La Via Crucis dei fidanzati

Questo venerdì santo le meditazioni sono nate da una coppia di fidanzati, che sono tra coloro che hanno pagato un prezzo alto in questa pandemia, nel cammino di crescita e condivisione nell'amore
2 Aprile 2021

Con la Via Crucis Gesù ci dà un esempio forte dell’amore che si dà fino alla morte. Crediamo che l’amore sia un cammino, una via appunto, che attraverso varie tappe, incontri, ostacoli e condivisioni porta alla consegna di sé. Meditando sulle stazioni abbiamo cercato di cogliere in ciascuna un passo, un particolare insegnamento d’amore, che Gesù offre per la nostra vita.
Abbiamo scelto di introdurre ogni stazione con alcuni versetti del Vangelo di Matteo, proclamato nelle liturgie del Triduo nella Chiesa di Milano, e di concluderle con brevi stralci tratti dalle Fonti Francescane. La parrocchia e la vita di San Francesco sono i luoghi a noi personalmente cari, che hanno fino ad oggi alimentato la nostra fede.

1.    Gesù è incoronato di spine

“Allora i soldati del governatore condussero Gesù nel pretorio e gli radunarono attorno tutta la coorte. Spogliatolo, gli misero addosso un manto scarlatto e, intrecciata una corona di spine, gliela posero sul capo, con una canna nella destra; poi mentre gli si inginocchiavano davanti, lo schernivano: “Salve, re dei Giudei!”. E sputandogli addosso, gli tolsero di mano la canna e lo percuotevano sul capo.” (Mt 27, 27-30)

L’Amore che viene nel mondo ha un Volto bello – un volto “da Dio” – che l’uomo spesso non riconosce, anzi sfigura, deride e de-tronizza da quel posto, il centro del cuore che, solo, può renderlo regale.
Amare è il contrario del giudizio, dell’insulto, della svalutazione… quante volte invece nei nostri giorni critichiamo il nostro fidanzato o fidanzata, il coniuge, i colleghi, gli amici, gli estranei? O magari pensiamo di essere superiori, di avere sempre ragione, fino ad arrivare talvolta a far male all’altro?
Questo Gesù ci mostra che l’Amore è disposto ad esporsi, essere frainteso e soffrire. È forse solo incrociando quegli occhi e quel capo che possiamo aprire gli occhi sulle “spine” che spesso infliggiamo o riceviamo… e farci cambiare. Talvolta lunghi, ma non impossibili, sono i nostri cammini umani per riconoscere questo Volto, imparare a ricoprirlo di rispetto e calore per dargli dignità. Se trasformassimo giudizi sprezzanti in parole buone e oneste o – se non si riuscisse – almeno in silenzi di attesa e pazienza, forse non staremmo già permettendo all’Amore di occupare il suo vero posto?

“Hanno deposto contro di me il male per bene, e odio in cambio del mio amore… davanti a te stanno tutti quanti mi fanno soffrire, il mio cuore si aspetta obbrobrio e miseria” (Ufficio della Passione del Signore, Fonti Francescane)

 

2.    Il Cireneo porta la Croce di Gesù

“Mentre uscivano, incontrarono un uomo di Cirène, chiamato Simone, e lo costrinsero a prender su la croce di lui.” (Mt 27,32)

Che pessima giornata, per questo uomo. Di passaggio nel posto sbagliato e nel momento sbagliato, costretto a fermarsi e a ritardare le faccende della propria quotidianità, umiliato dall’arroganza dei soldati, costretto a portare il peso e la sporcizia della croce di un condannato. Ribellarsi, d’altra parte, non è il caso: i soldati non si fanno molti scrupoli; conviene obbedire e portare questa croce. Che pessima giornata, per il povero Simone.
Eppure, noi crediamo che nel cammino del Calvario un incrocio di sguardi abbia portato una imprevista empatia. E la fatica sopportata con frustrazione sia diventata desiderio di aiutare, di sollevare il Condannato dal suo grave peso. Che grande giornata, allora, per quest’uomo che ha accolto l’occasione datagli per fare il Bene. Che grande giornata per Simone, che ha avuto il privilegio di alleviare un poco le sofferenze del Cristo.
Pensiamo al bene che facciamo per forza. L’ascolto dato sbuffando alle trite lamentele di un anziano; l’annuire poco convinto alle richieste importune di un amico, solo per non sentirne più l’insistenza; l’aiuto dato al collega inesperto solo perché lo chiede il capo, quando ormai è passata l’ora di andare a casa. E nella vita di coppia, quante volte amare diventa difficile…
Chiediamo che avvenga anche per noi questo miracolo, di trasformare il bene fatto per forza in un bene fatto per amore. Un altro miracolo sul cammino della Croce. Un passo in più per trasformare il nostro cuore.

“Se noi tutte queste cose sosterremo pazientemente e con allegrezza, pensando le pene di Cristo benedetto, le quali dobbiamo sostenere per suo amore; o frate Lione, iscrivi che qui e in questo è perfetta letizia.” (Fioretti di San Francesco, Fonti Francescane)

 

3.    La Veronica asciuga il volto di Gesù

“Ed ecco una donna, che soffriva di emorragia da dodici anni, gli si accostò alle spalle e toccò il lembo del suo mantello.Pensava infatti: “se nche solo toccherò il lembo del suo mantello sarò guarita”. Gesù voltatosi, la vide e disse: “ Coraggio, figliola, la tua fede ti ha guarita”. E in quell’istante la donna guarì.” (Mt 9, 20-22 – secondo alcune tradizioni, la Veronica che asciugò il volto di Gesù sul cammino del Calvario è la stessa donna di questo episodio)

Ci siamo domandati che senso avesse il gesto apparentemente “inutile” di questa donna: pulire con un piccolo fazzoletto il volto di Gesù può sembrare poca cosa, dato che la flagellazione e le tumefazioni sul suo corpo di ben altro avrebbero necessitato, per alleviare la sofferenza.
Eppure, quello è stato un gesto femminile di infinita tenerezza… solo una donna che ama sa che anche i piccoli gesti di cura, apparentemente insignificanti, fanno la “differenza” nell’amore.
In tempi di pandemia, come questi, ci sono gesti che possono essere un modo creativo per essere “vicini” a chi si ama ma vive lontano: una confidenza a fine giornata sull’ansia e la preoccupazione per l’incertezza del lavoro e della salute, un piatto cucinato con cura, proprio quello preferito… Questi gesti sono quel “fazzoletto” accostato con delicatezza al volto di Gesù. Quel Gesù che deve avere, con un solo sguardo, ricolmato di pienezza quella donna, guarita così da una “emorragia” di Amore.

“[…] Ti stimo collaboratrice di Dio stesso e sostegno delle membra deboli e vacillanti del suo ineffabile corpo” (Lettera terza di Santa Chiara alla Beata Agnese, Fonti Francescane)

 

4.    Gesù cade la terza volta

“Giunti a un luogo detto Gòlgota, che significa luogo del cranio, gli diedero da bere vino mescolato con fiele; ma egli, assaggiatolo, non ne volle bere.” (Mt 27, 33-34)

Si dice che quella che stiamo attraversando in questi giorni sia la “terza ondata” del virus che ci attanaglia, e se ne sente il peso… come fossimo schiacciati anche noi per una terza volta.
Ma anche se siamo immersi in questa macroscopica “croce”, non dobbiamo sottrarre alla nostra vista quei “pesi quotidiani” sotto cui soccombiamo ogni giorno. Talvolta sono eventi che ci investono (lutti, malattie…) di fronte a cui proviamo impotenza e rabbia, ma molto più spesso sono cadute causate dalle nostre fragilità, dai nostri peccati, ovvero dai nostri “bersagli mancati” circa il bene e la verità. Quanto dolore per ciò che da noi non dipende e ci cade addosso, ma quanto più dolorosa è la pena per ciò che viene da noi e genera male a noi stessi e agli altri. Sono le nostre cadute dovute alla solitudine, a vuoti e “fame d’amore” che conducono all’egoismo del corpo e dei sentimenti, mancanze di coraggio nel prendere la parte di chi conta di meno, paure di rischiare la vita sul serio per donarla ad un uomo o una donna per il futuro…
In questo, però, non siamo soli. Gesù, perfetto nell’Amore, ha scelto la piccola via dell’essere come noi, ha scelto di farsi schiacciare per patire con noi, senza condannarci… solo chi ama davvero è disposto a fare così.

“Una volta sulla mezzanotte (…) un frate gridò all’improvviso: “Muoio! Muoio!”.
Chi ha gridato: “Muoio?”. Quello rispose: “Io”. Riprese Francesco: “Che hai fratello?” Di cosa muori?”. “Muoio di fame”. Francesco, da uomo pieno di bontà e gentilezza, fece subito preparare la mensa. E affinché quel fratello non si vergognasse a mangiare da solo, si posero tutti a mangiare insieme con lui.” (Leggenda Perugina, Fonti Francescane)

 

5.    Gesù è spogliato delle vesti

“Dopo averlo quindi crocifisso, si spartirono le sue vesti tirandole a sorte. E sedutisi, gli facevano la guardia.” (Mt 27, 35-36)

Sulla Croce Gesù è nudo. Già al momento della condanna è spogliato dei suoi vestiti, ed ora questi ultimi suoi beni sono dispersi e gettati via, tirati a sorte. Sulla Croce, Gesù spogliato dei vestiti ci mostra ancora una volta un Amore che si dona totalmente e non ha paura di mostrarsi debole.
I vestiti riparano dal freddo e proteggono dai raggi ustionanti del sole. Sono la buona immagine di noi che vogliamo dare alla gente. I vestiti sono la nostra armatura, l’ultima barriera che protegge la nostra debolezza dallo sguardo degli altri. Gesù ci mostra un amore che arriva al punto di levare ogni armatura che ci protegga, al punto di rinunciare all’immagine preconcetta che abbiamo di noi. Al punto da lasciarci come in balia degli eventi, con quelli che sembrano gli ultimi beni a noi rimasti gettati a sorte, a caso! Gesù forse ci dice che fino a questo punto deve arrivare l’amore quando seguiamo la sua chiamata, quando seguiamo la nostra vocazione. Nudi, disarmati, veri… Ci chiediamo: a che punto è invece il nostro amore verso la persona che diciamo di amare o di voler amare, per la vita?
A che punto è il dono al mondo che facciamo tramite la nostra professione? A che punto è la nostra carità verso i “prossimi” che incontriamo?

“Mentre ancora viveva nel mondo, un giorno gli si parò davanti un lebbroso: fece violenza a se stesso, gli si avvicinò e lo baciò.” (Vita Prima da Celano, Fonti Francescane)

 

6.    Gesù muore in Croce 

“E Gesù, emesso un alto grido, spirò.” (Mt 27, 50)

Condannato davanti a Pilato, in cammino sul Calvario e stremato sotto il peso della Croce, Gesù rimane sempre in silenzio. Nel momento culminante della morte, emette un alto grido.  Noi, di fronte a questo, invece, restiamo senza parole. Come possiamo, piccoli uomini, comprendere questo gesto? Non è il momento del comprendere, del capire e dell’analizzare, è il momento del silenzio. Il silenzio dell’uomo davanti al mistero di Dio.

“Altissimo, glorioso Dio,
illumina le tenebre de lo core mio,
et dame fede dricta,
speranza certa e carità perfecta,
senno e cognoscemento, Signore,
che faccia lo tuo santo e verace comandamento. Amen.”

(Preghiera davanti al Crocefisso di San Damiano, Fonti Francescane)

 

7.    Gesù è deposto dalla Croce

“Venuta la sera giunse un uomo ricco di Arimatèa, chiamato Giuseppe, il quale era diventato anche lui discepolo di Gesù. Egli andò da Pilato e gli chiese il corpo di Gesù. Allora Pilato ordinò che gli fosse consegnato. Giuseppe, preso il corpo di Gesù, lo avvolse in un candido lenzuolo e lo depose nella sua tomba nuova, che si era fatta scavare nella roccia; rotolata poi una gran pietra sulla porta del sepolcro, se ne andò.” (Mt 27, 57-60)

Il gesto nobile e coraggioso di reclamare da Pilato il corpo di Gesù è compiuto da un personaggio finora sconosciuto. Il lettore del Vangelo rimane disorientato: chi è questo Giuseppe? Ripercorre all’indietro i capitoli, rilegge i racconti dei miracoli, scorre i tanti e tanti incontri del Maestro, e non lo trova. Non è Giovanni, né Pietro, né Giacomo, gli amici prediletti che Gesù aveva portato sul monte della Trasfigurazione. Non è uno degli altri Apostoli. Forse un parente allora? Chi, se non un parente prossimo, chiede di poter seppellire un defunto? E nel sepolcro preparato per sé, addirittura!
Ma “chiunque fa la volontà del Padre mio che è nei cieli, questi è per me fratello, sorella e madre.” (Mt 12, 50) Giuseppe d’Arimatea appare come il seme di una nuova famiglia di Gesù. Sembra quasi che voglia cominciare a ricambiare l’Amore che vede lì incarnato. E noi lo contempliamo, facendoci piccoli, e pregando di potere un poco imparare da lui, stringere legami che siano seme di nuove famiglie, di nuova umanità…

“Tu sei santo, Signore solo Dio, che compi meraviglie.”

(Lodi di Dio Altissimo, Fonti Francescane)

 

2 risposte a “La Via Crucis dei fidanzati”

  1. Maria Teresa Pontara Pederiva ha detto:

    Grazie, è sempre significativo prendere in mano le Fonti Francescane (FF) e leggere la vicenda di Francesco e seguaci: originale l’accostamento nella Via Crucis carica di spiritualità e bellissima l’immagine finale dei “legami da stringere, seme di nuove famiglie”.

  2. Lella Noce Ginocchio ha detto:

    Una Via Crucis che trasuda domande vere, riflessioni profonde e piene di tutta la freschezza che vive in giovani anime in cammino. Grazie ragazzi per averle condivise, il mondo ha bisogno della vostra carica di Bene!

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