La parte di Dio e quella dell’uomo

«Dove potremo comprare il pane perché costoro abbiano da mangiare?»
29 Luglio 2018

XVII domenica del tempo ordinario: Gv 6,1-15

LA MOLTIPLICAZIONE PRIMA E DOPO (Ambrosius Francken il Vecchio, 1598, Anversa, Cattedrale di Nostra Signora)

 

Questo segno di Gesù, temuto dai pittori per la sua complessità (data la quantità di persone e di cose in scena), di solito, per semplicità, viene reso in modo simbolico. Con due possibilità: la prima delle quali è accontentarsi dei pani e pesci di partenza (come a Tabgha, in Israele, nella chiesa sorta sul luogo del miracolo), al massimo allargando l’inquadratura su Gesù mentre vi appoggia le mani. In alternativa, si mostra il punto di arrivo, raffigurando delle ceste colme di cibo.

E colmi di numeri sono anche i racconti delle due moltiplicazioni: oltre ai presenti (5mila e 4mila, «senza contare le donne e i bambini»), ci sono i 12, coi 200 denari che tengono in  cassa; ci sono i 5 pani e i 2 pesci (che diventano 7 e pochi pesci nella seconda moltiplicazione); c’è la divisione della gente in gruppi di 100 e di 50, in vista di una distribuzione organizzata, per non parlare delle ceste di avanzi (12 e 7).

Si è talmente distratti dai numeri che, nella maggior parte delle Moltiplicazioni dell’arte, si dimentica il più piccolo, l’1 da cui la storia s’è mossa: il ragazzo. Che invece va ricordato a ogni costo, perché dice che cosa può un ragazzo (e, a maggior ragione, che cosa può chiunque), se ha permesso che non si restasse a zero, che non prevalesse il nulla di fatto. In quel contesto s’è dimostrato, ben più degli apostoli, una persona di fede ed è riuscito – con il proprio contributo – a innescare la potenza di Gesù.

Per fortuna il pittore fiammingo di quest’opera, grosso modo contemporaneo del nostro Caravaggio, non se n’è scordato: perché è dalla manina alzata del ragazzo, dalla sua disponibilità a dare tutto ciò che ha (come la vedova al tempio), che Gesù inizia a darsi da fare.

E si capisce pure come il miracolo sia lontano anni luce dai prodigi fatti per strabiliare. Il Signore, all’inizio, sembra persino esitare nel mettersi all’opera, come se – stavolta – avesse voglia di farlo insieme, il miracolo. Gli piacerebbe tanto vedere qualcuno almeno provarci, a risolvere il problema-fame. Ma, pur cercando di stimolare, incontra resistenza.

Con la domanda «Dove potremo comprare il pane?», è chiaro che Gesù invita a mettere mano al portafoglio. Senza trovare chi cavi di tasca uno spicciolo, donando qualcosa di proprio. Sono tutti realisti, i suoi, bravi a fare divisioni, non condivisioni. Ai realisti mancano la visionarietà e la gratuità, per cui restano bloccati, non fanno nemmeno un tentativo… Sono solo capaci – questo sì – a tirar fuori di tasca la frasetta magica: «è impossibile» (in alternativa: «controproducente, sconveniente, inutile, irragionevole, disdicevole…»). Magari rinforzata da «Eccheccissifà con così poco?». Insomma, una ragione per star fermi i realisti la trovano sempre e a ciò che sembra ragionevole danno sempre ragione.

Così Gesù resta fermo a osservare (chissà quanto sarà durato il suo sguardo…), finché un ragazzo fa la prima mossa offrendo il poco che ha: rompe il ghiaccio e fa pure sciogliere Dio.

 

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