L’armadio del perdono

Riscoprire in tempo di Avvento un luogo (forse) un po’ accantonato nella nostra relazione col Signore...
13 Dicembre 2022

In una delle ultime messe nella mia parrocchia a cui ho partecipato, stavano sedute davanti a me una bambina con la sua nonna. Bimbetta composta, ma visibilmente incuriosita da tutto. La sua testolina era un continuo cercare, guardare in alto tra le architetture sontuose e ricchissime della Chiesa. La nonna intanto, con il libretto in mano, teneva il dito sotto le scritte invitandola a seguire con diligenza. La bambina, un po’ assecondava la nonna, un po’ però veniva catturata da tutti quegli ori, quegli stucchi e le statue e il suo sguardo vagava indagatore e sognante allo stesso tempo.

“Posso alzarmi, nonna?” bisbiglia ad un certo punto, indicando la navata laterale.

L’anziana signora fa un cenno consenziente con la testa, portandosi il dito indice tra naso e bocca per raccomandarle il silenzio.

La bambina, in punta di piedi, raggiunge veloce ciò che l’aveva colpita, uno dei magnifici confessionali appoggiati alla base delle grandi colonne. Sono delle vere e proprie opere d’arte, di vari legni intarsiati con metalli e avorio, delle basiliche in miniatura, con tanto di cupola.

Mi distrae questa bambina mentre passa la sua manina su quei legni cercando di seguire i disegni geometrici, mentre muove la tendina gialla per dare un’occhiata anche dentro, mentre si sposta di lato toccando le due preziosissime antine, che aprono e chiudono sulla grata. La seguo però, perchè ogni suo gesto è per me un riscoprire un luogo un po’ accantonato nella mia relazione col Signore.

Dopo una perlustrazione accurata, la piccina si siede sull’inginocchiatoio e rimane lì a lungo, ferma e pensierosa.

“Nonna, ma che cosa è quel mobile?” chiede ritornando alla panca.

“E’ l’armadio del perdono”

“ Ma è vuoto, nonna, dov’è il perdono?”

La signora prendendosi la nipotina sulle ginocchia, le appoggia una mano sulla fronte e l’altra sul petto. “E’ qui, il perdono, è un dono del Signore”

Silenzio.

La piccina non fa più domande. Ora si accoccola nell’abbraccio della nonna, girata verso quello strano armadio, continuando a guardarlo fino alla fine della messa.

Poi uscendo, la vedo che saltella a contare incredula gli altri 13, ebbene sì, ben 13, confessionali sparsi qui e là all’interno della chiesa.

Esco anche io, pensierosa più che mai, ma grata a quella bambina e alla sua nonna.

Durante la Messa, mentre quella bambina metteva il dito su quei legni, le Scritture mi hanno parlato di conversione, di cambiamenti, di scelte di vita coraggiose. Entrambi, nei loro diversi stili, mi hanno detto che c’è un Dio che chiede di entrare nella mia vita, un Dio piccolo, mendicante e straripante di amore.

Un Dio che forse è anche lì, … dentro quegli armadi che teniamo chiusi… e vuoti.

È molto tempo che non mi inginocchio in un confessionale, che non entro dentro questi “armadi del perdono” insieme al Signore. Li ho sempre guardati con diffidenza e forse anche con un po’ di rifiuto. Ne ho anche di certo giudicato il troppo sfarzo…

Ho avuto la fortuna nel mio cammino, di avere occasioni molto belle per ricevere il sacramento della Riconciliazione, forse il sacramento più intimo e profondo. Ma sempre fuori da queste scatole chiuse, guardando negli occhi il sacerdote che mi aiutava ed ascoltava. Confessioni indimenticabili, vere cascate di grazia. Ho cercato questo incontro in momenti forti, in cui sentivo che non ero da sola a fare questa cosa. Momenti in cui davvero percepivo che l’iniziativa non era solo la mia. “Quando era ancora lontano, il padre lo vide” ci racconta il cap.15 di Luca… C’è sempre una grande fatica che accompagna il sacramento della Riconciliazione, un grande sforzo di rilettura, umiltà, consapevolezza… e sguardo che va oltre…

Ma c’è sempre prima un Padre che già ti aspetta.

Da sempre ci hanno insegnato che se ti penti, allora Dio ti userà misericordia…

No, la misericordia è in anticipo, previene il pentimento, perchè “l’amore di Dio è un amore preveniente” (Ermes Ronchi).

Oggi, guardando questi preziosissimi mobili con gli occhi nuovi della bambina, ho visto il desiderio ed il senso di comunicare la bellezza della misericordia del Signore, la segretezza di un dono, speciale, tutto e solo per te, che entri in un luogo in cui l’ordine esteriore vuole accompagnare il tuo privato ed unico ordine interiore.

Quel confessionale che ho sempre giudicato troppo ricco e sfarzoso, oggi mi racconta una storia diversa, un invito diverso.

L’armadio del perdono è uno scrigno di grazia, dove tutto, dallo stare in ginocchio al parlare anche attraverso una grata, ha un senso da ritrovare.

E come ogni armadio, anche questo racchiude e mette ordine in qualcosa che vuoi conservare, tenere al riparo, proteggere… che puoi salvare.

 

 

Una risposta a “L’armadio del perdono”

  1. Adriana Somigli ha detto:

    Grazie Lella per il tuo sguardo sulla Riconciliazione, sguardo che sempre più spesso si incontra fra i laici e le laiche e i preti che ci accompagnano in questo cammino. Non siamo quindi noi in attesa del perdono, ma siamo attesi per riconciliarci… ed è quell’attesa, che ci chiama verso l’armadio. Adriana

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