Il desiderio di dare

«Questa vedova, così povera, ha gettato nel tesoro più di tutti gli altri»
11 Novembre 2018

XXXII domenica del tempo ordinario: Mc 12,38-44

LA VEDOVA POVERA (dal Dittico delle cinque parti, fine V secolo, Milano, Museo del Duomo)

 

Dialogo immaginario tra il committente dell’opera (C.) e l’artista (A.).

C. «Ho bisogno, per un Evangeliario, di due copertine in avorio, una in apertura e l’altra in chiusura. Le vorrei scolpite a bassorilievo e divise in cinque parti».

A. «E quali immagini dovrei utilizzare?».

C. «Dovendo fare bella figura, mi serve che la parte centrale faccia restare a bocca aperta chi la guarda. Andrei su due simboli del Cristianesimo: l’agnello di Dio sulla copertina principale e, in controcopertina, la croce gemmata. Utilizzando pietre dure, perle, smalti e filigrana dorata, senza badare a spese».

A. «Bene. Invece… sopra e sotto, che cosa mettiamo?».

C. «Di sicuro, ho bisogno che non vengano scordati i quattro evangelisti. Direi di inserirli negli angoli, due per copertina: in alto il loro simbolo e in basso il volto».

A. «E nello spazio rimanente?».

C. «Per ogni copertina sono ancora a disposizione quattro parti: una sopra e una sotto, tra gli evangelisti; poi una a sinistra e una a destra, ciascuna delle quali è da suddividere in tre piccoli riquadri. In tutto sono otto spazi per copertina, in cui fermare i momenti-chiave della vita di Gesù: dalla nascita alla passione, più qualche miracolo».

A. «A mia scelta, naturalmente».

C. «Neanche per scherzo: gli episodi, sono io a stabilirli. Comunque, accolgo la provocazione: l’ultimo dei riquadri piccoli, lo lascio decidere a te. Che cosa vorresti fare?».

A. «Ho in mente la vedova povera, che dà tutto ciò che ha: mi piace perché è una scena senza parole, dove fa tutto lei e Gesù fa solo da spettatore…».

C. «…per poi elogiarla davanti ai suoi. Anche tu, dunque, sei stato colpito da lei, dal suo cuore grande?».

A. «Lei non è la povera vedova, a cui si dà della povera in quanto vedova, ma è una donna con due disgrazie: è vedova ed è povera… In più, ha pure da guardarsi da quelli che “divorano le case delle vedove”».

C. «Già. È davvero una che ha bisogno».

A. «Non come chi – ogni due secondi – dice “Ho bisogno”, senza sapere che cosa sia il bisogno. A onor del vero, la donna non dice nemmeno di aver bisogno».

C. «Ho inteso a chi ti riferisci. Però so essere generoso anch’io».

A. «Sono contento se è così. Ma la generosità di un ricco non è mai totale: lascia sempre immaginare l’esistenza di un paracadute».

C. «Sarebbe a dire?».

A. «Che tu non sarai mai un bisognoso. Né hai percezione del bisogno altrui, se non quando qualcuno ti chiede qualcosa. Invece la vedova, che c’è immersa fino al collo, ha capito alcune cose…».

C. «Le fai capire anche a me?».

A. «Intanto si sarà resa conto di quanti, come lei, sono nel bisogno. E avrà realizzato di non essere al centro del mondo: per questo si mette a disposizione, prima ancora che le venga chiesto. Non si fa pregare né fa domande, non pone condizioni né va a controllare come vengono utilizzati i suoi soldi».

C. «La cosa più impressionante è che lei dia tutto, senza trattenere nulla per sé…».

A. «Avrà colto che, per essere felici, conta far felici gli altri. O che, più del bisogno, conta il desiderio: quello di fidarsi di Dio, dei fratelli, del domani… Quello d’essere una grande famiglia».

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