Gesù è condannato a morte
“Nessuno ti ha condannata? Nemmeno io ti condanno: va’ e non peccare più”.
Tu sei viscere di compassione.
Tu sei tenerezza che si china.
Tu sei sguardo colmo di perdono
– che chiede a Pietro di perdonarsi
perché tu l’hai perdonato.
Tu sei il Giusto che giustifica;
Tu sei l’innocente che comprende.
Tu, fonte di ogni bontà e giustizia,
Tu, sempre pronto ad accoglierci,
Tu – sei condannato a morte.
Gesù, tu non ci hai mai condannati. Anche se il tuo sguardo purissimo soffre a vedere il nostro male, tu fissi i tuoi occhi nei nostri. Ci chiedi solo di amarti.
Gesù è caricato della croce
“Il mio giogo è dolce, e il mio carico è leggero”.
Dolce? Leggero? Il legno della croce,
tronco massiccio su spalle già sfinite
flagellate
erose dalla violenza?
Non vedi che vacilli, Signore,
sotto il peso della croce?
Dolce e leggero è il peso del bambino
nel grembo della mamma,
anche se la schiena duole
e le gambe fiacche non sorreggono.
Dolce è ogni peso che porta alla vita.
Leggero è ogni peso portato per amore.
Gesù, tu ci chiedi di prendere il tuo giogo su di noi. Ma se non riuscivi a portarlo tu, dovremmo farcela noi, che siamo debolissimi, incostanti, capricciosi? Sotto il giogo si sta in due, Tu e io. La nostra dura cervice si pieghi sotto il tuo giogo. E guardandoci negli occhi lo porteremo insieme.
Gesù cade per la prima volta
“C’è in me il desiderio del bene ma non la capacità di farlo”.
Tu che non hai peccato
non sai cosa voglia dire
un cadere che porta a cadere
un fallire che genera fallimento.
Ogni nostra colpa ci rende più difficile
astenerci dal male
guardare in alto
sperare.
Nel calice del Getsemani
hai voluto che ci fosse anche questo.
Caduto a terra, piangevi,
pregavi,
sudavi sangue
affranto.
Gesù, liberaci dall’abitudine, liberaci dallo sconforto, liberaci dallo scoraggiamento; liberaci quando ci cadono le braccia e siamo tentati di lasciarci perdere. Traici a te con vincoli di affetto, come chi solleva un bimbo alla sua guancia, per dirci che credi ancora in noi.
Gesù incontra sua madre
“Ma poi non si ricorda più del dolore, per la gioia che è venuto al mondo un uomo”.
Tu sei più tenero
della più tenera delle madri;
più premuroso
della madre più attenta;
più compassionevole
della più affettuosa fra le mamme.
Nella folla vedi la tua, la dolcissima,
colei che ha rapito il cuore della Trinità.
Il suo sguardo muto
dice un dolore senza fine:
per te, per noi,
per il male che dilaga
apparentemente senza freno.
Il tuo sguardo le dice
“Ti amo”.
Il suo ti dice
“Lo so. Anch’io”.
La spada le trapassa il cuore
come a te
fra poco
la lancia.
Gesù, tu chiami madre tua chi ascolta la tua Parola, chi fa la volontà del Padre. Facci vivere la tua Passione con il cuore di tua Madre, per sentire con te il tuo dolore, per farci sconvolgere dal male senza rassegnarci, per farci tener fisso lo sguardo sulla promessa del Dio fedele.
Gesù è aiutato a portare la croce da Simone di Cirene
“Crescete, moltiplicatevi, riempite la terra e soggiogatela”.
Non hai mai voluto essere solo.
Non sei un Dio solitario.
In te sei Tre,
perché hai sete di bellezza da contemplare.
E ci hai creati
non solo per aver qualcuno da amare
ma anche perché qualcuno
liberamente
ti amasse.
Tu che hai creato ogni cosa
Tu che sei pienezza e totalità
Tu in cui niente è perfettibile
Tu hai bisogno di noi
scegli di aprire la tua mano
perché possiamo deporvi
quel nostro nulla
che brami.
Gesù, sei tu che devi sostenerci; sei tu che ogni giorno ci dai tutta la pienezza della tua vita immortale per nutrire la nostra debolezza e permetterci di camminare qualche altro passo. Tu, senza il quale non possiamo nulla, chiedi a noi di aiutarti. Non sappiamo perché lo fai, non sappiamo come faremo, ma ci siamo.
La Veronica asciuga il volto di Gesù
“Ecco lo Sposo, andategli incontro”.
Tu sei figura del Padre
Tu trasfigurato come luce
e come neve
nella tua divinoumanità.
Tu sfigurato dagli sputi
dalle bastonate
dalle sberle
volto privato
della dignità
di ogni volto umano.
Tu che mi configuri a te
mi trasfiguri in te
e sul mio volto
sfigurato dal male
scrivi la tua Bellezza.
Gesù, non osiamo accarezzare il tuo volto; non possiamo posare le dita sulla santità del Figlio Amato. Tale è la tua bellezza che anche sfiorarti, con il nostro peccato, è come percuoterti. Ma tu, o amatissimo, o bellissimo, coronato di spine come un roseto, ti lasci tergere da un fazzoletto. Intimità che ci commuove.
Gesù cade per la seconda volta
“Vedrete il Figlio dell’Uomo alla destra della Potenza”.
Ti vedo ritto in piedi
rivestito delle vesti regali
della tua divinità
circondato della luce
dell’amore di Dio.
Davanti a te ogni ginocchio si piega
nei cieli
sulla terra
e sotto terra.
Ora sei tu
sotto terra
carne colpita
schiacciata da un legno.
Sei tu
il mio Signore?
Gesù, Potenza impotente del Dio onnipotente, forza debole del Dio forte, sfolgorare fumigante del Dio della luce, canna incrinata che Tu non avresti spezzato, che il Male spezza, noi adoriamo la tua perfezione che si manifesta nell’imperfezione, la tua Potenza che si manifesta nella debolezza.
Gesù consola le donne di Gerusalemme
“Rachele piange i suoi figli e non vuole essere consolata, perché non sono più”.
Tu sei il Figlio
il Figlio Amato del Padre
il Figlio dell’Uomo
il Figlio della Vergine.
Sei il figlio di tutte le mamme
di tutte le donne.
Non c’è donna che non si incanti
di fronte al sorriso di un neonato
agli occhi ridenti di un lattante.
Tu hai reso così belli i bambini
così irresistibili per tutte noi
disegnando nel loro sorriso
la tua innocenza
la tua purezza
il tuo fascino.
Nei nostri bambini
noi adoriamo te;
dei piccoli ci affascina
il ricordo della tua santità.
Lasciati abbracciare,
lasciati consolare
figlio mio.
Gesù, grazie per aver lasciato nel mondo l’innocenza della maternità, l’innocenza dei bambini. Grazie perché il Serpente non ha potuto avvelenare la prima risata di un figlio d’uomo, il sorriso di una madre dopo il parto. Grazie perché tu, Figlio, chiami noi a esserti madri.
Gesù cade per la terza volta
“Alzatevi, levate il capo: la vostra liberazione è vicina”.
Non c’è uomo che non sogni di volare.
Potremmo desiderare così tanto le ali
se non fossimo creati per il cielo?
Potremmo de-siderare
semplicemente
se non fossimo creati per le stelle?
Il tuo sguardo
vede solo la polvere
della strada
i piedi dei passanti
le zampe dei cani
le ruote dei carri.
Come un Prigione che esce dal marmo
tenti di uscire dal nostro peccato.
Sei chiamato
a restarvi
fino alla morte di croce.
Gesù, il Padre ha formato dalla terra i figli d’uomo. Tu, infinito Dio, e uomo impastato di Cielo, ora sei terra con la terra, polvere con la polvere; fatto peccato per amor nostro, schiacciato dalla croce prendi su di te l’antica maledizione – polvere mangerai. Tutto questo per amor nostro, tutto questo per distruggere in te il peccato.
Gesù è spogliato delle vesti
“Ho avuto paura, perché ero nudo”.
Ci sono vesti
che rendono obbedienti.
La veste del paziente
di fronte al camice.
La veste del prigioniero
di fronte al poliziotto.
La veste del frate
di fronte al Papa.
La veste del mozzo
di fronte al capitano.
La veste del cameriere
di fronte al cliente.
E c’è chi non ha più vesti
e deve obbedire a tutti.
C’è chi non ha più vesti
ed è disprezzato da tutti.
L’ultimo degli ultimi.
Gesù, Figlio dell’Uomo vestito di candido lino e avvolto da una cintura d’oro, Figlio di Dio dalle vesti più candide della neve, Sposo che cinge la spada al suo fianco e splende di maestà, ora ti è negato persino il pudore, il “palliativo” di un mantello di compassione. Abbassiamo lo sguardo di fronte alla tua infinita povertà.
Gesù è inchiodato sulla croce
“Lei non ha smesso di baciarmi i piedi”
Ti lasci fare.
Non puoi far altro.
Se mi avvicino
a baciarti i piedi inchiodati
tu mi devi lasciar fare.
Sei vivo
ma privo di volontà;
non puoi più nulla
come un quadro appeso a un muro
come un Cristo in croce.
Fra tanta violenza
fra sguardi indifferenti
fra risa sconce
– e di tutto ciò
sono colpevole anch’io –
lascia, o Signore
che ti sfiorino le mie labbra
adorandoti.
Gesù, di tante morti hai scelto la croce. C’è un’infinita bellezza nell’orrore della tua morte. C’è un Uomo sospeso fra cielo e terra. C’è un Uomo a braccia spalancate. C’è una scala di Giacobbe e una linea dell’orizzonte. C’è una kenosis da filo a piombo, c’è una lode che si estende fino ai confini della terra. C’è il nostro Signore, crocifisso. E il nostro sguardo su di Lui.
Gesù muore in croce
“Ora la mia gioia è piena”.
È compiuto.
Il tempo è compiuto,
convertitevi e credete al Vangelo.
Si compia in me
la tua volontà.
Siate perfetti
come è perfetto il Padre vostro.
Sono venuto
perché abbiate la gioia
in pienezza.
È compiuto.
Gesù, con l’ultimo respiro finisce tutto. Come si annuncia un nuovo figlio d’uomo con un pianto da agnellino, così si annuncia la fine con un respiro spezzato. E noi non sappiamo darci pace del perché si muoia. Tu non ce lo spieghi, Gesù; ma scegli di percorrere con noi il cammino dal vagito al rantolo. Per dirci che non finisce lì. E che sarai con noi quando anche a noi giungerà Sorella Morte.
Gesù è deposto dalla croce
“Chi è colui che ascese se non colui che è disceso dal Cielo?”
Da Betlemme al Golgota
dalla stalla al sepolcro
dalle fasce alla Sindone.
Dal grembo di una puerpera fanciulla
al grembo di una Madre senza più lacrime.
Dal canto degli angeli – pace e gloria –
al silenzio del Creato.
Dalla notte rischiarata da una Stella
a un giorno in cui il sole è oscurato.
Finiamo i nostri anni come un soffio,
e tu hai provato anche questo.
Gloria al Signore crocifisso
pace al suo Corpo deposto.
Gloria a Dio nel più alto dei cieli
pace al solo Uomo Buono.
Gesù, dall’alto dei cieli sei sceso, fatto uomo in Maria. Sei cresciuto in età, sapienza e Grazia. Sei stato innalzato e hai attirato tutti a te. Ora quel Corpo che ha dato tutto e sofferto tutto è calato dal talamo, trono e altare. Ora la Madre ti accarezza ancora una volta; e, di tutti, lei sola crede che non sarà l’ultima. Ma in quel crepuscolo della Parasceve, solo lei sa ancora credere.
Il corpo di Gesù è deposto nel sepolcro
“Lo avvolse in fasce e lo depose nella mangiatoia”.
Maria ha accolto lo Spirito.
Maria ha accolto la Parola.
Maria ha donato il suo corpo.
Maria ha donato la sua vita.
Maria ha tessuto il tuo corpo.
Maria ti ha donato la tua vita.
Maria accoglie il tuo corpo
senza vita.
Maria depone nella terra
il chicco di frumento
morto
che porta frutto
e non rimane solo.
Maria vede il Pane di Vita
nel seme sotto la neve.
Maria sa che la Pasqua
le renderà il Figlio
che si è occupato delle cose del Padre Suo.
Maria
nel silenzio
medita queste cose
e le custodisce nel suo cuore.
Gesù, fatto Pane eucaristico tu scendi dentro di noi, come entrasti nel buio del sepolcro. Il tuo Corpo deposto in una tomba nuova accetta di scendere in cuori non più nuovi, non più puri. Noi adoriamo il tuo Corpo crocifisso, adoriamo il tuo Corpo immacolato, adoriamo il Figlio d’Uomo senza più vita, adoriamo l’Eucaristia che è Pane di Vita.
Cuore di donna non mente.
Cuore di mamma tutto comprende.
Sublime in ” .. incontra sua madre”
Sublime quel:
” Lo so. Anch’io”.
Evinco dal tuo testo la possibilitå di condensare tutta la Via Crucis in un succedersi di CONTRATI CONTRAPPOSTI.
A significare quanto può//NON può Dio essere Uomo e l’Uomo non essere Dio.
PS io rileggerei il passo che la Croce è troppppo pesante x noi cosí:
Gesú nella Passione ha sublimato tutti i ns dolori, ha fatto proprie tutte le ns lacerazioni.
Liberando cosí noi.
Se dovessi cercare un senso alla favoletta del Peccato Originale sarebbe questo.
Sublime.Vero, Chiara?