La mappa dell’universo

La missione dei Dodici, tutta nella logica dell'incarnazione. E poi il grande inno tratto dalla Lettera agli Efesini con il mistero di ricondurre ogni cosa al Cristo, un mistero così grande da trascendere tutti i piccoli progetti di instaurazione della cristianità.
11 Luglio 2021

Domenica scorsa leggevamo della mancata accettazione dei profeti in seno alla propria comunità di origine, oggi le tinte si fanno più fosche: la profezia è inevitabilmente invisa al potere costituito, qui rappresentato da Amasia, sacerdote legato alla corte del re. Dobbiamo osservare che il potere è bene attento a non compromettersi con lo spargimento di sangue: «Vattene, veggente, ritìrati nella terra di Giuda; là mangerai il tuo pane e là potrai profetizzare, ma a Betel non profetizzare più, perché questo è il santuario del re ed è il tempio del regno». Che parli pure Amos, al re basta che le parole del profeta non intralcino da troppo vicino le sue decisioni. Questo atteggiamento prudentemente indulgente del potere è particolarmente insidioso, infatti nulla esclude che l’indulgenza venga ricambiata con qualche “accomodamento” da parte della profezia. Amos risponde ricordando il momento in cui ha ricevuto il mandato a profetizzare, e sembra quasi che Amos, come altri, sia profeta suo malgrado, solo per obbedienza. «Non ero profeta né figlio di profeta; ero un mandriano e coltivavo piante di sicomòro. Il Signore mi prese, mi chiamò mentre seguivo il gregge. Il Signore mi disse: Va’, profetizza al mio popolo Israele»

Il mandato di Amos ci introduce al vangelo di oggi: la missione dei Dodici. Ci sarebbe quasi da rimanere sopresi. Fino a domenica scorsa avevamo i sentori di un dibattito non risolto sulla figura di Gesù e ce li ricordiamo ancora gli apostoli che si chiedevano, dopo la tempesta, “chi è costui?” . Gesù, invece, rompe gli indugi e li manda, così come sono. Mandandoli, in qualche modo, si compromette: d’ora in poi sarà giudicato non solo per quello che fa lui, ma anche per quello che fanno i suoi.

Altri più esperti potranno commentare adeguatamente la descrizione della missione “a due a due” “nient’altro che un bastone: né pane, né sacca, né denaro nella cintura; ma di calzare sandali e di non portare due tuniche.” Io vorrei soffermarmi a spigolare su un’altra frasetta «Dovunque entriate in una casa, rimanetevi finché non sarete partiti di lì.» Oggi diremmo che è una scelta imprudente. Perché compromettersi solo con una famiglia, ad esempio quella di Priscilla ed Aquila, che abbiamo ricordato l’8 luglio? Magari la famiglia che ti apre le porte non è poi encomiabile. Oppure, da un altro punto di vista, perché questo “favoritismo” che, prima o poi, espone alle critiche? Possiamo ripetere quello che si diceva sopra: l’incarnazione è anche questo, assumersi rischi.

Poi il macigno davvero non digeribile della chiusa: «andatevene e scuotete la polvere sotto i vostri piedi come testimonianza per loro». Esiste, dunque, tremendamente reale, l’esito tragico di rimanere esposti al giudizio per non aver accolto la Parola, quando gli inviati, “mandriani e coltivatori di sicomori”, ce l’hanno annunciata.

Tuttavia, lo splendido brano degli Efesini ci suggerisce una prospettiva assai più vasta che integra questa lettura. «Il mistero della sua volontà, secondo la benevolenza che in lui si era proposto per il governo della pienezza dei tempi: ricondurre al Cristo, unico capo, tutte le cose, quelle nei cieli e quelle sulla terra.»

Che mistero: il carpentiere di Nazareth, morto appeso alla croce, è il capo a cui saranno ricondotte tutte le cose! Tutto il bene e tutto il male sperimentato dalle figlie e dai figli di Eva, la grande bellezza e il dolore innocente; tutto, dai granelli di terra sotto l’erba falciata, fino agli ammassi di galassie, “ricondotto”, qualsiasi cosa voglia dire, a Gesù. Provo un paragone azzardato: come se in Gesù avessimo la mappa concettuale, o l’indice analitico, dell’intero universo, e di chi lo abita, in tutta la sua storia. Oggettivamente tutti i piccoli progetti di (re)instaurazione della cristianità, che di tanto in tanto si riaffacciano, non possono che impallidire.

Il “come” avvenga questa ricapitolazione universale in Cristo è domanda più che legittima che, con rispetto delle competenze, possiamo lasciare ai teologi, a ciascuno il suo; così come lasciamo ai teologi discutere di quel “predestinandoci”. Noi possiamo accontentarci di “stare nella parabola” che abbiamo ascoltato un mese fa, dal capitolo 4 del Vangelo di Marco “Così è il regno di Dio: come un uomo che getta il seme sul terreno; dorma o vegli, di notte o di giorno, il seme germoglia e cresce. Come, egli stesso non lo sa.”

“Noi, che già prima abbiamo sperato nel Cristo” , abbiamo il dono di intravedere, purtroppo non sempre in maniera chiara, il senso finale di come va il mondo. E, nei limiti del possibile, nella nostra fragilità, possiamo accompagnare questo processo di ricomposizione in Cristo; forse accelerarlo, almeno non metterci di traverso.

3 risposte a “La mappa dell’universo”

  1. Francesca Vittoria vicentini ha detto:

    E se si dicesse:” che parli pure la Chiesa basta che non intralci l’azione di governo” non avviene lo stesso nell’oggi? A due a due, né’ sacca,né denaro …non portare due tuniche! Accade forse quando uno si dice e crede di essere cristiano di nascita ma poi pensa e fa come se non fosse convinto della verità Parola, se ne fa una sua traduzione. Casa e anche famiglia, luogo quasi alveo dell’amore cristiano che significa un dare generoso, anche a costo sacrificio. Chiesa che profetizza: ma l’etere è sovraccarico di voci che non parlano, gridano e urlano assordando tanto da silenziare quel qualcuno che pensa basti parlare con calma, dialogare per cercare una possibile comprensione reciproca. E’ la Parola che ha potere e l’esempio di chi la pronuncia che perché non si serve di denaro ed è comunque pane vero per tanti affamati.Se il seme germoglia e cresce? Lo si vede se esiste qualcuno che dice grazie per la sua esistenza

  2. BUTTIGLIONE PIETRO ha detto:

    A me sembra di una semplicità evidente.
    Se l’umanità era confusa e disorientata.. Cristo…
    Cristo spiega tutto.
    Ma serve attenzione della mente.
    Cuore aperto,
    E silenzio.

  3. Paola Buscicchio ha detto:

    “Ricondurre al Cristo, unico capo, tutte le cose, quelle dei cieli e quelle della terra”.
    Questa frase estrapolata dal contesto biblico da sola dice molto.
    Penso ai raggi di una ruota il cui centro, il fulcro, attorno a cui ruota tutto.
    Ruota il tempo passato, presente e futuro.
    Ruotano i destini dell’umanità.
    Ruotano le galassie, l’universo intero.
    Il moto proprio dei pianeti, del nostro, la Terra.
    Tutto ha avuto una spinta eterna in vista di Lui, di colui che è il Signore dei Signori.
    Il primogenito di una stirpe regale quella dei figli di Dio.
    Non sappiamo ancora molto di questo destino di eternità inscritto nelle nostre cellule ma sappiamo che saremo trasformati.
    Saremo come Egli è.
    Risorto dai morti.

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