La Via Lucis dei giovani

Ci hanno guidato nella Via Crucis al Colosseo. Perché allora in questo anno del Sinodo non osare davvero e lasciarci condurre da alcuni giovani anche all'incontro con il Risorto?
6 Aprile 2018

Sette giorni fa – nella Via Crucis col Papa al Colosseo – ci hanno guidato con le loro meditazioni i giovani del Liceo Albertelli. Hanno guardato con i loro occhi i Vangeli della Passione e aiutato anche noi a riscoprirli. Ma adesso, nella luce della Pasqua, si può provare a osare qualcosa di più? Si può provare a ritrovare nelle storie di alcuni giovani di oggi la corsa di Giovanni al Sepolcro vuoto?

È quanto vogliamo proporre oggi qui su Vino Nuovo con questa Via Lucis dei giovani. Per uscire dal luogo comune che guarda ai giovani sempre e solo come un problema o una sfida da affrontare, persino nelle nostre comunità. E lasciarsi invece provocare davvero da un Sinodo che – quest’anno – ci chiede di riscoprire prima di tutto in loro i mille volti della Pasqua.

 

I STAZIONE
GESÙ RISORGE DA MORTE

Dal Vangelo secondo Matteo (Mt 28,1-7)

Passato il sabato, all’alba del primo giorno della settimana, Maria di Màgdala e l’altra Maria andarono a visitare il sepolcro. Ed ecco che vi fu un gran terremoto: un angelo del Signore, sceso dal cielo, si accostò, rotolò la pietra e si pose a sedere su di essa. Il suo aspetto era come la folgore e il suo vestito bianco come la neve. Per lo spavento che ebbero di lui le guardie tremarono tramortite. Ma l’angelo disse alle donne: “Non abbiate paura, voi! So che cercate Gesù il crocifisso. Non è qui. È risorto, come aveva detto; venite a vedere il luogo dove era deposto. Presto, andate a dire ai suoi discepoli: è risuscitato dai morti, e ora vi precede in Galilea; là lo vedrete. Ecco, io ve l’ho detto”. Abbandonato in fretta il sepolcro, con timore e gioia grande, le donne corsero a dare l’annunzio ai suoi discepoli.

Una laurea in informatica in Nigeria e un negozio di computer a Benin City. Alle spalle, una famiglia cristiana molto unita, un padre che le ha trasmesso una fede semplice, ma vera e profonda. Poi una donna di cui si fida molto le offre un posto di lavoro in Spagna, nel negozio di elettronica del fratello. Invece Blessing Okoedion, 31 anni, si ritrova in Italia, sul marciapiede di Castel Volturno, dove una collega già esperta le insegna il mestiere.

Ma dopo quattro giorni passati sulla strada, Blessing trova il coraggio di denunciare i trafficanti alla polizia. Finisce dalle suore di Casa Rut, a Caserta, dove per lei comincia una nuova vita.

Ora è mediatrice culturale, e lotta “perché mai più nessuna donna possa pensare di non avere nessun’altra alternativa rispetto a quella di essere schiava”. Ha portato la sua testimonianza anche davanti al Papa, durante il pre-Sinodo dei giovani.

Signore Gesù, tante volte le nostre speranze di resurrezione finiscono nel sepolcro, ma se abbiamo il coraggio di seguirti, la morte non ha mai l’ultima parola. Il tuo è un annuncio che scomoda, mette in moto, fa correre. Un annuncio che non è possibile tenere per sé. Donaci la grazia di avere occhi che sanno guardare oltre, e gambe che sanno reggere il passo della tua potenza.

Padre nostro…

 

II STAZIONE
I DISCEPOLI TROVANO IL SEPOLCRO VUOTO

Dal Vangelo secondo Giovanni (Gv 20,3-10)

Uscì allora Simon Pietro insieme all’altro discepolo, e si recarono al sepolcro. Correvano insieme tutti e due, ma l’altro discepolo corse più veloce di Pietro e giunse per primo al sepolcro. Chinatosi, vide le bende per terra, ma non entrò. Giunse intanto anche Simon Pietro che lo seguiva ed entrò nel sepolcro e vide le bende per terra, e il sudario, che gli era stato posto sul capo, non per terra con le bende, ma piegato in un luogo a parte. Allora entrò anche l’altro discepolo, che era giunto per primo al sepolcro, e vide e credette.

Si può morire a 14 anni, avendo vissuto pienamente? Chiara Calanna, “Kikot” per la sua famiglia, ci dice di sì. Una ragazza come tante, innamorata della pallavolo, legatissima alle compagne di squadra, che voleva vincere ogni partita. Abitava a Stresa, sul lago Maggiore, dove andava a scuola. Poi la via crucis, per un male al cervello non asportabile. All’inizio la ribellione, mentre il suo corpo si indeboliva pian piano, ma a un certo punto quell'”arrendersi a Dio” che, attraverso i grani del rosario, diventava fiducia in Qualcuno che la attendeva.

Dopo la sua salita al Cielo, in tanti hanno ricominciato ad avvertire Qualcuno accanto a loro, e a percepire la presenza di Chiara in modo diverso, ma non meno forte.

Per ricordarla, i suoi genitori Lino e Valeria hanno fondato il comitato “Per ricordare Chiara”, che ogni anno assegna un premio ai ragazzi della locale scuola media che si sono distinti nell’attenzione agli altri.

Signore Gesù, forse io non ho ancora capito fino in fondo che cosa significhi credere in quel sepolcro vuoto. Spesso spreco le mie giornate e limito ciò che tu invece, risorto dai morti, puoi operare nella mia vita. Quando penso alla morte, a cosa penso? Alla fine di tutto, non al principio dell’eternità, un’eternità con te. Non è facile, sai: hai manifestato la tua potenza proprio nel più grande limite umano, e per accoglierla tutta insieme la mia esistenza mi sembra troppo poco. Donami la grazia di saper sempre guardare oltre: non sei inchiostro su carta di 2mila anni fa, bensì persona viva accanto a me.

Padre nostro…

 

III STAZIONE
GESÙ IN CAMMINO CON I DISCEPOLI DI EMMAUS

Dal Vangelo secondo Luca (Lc 24,13-27)

Ed ecco in quello stesso giorno due di loro erano in cammino per un villaggio distante circa sette miglia da Gerusalemme, di nome Emmaus, e conversavano di tutto quello che era accaduto. Mentre discorrevano e discutevano insieme, Gesù in persona si accostò e camminava con loro. Ma i loro occhi erano incapaci di riconoscerlo. Ed egli disse loro: “Che sono questi discorsi che state facendo fra voi durante il cammino?”. Si fermarono, col volto triste; uno di loro, di nome Clèopa, gli disse: “Tu solo sei così forestiero in Gerusalemme da non sapere ciò che vi è accaduto in questi giorni?”. Domandò: “Che cosa?”. Gli risposero: “Tutto ciò che riguarda Gesù Nazareno, che fu profeta potente in opere e in parole, davanti a Dio e a tutto il popolo; come i sommi sacerdoti e i nostri capi lo hanno consegnato per farlo condannare a morte e poi l’hanno crocifisso. Noi speravamo che fosse lui a liberare Israele; con tutto ciò sono passati tre giorni da quando queste cose sono accadute.  Ma alcune donne, delle nostre, ci hanno sconvolti; recatesi al mattino al sepolcro e non avendo trovato il suo corpo, sono venute a dirci di aver avuto anche una visione di angeli, i quali affermano che egli è vivo. Alcuni dei nostri sono andati al sepolcro e hanno trovato come avevano detto le donne, ma lui non l’hanno visto”.

Ed egli disse loro: “Sciocchi e tardi di cuore nel credere alla parola dei profeti! Non bisognava che il Cristo sopportasse queste sofferenze per entrare nella sua gloria?”. E cominciando da Mosè e da tutti i profeti spiegò loro in tutte le Scritture ciò che si riferiva a lui.

31 anni, originario della Nigeria, John Ogah abita a Roma, dove il 26 settembre scorso, a mani nude, ha bloccato un malvivente armato di mannaia che aveva appena rapinato un supermercato nella periferia sud di Centocelle. Un gesto eroico, che gli è valso il permesso di soggiorno, su proposta dei Carabinieri del Comando Provinciale di Roma. E pensare che John, quel giorno, era all’ingresso di quel Carrefour Express per chiedere le elemosina.

La notte di Pasqua, John è stato battezzato dal Papa durante la veglia in S. Pietro. Padrino, su sua esplicita richiesta, il capitano Nunzio Carbone, comandante della Compagnia di Roma Casilina che per primo aveva preso a cuore la vicenda.

Signore Gesù, chissà cos’avevano pensato i clienti del supermercato, quel giorno, vedendo quel “forestiero”: l’ennesimo delinquente che viene a campare sulle nostre spalle, senza far niente dal mattino alla sera. E chissà la sorpresa nel vederlo rischiare la propria vita a mani nude, per assicurare il malvivente alla giustizia: John era tutt’altro rispetto a chi avevano pensato.

Quante volte i miei occhi sono incapaci di riconoscere quelli di Cristo dietro al volto di un “forestiero”? Quante volte il peso della quotidianità schiaccia il mio sguardo verso terra, impedendomi di scrutare oltre? Ma tu, Gesù, sei sempre lì: dietro i volti di chi incontro, per camminare con me e trasfigurare la mia vita.

Padre nostro…

 

IV STAZIONE
GESÙ DÀ IL POTERE DI RIMETTERE I PECCATI

Dal Vangelo secondo Giovanni (Gv 20,19-23)

La sera di quello stesso giorno, il primo dopo il sabato, mentre erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano i discepoli per timore dei Giudei, venne Gesù, si fermò in mezzo a loro e disse: “Pace a voi!”. Detto questo, mostrò loro le mani e il costato. E i discepoli gioirono al vedere il Signore. Gesù disse loro di nuovo: “Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anch’io mando voi”. Dopo aver detto questo, alitò su di loro e disse: “Ricevete lo Spirito Santo; a chi rimetterete i peccati saranno rimessi e a chi non li rimetterete, resteranno non rimessi”.

Conoscere Alì Ehsani è un po’ come infilare le dita attraverso le mani e il costato di Cristo. Un Cristo risorto, che doveva essere morto e invece è vivo. Un Cristo che ha perdonato chi l’ha messo a morte, porta pace e invita anche noi a perdonare.

Alì il volto di Cristo, insanguinato, l’ha visto per la prima volta nel mar Egeo, una notte di tempesta, mentre l’imbarcazione di fortuna che doveva traghettarlo dalla Turchia alle coste della Grecia stava affondando. Era partito da Kabul 4 anni prima, assieme a suo fratello, dopo che una bomba aveva distrutto la loro casa e ucciso i loro genitori. All’epoca aveva 7 anni. Per giungere in Turchia, aveva camminato per ore sotto il sole cocente, si era nascosto sopra i camion per non essere scoperto dai talebani, era stato imprigionato in un campo di tortura in Iran, aveva schivato i proiettili in mezzo a resti umani. Suo fratello aveva tentato la traversata dell’Egeo prima di lui, su un canotto comprato al supermercato, ma le sue speranze si erano infrante contro le stesse onde che ora, nel freddo della notte e sotto il temporale, facevano così tanta paura ad Alì, che non sapeva nuotare. Perché la vita deve essere così cattiva con lui? Non ha già sofferto abbastanza, dato che ormai al mondo è solo più di un cane? Perde conoscenza e sogna che Cristo lo protegge. Si sveglia sulla spiaggia dell’isola di Lesbo.

Alì ora ha 28 anni, è stato battezzato in San Giovanni in Laterano ed è laureato in Giurisprudenza. Abita a Roma, dove è arrivato nascondendosi sotto la pancia di un camion. Da alcuni mesi insegna ai ragazzi della Scuola Professionale Elis, che lo adorano e venerano con un fratello maggiore da imitare: nonostante tutto, Alì sogna di diventare avvocato, per difendere i diritti dei più deboli. Si chiede sempre perché debba esserci così tanto male nel mondo, ma mai perché molto di questo sia capitato proprio a lui. Anzi, ciò che lo stupisce di più è la quantità di bene che riceve. Intanto si prende cura di tanti ragazzi che, grazie alla sua testimonianza, scoprono l’importanza dello studio, per diventare cittadini e lavoratori onesti. Una vita che profuma di risurrezione e ne fa risorgere tante altre.

Signore Gesù, è vero, spesso il male che ricevo è tutto ciò che vedo. Invece tu mi inviti a rimettere i peccati, perché “a chi rimetterete i peccati saranno rimessi e a chi non li rimetterete, resteranno non rimessi”. Mi inviti a perdonare per primo, perché anch’io possa essere perdonato. Sono stanco di vedere il mio sepolcro coperto dal male che vedo nella mia vita: che risurrezione ci può essere, se non lascio nemmeno uno spiraglio alla speranza? Donami la grazia di risorgere sempre, e di far risorgere gli altri portando loro la tua pace.

Padre nostro…

 

V STAZIONE
GESÙ SI MOSTRA AI DISCEPOLI SUL LAGO

Dal Vangelo secondo Giovanni (Gv 21,2-12)

Si trovavano insieme Simon Pietro, Tommaso detto Dìdimo, Natanaèle di Cana di Galilea, i figli di Zebedèo e altri due discepoli. Disse loro Simon Pietro: “Io vado a pescare”. Gli dissero: “Veniamo anche noi con te”. Allora uscirono e salirono sulla barca; ma in quella notte non presero nulla. Quando già era l’alba Gesù si presentò sulla riva, ma i discepoli non si erano accorti che era Gesù. Gesù disse loro: “Figlioli, non avete nulla da mangiare?”. Gli risposero: “No”. Allora disse loro: “Gettate la rete dalla parte destra della barca e troverete”. La gettarono e non potevano più tirarla su per la gran quantità di pesci.

Allora quel discepolo che Gesù amava disse a Pietro: “È il Signore!”. Simon Pietro appena udì che era il Signore, si cinse ai fianchi il camiciotto, poiché era spogliato, e si gettò in mare. Gli altri discepoli invece vennero con la barca, trascinando la rete piena di pesci: infatti non erano lontani da terra se non un centinaio di metri. Appena scesi a terra, videro un fuoco di brace con del pesce sopra, e del pane. Disse loro Gesù: “Portate un po’ del pesce che avete preso or ora”. Allora Simon Pietro salì nella barca e trasse a terra la rete piena di centocinquantatrè grossi pesci. E benché fossero tanti, la rete non si spezzò. Gesù disse loro: “Venite a mangiare”. E nessuno dei discepoli osava domandargli: “Chi sei?”, poiché sapevano bene che era il Signore.

È passato quasi un anno da quella sera: un veicolo piomba sul London Bridge per travolgere i passanti; pochi istanti dopo, gli attentatori scendono dalla vettura brandendo coltelli e attaccano chiunque si trovi davanti a loro.

Ignacio Echevarria è un avvocato di 39 anni. Originario della periferia di Madrid, lavora a Londra da alcuni mesi. Si era specializzato nella lotta al crimine finanziario, comprese le transazioni a sostegno dei gruppi jihadisti. Terminati gli studi (laurea in Spagna e dottorato alla Sorbona), aveva quindi iniziato a lavorare negli uffici di vigilanza interni agli istituti bancari. Secondo i colleghi, proprio in uno di essi aveva avuto alcuni contrasti con i superiori, a causa della sua fermezza morale.

In Inghilterra Ignacio lavora per l’Hsbc, uno dei grandi colossi della finanza globale: è stato scelto per rafforzare la vigilanza interna dopo gli scandali emersi. Quella sera, passa proprio dal London Bridge con la sua bicicletta. Si ferma, scende e, munito della tavola da skateboard, sua grande passione, si scaglia contro i coltelli degli aggressori. Salva la vita a un passante, ma perde la sua. “Sant’Ignacio dello skate”, così l’ha chiamato El Mundo nell’articolo che gli ha dedicato.

Signore Gesù, chissà se quella sera, sul London Bridge, Ignacio in quei passanti sconosciuti ha visto il tuo volto: il suo gesto, il suo “gettarsi” in strada verso di loro, ricorda tanto quello di Simon Pietro, che si getta in mare per venirti incontro. Io probabilmente non avrei fatto lo stesso: avrei tirato dritto, pedalando a più non posso. Poi, dopo un po’, mi sarei fermato in un luogo sicuro, e avrei chiamato la polizia. Probabilmente troppo tardi.
Signore Gesù, aiutami ad avere la stessa fermezza e lo stesso coraggio di Ignacio, che era un cristiano “tutto d’un pezzo” sempre: dagli incontri di Azione Cattolica al lavoro, dalle piste da skateboard alla strada. È così difficile questa coerenza!

Padre nostro…

 

VI STAZIONE
GESÙ PERDONA PIETRO E GLI CONFERISCE IL PRIMATO

Dal Vangelo di Giovanni (Gv 21,15-19)

Quand’ebbero mangiato, Gesù disse a Simon Pietro: “Simone di Giovanni, mi ami tu più di costoro?”. Gli rispose: “Certo, Signore, tu lo sai che ti voglio bene”. Gli disse: “Pasci i miei agnelli”. Gli disse di nuovo: “Simone di Giovanni, mi ami tu?”. Gli rispose: “Certo, Signore, tu lo sai che ti voglio bene”. Gli disse: “Pasci le mie pecorelle”. Gli disse per la terza volta: “Simone di Giovanni, mi vuoi bene?”. Pietro rimase addolorato che per la terza volta gli dicesse: “Mi vuoi bene?”, e gli disse: “Signore, tu sai tutto; tu sai che ti voglio bene”. Gli rispose Gesù: “Pasci le mie pecorelle.  In verità, in verità ti dico: quando eri più giovane ti cingevi la veste da solo, e andavi dove volevi; ma quando sarai vecchio tenderai le tue mani, e un altro ti cingerà la veste e ti porterà dove tu non vuoi”. Questo gli disse per indicare con quale morte egli avrebbe glorificato Dio. E detto questo aggiunse: “Seguimi”.

Un paio di settimane fa, 31 giovani leader di Bolivia, Colombia, Guiana, Ecuador, Perù, Venezuela e Brasile hanno preso parte a una settimana di formazione per la promozione delle culture e della biodiversità dell’Amazzonia. L’incontro, ospitato dal centro arcidiocesano Marombà di Manaus (Brasile), era coordinato dal settore formativo e dalla pastorale giovanile della Rete Ecclesiale Panamazzonica (Repam) e ha trattato temi legati alla realtà locale, culturale, sociale e religiosa dell’Amazzonia alla luce dell’enciclica Laudato Si’.

“I giovani devono rendersi conto che sono i leader di oggi, non di domani. Dobbiamo avere il coraggio di vivere e testimoniare il Vangelo di Cristo” afferma all’Agenzia Fides Leah Casimero, membro del popolo wapichan della Guyana, laureata in amministrazione d’impresa e attualmente impegnata in un programma regionale di istruzione bilingue wapichan-inglese. “Ho compreso il contributo specifico che posso dare come leader giovanile” confida invece Deivisson Souza, giovane ingegnere agronomo brasiliano, che aggiunge: “Non sono solo in questa missione. I rapporti di amicizia sono davvero forti, basati sul nostro comune amore per l’Amazzonia e per la strada di Gesù Maestro”. Omar Alvarado, studente di architettura colombiano, sottolinea infine: “Siamo arrivati a Manaus avviliti per i danni ecologici che vediamo nei nostri paesi. Condividere le nostre culture e i nostri percorsi di spiritualità evangelica e di azione ci ha rincuorato e ha rinnovato la nostra fiducia di poter cambiare il volto dei nostri rispettivi paesi”.

Signore Gesù, che ti sei accontentato delle debolezze di Pietro, e non hai voluto scegliere un uomo migliore, apparentemente perfetto, per “pascere le tue pecore”, accontentati anche della mia vita, ma soprattutto aiutami a capire che la mia debolezza non è una scusa, ma una condizione preziosa attraverso cui far passare la tua grazia. Tante volte penso di non essere degno di seguirti, di “pascere le tue pecore”, perché mi sembra di non essere capace di tutto quell’amore che tu chiedi: mi sembra di non essere all’altezza. Ma tu, attraverso le parole rivolte a Pietro, ricordi anche a me che sempre basto, che sempre basta ciò che ho da offrire, se offerto nel tuo nome e per gli altri, per l’umanità. Assieme a te, anche la mia debolezza può fare grandi cose.

Padre nostro…

 

VII STAZIONE
GESÙ SALE AL CIELO

Dagli Atti degli Apostoli (At 1,6-11)

Così venutisi a trovare insieme gli domandarono: “Signore, è questo il tempo in cui ricostituirai il regno di Israele?”. Ma egli rispose: “Non spetta a voi conoscere i tempi e i momenti che il Padre ha riservato alla sua scelta, ma avrete forza dallo Spirito Santo che scenderà su di voi e mi sarete testimoni a Gerusalemme, in tutta la Giudea e la Samaria e fino agli estremi confini della terra”. Detto questo, fu elevato in alto sotto i loro occhi e una nube lo sottrasse al loro sguardo. E poiché essi stavano fissando il cielo mentre egli se n’andava, ecco due uomini in bianche vesti si presentarono a loro e dissero: “Uomini di Galilea, perché state a guardare il cielo? Questo Gesù, che è stato di tra voi assunto fino al cielo, tornerà un giorno allo stesso modo in cui l’avete visto andare in cielo”.

In Bolivia le stelle non sono le stesse del cielo polacco, ma quella che guidava Helena l’accompagnava ovunque: “Avrete forza dallo Spirito Santo che scenderà su di voi e mi sarete testimoni a Gerusalemme, in tutta la Giudea e la Samaria e fino agli estremi confini della terra”. Helena questa forza la viveva davvero: per “causa sua” aveva già vissuto esperienze di volontariato in Romania, Ungheria e Zambia, e dopo gli studi in Ingegneria Chimica aveva ora deciso di spendere alcuni mesi “agli estremi confini della terra”.

Neanche un anno prima, alla Giornata Mondiale della Gioventù di Cracovia, dove aveva prestato servizio come volontaria, aveva sentito parlare dell’orfanotrofio di Cochabamba. Lì è stata uccisa a 25 anni, durante un tentativo di rapina finito male, dopo sole due settimane di permanenza in Sud America.

“Perché state a guardare il cielo?”. La vita di Helena Kmieć ci dice che il cielo non è fatto per staccarci da terra, ma per unire ed essere contemplato da ogni angolo del nostro pianeta, attraverso i più fragili.

Signore Gesù, quante volte guardo verso il cielo senza accorgermi dell’annuncio degli “uomini in bianche vesti” accanto a me? Donami la capacità di intessere la mia vita come un ricamo che unisce la terra al cielo, e il cielo alla terra; di contemplarti attraverso i fratelli e di servire i fratelli vedendo in loro la tua presenza. Senza confini, bensì “fino alla fine del mondo”, con la forza del tuo Spirito.

Padre nostro…

 

VIII STAZIONE
GESÙ MANDA AI SUOI DISCEPOLI LO SPIRITO SANTO

Dagli Atti degli Apostoli (At 2,1-11)

Mentre il giorno di Pentecoste stava per finire, si trovavano tutti insieme nello stesso luogo. Venne all’improvviso dal cielo un rombo, come di vento che si abbatte gagliardo, e riempì tutta la casa dove si trovavano. Apparvero loro lingue come di fuoco che si dividevano e si posarono su ciascuno di loro; ed essi furono tutti pieni di Spirito Santo e cominciarono a parlare in altre lingue come lo Spirito dava loro il potere d’esprimersi. Si trovavano allora in Gerusalemme Giudei osservanti di ogni nazione che è sotto il cielo. Venuto quel fragore, la folla si radunò e rimase sbigottita perché ciascuno li sentiva parlare la propria lingua. Erano stupefatti e fuori di sé per lo stupore dicevano: “Costoro che parlano non sono forse tutti Galilei? E com’è che li sentiamo ciascuno parlare la nostra lingua nativa? Siamo Parti, Medi, Elamìti e abitanti della Mesopotamia, della Giudea, della Cappadòcia, del Ponto e dell’Asia, della Frigia e della Panfilia, dell’Egitto e delle parti della Libia vicino a Cirène, stranieri di Roma, Ebrei e prosèliti, Cretesi e Arabi e li udiamo annunziare nelle nostre lingue le grandi opere di Dio”.

Non erano Parti, Medi, Elamiti, ma francesi, brasiliani, nigeriani i giovani che dal 19 al 24 marzo si sono riuniti a Roma attorno a Papa Francesco. Come sottolineato da suor Nathalie Becquart durante la conferenza stampa di presentazione del documento finale, in vista del sinodo di ottobre “hanno espresso la loro gioia di camminare insieme in una Chiesa inclusiva, aperta, umana, radicata nel mondo e rivolta verso il futuro. (…) Anche i non credenti e i fedeli di altre religioni presenti all’incontro si sono sentiti accolti pienamente”. Percival Holt, giovane indiano, ha spiegato che il documento “è un grido dei giovani per essere ascoltati e affinché sia mostrato loro il modo di vivere in un mondo caotico”, mentre Laphidil Twumasi, di origini ghanesi ma residente a Vicenza, ha raccontato che “pur avendo diversi bagagli culturali, abbiamo avuto quasi tutti le stesse idee e pensieri su questi temi. Abbiamo a cuore il progresso della Chiesa e della società in generale. Quindi, come ha detto Papa Francesco, noi non siamo scemi e la nostra voce deve essere ascoltata e presa in considerazione”.

Signore Gesù, cosa diresti, cosa faresti tu se oggi decidessi di incarnarti di nuovo in una qualsiasi delle nostre parrocchie o movimenti ecclesiali? Me lo chiedo spesso. Forse ci spiegheresti che in realtà non stiamo capendo niente, che il tuo Spirito l’abbiamo rinchiuso nel sepolcro, che ci volevi nel ma al tempo stesso non del mondo, e invece noi continuiamo solo a oscillare tra i due eccessi.
Com’è difficile capirsi, tra cattolici, anche se parliamo magari la stessa lingua! Perché è una lingua “soggettiva”, che mette i propri “pallini” al primo posto: è una lingua che divide, non è quella del Vangelo. Quando si parla la lingua del Vangelo, ci si capisce anche se si proviene da mondi diversi. Perché il Vangelo unisce, sintonizza tutti sulla stessa lunghezza d’onda, fa respirare all’unisono. Ecco, aiutaci ad essere questo “respiro” del mondo che, come lo Spirito, fa nuove tutte le cose.

Padre nostro…

La gioia del Signore Risorto sia la nostra forza.
Andiamo in pace

 

 

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