Ipotesi sulla messa – 1

Proviamo a scendere nel concreto e ragionare (assieme magari!) ad alta voce su ipotesi possibili per la celebrazione eucaristica.
19 Agosto 2022

A mia volta ringrazio Enrico. Intanto perché non si incontra tutti i giorni un sacerdote che sia disposto a ragionare sui problemi relativi alla celebrazione liturgica e disponibile anche a cercare insieme possibili aggiustamenti, affinché le nostre liturgie siano più vivibili.

E poi perché mi permette di provare a scendere nel concreto e ragionare (assieme magari!) ad alta voce su ipotesi possibili per la celebrazione eucaristica. Per ora un primo articolo.

Quantità. In questi giorni mi sono imbattuto in una locandina che pubblicizzava la festa della madonna dell’Assunta, in un paesino di meno di mille abitanti, fuori dalla mia diocesi. Il programma prevedeva ben otto (dico otto!) messe durante il giorno della festa: dalle 5,15 del mattino alle 18,30 della sera. Tre di queste presiedute da tre vescovi locali. La domanda è seria: pensiamo che la ripetizione numerica delle messe aumenti già di suo la nostra fede? Conosco preti che celebrano regolarmente tutte le domenica quattro messe. Anche qui la domanda è seria: pensiamo che possano sfuggire al meccanismo della “routine”? Allora siamo onesti: se vogliamo recuperare qualità delle nostre celebrazioni cominciamo col ridurre la quantità.

Se è vero che la liturgia è la sessualità della Chiesa, puntare sulla quantità è davvero assurdo. La ripetizione assidua svuota il gesto di tutta la sua carica di “fonte e culmine” e tende a renderlo una abitudine meccanica. Non si può sempre stare al culmine o alla fonte. Abbiamo molte altre forme di preghiera comunitaria possibile da recuperare dalla nostra tradizione. Nella locandina a cui accennavo, ad esempio, non compare mai la recita del rosario, pur essendo la festa dell’assunta! E le celebrazioni della parola di Dio? E le adorazioni comunitarie? E le celebrazioni costruite apposta per eventi speciali? Dobbiamo recuperare fantasia e fedeltà al senso profondo della messa.

Preparazione. Anni fa ho conosciuto la responsabile liturgica di una parrocchia di tremila persone, nel nord Italia, che da anni, con fatiche e tanti “scontri” col parroco, ma con molta tenacia, si dava da fare affinché in ogni domenica la celebrazione della messa domenicale fosse “pensata” o organizzata in anticipo. Letture, canti, preghiere dei fedeli, preghiera eucaristica, tutto scelto da un gruppo di persone in funzione dei temi di quella domenica; inoltre un segno (quasi sempre un gesto o un azione simbolica da farsi durante la messa) che caratterizzava quella domenica specifica. Non possiamo lasciare la liturgia solo in mano ai preti! Quante comunità hanno un gruppo che si occupa della liturgia, guidato da un laico formato e competente? Non nascondiamoci dietro un dito: i preti saranno sempre meno…

Canti. Il mio docente, il compianto don Enzo Lodi, grande liturgista internazionale, diceva che la solennità della messa è data dai canti, perché essi esprimono nella maniera più “corporea” la nostra gioia di essere salvati e convocati da Cristo. Canti perciò gioiosi, diceva, non necessariamente sacri secondo il “sacro” separato, tremendo e inaccessibile, ma santi, secondo la santità dell’amore! Allora la domanda è seria: come si esprime la santa gioia cristiana? Davvero deve avere forme che al di fuori dell’ambito ecclesiale, nel mondo, non avrebbero luogo alcuno? E viceversa? Non possiamo pretendere che la nostra gioia sia così “sacra” e “religiosa” da non avere agganci con l’espressione naturale della gioia umana. Perché la gioia dell’amore è anche qualcosa di umano.

Tempo fa mi chiamarono ad aiutare un gruppo di giovani di Azione cattolica in una adorazione eucaristica. Decisi che potevo usare due “tormentoni” musicali del momento, modificando alcune parti del testo, così da renderli due canti davvero adatti ad esprimere la santa gioia di un gruppo di giovani davanti a Gesù. Ovviamente all’inizio lo stupore e il dubbio, ma lentamente si aprì la gioia e alla fine il grazie di tutti per aver potuto esprimere così i loro sentimenti. Credo davvero dovremmo osare di più nella composizione e scelta dei canti liturgici. Serve una operazione di recupero degli stili musicali ed espressivi tradizionali, in funzione del loro adattamento all’oggi. Nella nostra tradizione musicale liturgica c’è molta possibilità di trovare forme in cui veicolare la gioia, ma è un lavoro che ha bisogno di studio, di specialisti, innamorati del valore del canto liturgico, e non solo di alcune sue forme!

Accoglienza. Mi è capitato di partecipare ad una messa in zona turistica e sono rimasto stupito in positivo per il servizio di accoglienza organizzato. La messa in orario alle 10 in realtà inizia alle 10,30. Nella mezz’ora di scarto, alcune persone della parrocchia girano tra i banchi, e con la scusa del foglietto della messa (costruito dalla comunità stessa) con serena disinvoltura, parlano, salutano, fanno chiacchiere, accolgono anche i “non abituali”, creando un interessante clima poco ingessato e molto umano, in cui accade anche che qualcuno si faccia mezza chiesa per andare ad abbracciare un amico o un parente. Da notare: tutti con mascherina! Un ipotesi: possiamo istituire e strutturare un momento in cui si riattivano legami umani prima di celebrare?

9 risposte a “Ipotesi sulla messa – 1”

  1. Pietro Buttiglione ha detto:

    “ma che gusto c’è nel sapere solo con la testa che è comunque tutto a posto, cioè la messa è stata una vera Messa perché Dio vi ha svolto il suo, quando tu non te ne sei accorto?”
    E la mia testa unisce qs lancio di Leila ( che mi ricorda la Costa..) a quello di Bonhoffer tra mondo e Dio.
    La domanda susseguente imponente impellente urlata è rivolta a Dio:
    Cosa cavolo ci hai combinato, come hai potuto ridurti ad un dio assente, che NON si vede?..????!!!!!
    ————————-
    Come sempre, Lui mi risponde…
    —————–
    Vi siete dimenticati Gesù Cristo, lo avete ucciso, nascosto, okkultato, smembrato, riditto a santi e madonne, ve lo siete giocato voi s tavolo della vistra autoreferenzialita, delirio di onnipotenza, assurgenza clericale.

  2. Leila Mariani ha detto:

    Davvero!!!! Come non concordare soprattutto la Messa è un rito, quando il rito è un insieme di espressioni dell’umano che nel caso dei riti sacri partecipa del divino mentre le nostre care Messe hanno spesso smesso di essere tutto questo, se non a livello di ex opere operato, ma che gusto c’è nel sapere solo con la testa che è comunque tutto a posto, cioè la messa è stata una vera Messa perché Dio vi ha svolto il suo, quando tu non te ne sei accorto?

  3. Venera Ferlito ha detto:

    Concordo con le ipotesi di cambiamento di alcuni momenti della messa: introduzione quanto più gioiosa possibile ; omelia breve e sviluppata sul messaggio chiave della liturgia del giorno magari aiutandosi con qualche espediente moderno( canzoni, foto, video o altro alla maniera del vescovo Stagliano ‘); preghiere dei fedeli sullo stile degli evangelici, consacrazione in rispettoso silenzio ed in ginocchio, comunione accompagnata da musica adatta in sottofono lasciando il canto dopo come ringraziamento, congedo con un canto mariano e con saluto personale del celebrante e o chi per lui. Abolizione delle inutili messe feriali ed introduzione della liturgia delle ore a cura dei laici. La messa domenicale deve essere unica, bella e molto curata. Pasqua settimanale. Grazie

  4. Domenico Marino ha detto:

    Laddove esiste un gruppo liturgico, la Santa Messa, viene preparata di settimana in settimana e nelle giornate feriali/festive, si fa quanto concordato e discusso, diversamente, con i pro ed i contro, si improvvisa. L’aiuto che dovrebbe venire da chi presiede, è quello di aiutare i fedeli non solo a leggere, cantare, rispondere quanto a fare proprio quel “mistero” che si celebra sia riguardo la liturgia della Parola che quella Eucaristica. Detto così, la risposta potrebbe essere “l’abbiamo sempre fatto” nella realtà, poi, ognuno vive tutto nell’intimità del suo cuore.

  5. Lorenzo Mansueto ha detto:

    Ricordo con nostalgia una messa nella mia cara Alberobello, dove sono diventato diacono, di una celebrazione dei primi voti delle suore. Ebbene, essendo molte africane e asiatiche, al momento dell’offertorio, questo si svolse con le suore che, portando le offerte all’altare, cantavano e danzavano. E cantavamo tutti. Ma l’assemblea era sollecitata. E vi dico che mi è rimasta in mente. Vi parlo della seconda parte degli anni ’90.

  6. BUTTIGLIONE PIETRO ha detto:

    Anni fa a BG in Messa del RNS tre graziose fanciulle danzavano il canto “Custodiscimi”.
    Non bello.
    Non sacro.
    Non divino.
    Ma
    Bellissimo
    Sacerrimo
    Divino, nel senso di Unione.
    _____&&
    Chiedi solo che i canti sia rispettosi della Parola.
    ——-
    Altra cosa che chiederei.
    Uno po’ più di ALLEGRIA!!!
    GESÙ LO ERA.. eccome!!

  7. Gian Piero Del Bono ha detto:

    E perche’ non introdurre anche dei “balletti” ? I giovani di oggi quando si riuniscono per esprimere la loro “Santa” gioia non cantano solo ma ballano anche . Del resto gli antichi riti sacri delle tribu’ prevedevano balli, canti,il suono di tamburi e ,perche’ no?, l’ ingestione di bevande o sostanze che aumentano l’ euforia e la gioia. Del resto se la Messa ha come scopo quello di esprimere la ” Santa gioia” del popolo perche’ non abolire la prima parte, la richiesta di perdono , e anche la parte diciamo ” noiosa” della Consacrazione e scatenarsi in balli e canti ? Sai quanti giovani in piu’ accorrerebbero! E il criterio e’ questo ,vero? Il successo !

    • gilberto borghi ha detto:

      Gian Piero, la sua acidità mi rivela solo la sua rabbia perchè la realtà non è più come lei la pensa. Ma a rimetterci è solo il suo fegato. Si rassereni. L’esperienza del ballo nella messa c’è già, proprio in italia. Senza ingerire sostanze e senza abolire nulla, permette a 250 giovani di partecipare tutte le domeniche alla messa e di vivere la propria fede ballando. Molto probabilmente, in un altra forma non la vivrebbero.

  8. Angela Fugazza ha detto:

    Grazie per gli spunti dell’articolo che trovo molto interessanti. Concordo anche io sulla necessità di ridurre il nr delle celebrazioni in favore di altre forme … nella mia parrocchia, dopo il lockdown, ricordo che in consiglio pastorale i sacerdoti proposero di aumentare le messe e i laici di toglierne una. Ad oggi quella messa tolta non è ancora stata ripristinata… nessuno, mi risulta, abbia chiesto la reintroduzione ad oggi… il suo articolo poi chiede di “osare” con la tenacia, la creatività, la gioia… mi faccio provocare personalmente da queste richieste! Grazie!

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