giochi di ruolo, ma innanzitutto viene limitato (se non vietato) l’uso dei social media digitali che – per  quel Manfred Spitzer, autore di “Demenza digitale”, producono effetti collaterali evidenti sulle basi neurobiologiche dei giovanissimi e nel loro sviluppo fisico e psicosociale (inabilità cognitive affettive e relazionali, aumento dell’aggressività e dell’uso di droghe e alcol, diminuzione del desiderio e della motivazione, etc.). Anche oggi, come duemila anni fa, non è necessario che le vie di guarigione siano indicate non con autorità ma con autorevolezza, ossia con fermezza e al contempo vicinanza amorevole (Marco 1,21-22.25.27)?

 

2 risposte a “Liberati da Dio o schiavizzati dagli uomini di Dio?”

  1. Francesca Vittoria vicentini ha detto:

    Una madre si rivela per essere tale proprio quando la creatura che nasce e imperfetta, nasce bisognosa di attenzioni di chi si cura di lei per tutta la vita. E quando lei vengono ameno le forze il suo cuore duole preoccupata sempre per lui. Si tratta di persona definita down ma si direbbe che nel suo stato sempre dipendente dall’essere accudito da altri si sviluppi più che in altri dei doni spirituali anche da parte di Dio; la tendenza a bontà, a mitezza,a sentimenti di gratitudine, bisogno di amore, tutto questo rimane fino all’età che la vita gl fa raggiunge, sembra non toccato da tutto quel negativo che viceversa nei nati normali invece via via vi è di commisto, tanto da domandarsi “chi è il down?, spiritualmente parlando. Quasi un flash di essere umano come doveva essere stato l’idea prima dell’uomo appena creato. Ecco perché la vita è cosa divina in se stessa, va pertanto preservata da ogni male a dover renderne conto a Dio

  2. Paola Buscicchio ha detto:

    Siamo alle soglie di un modo nuovo di pensare.
    Il tempo in cui agivamo contro la vita è cessato.
    Adesso esiste la consapevolezza che il Dio della vita ci chiama a fare scelte consapevoli cioè difendere la vita in tutti i suoi aspetti fin dal suo primo concepimento.
    Il grembo di una madre è la prima culla della civiltà dove si pone il grande bisogno essenziale dell’accoglienza.
    Accogliere significa permettere ad un individuo di formarsi e di venire alla luce.
    Un individuo che è stato accolto a sua volta lo farà nel corso della sua storia.
    Do1ve si accoglie la vita là poi Dio può nascere.

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