Intorno alla cenere

La cenere del fuoco di un campo scout e le ceneri del Mercoledì, tra preghiera e conversione...
2 Marzo 2022

Uno dei momenti più belli che conservo dei miei tanti campi scout è sicuramente quello del fuoco della sera.

Dopo tutta l’intensità e le attività della giornata, il ritrovarci intorno al fuoco era di certo il tempo più forte, quello dove la condivisione era vera ed autentica, sia nella parte più giocosa ed allegra che in quella più raccolta e riflessiva verso la fine.

Verso la fine, sì, proprio verso la fine, quando lo scoppiettare allegro delle fiamme non c’era più, nessuno allora aggiungeva più legna, nessuno si alzava a soffiare sulle braci per ravvivarlo e si lasciava lentamente morire il fuoco. E il crepitio sfumava piano piano nel silenzio della notte…

Era in quei minuti che le voci si abbassavano, gli occhi erano tutti fissi lì, sulle fiamme che scendevano e si lasciavano vincere. La luce spariva, la forza e il potere del fuoco lasciavano spazio al silenzio e alla cenere. Tutto si inchinava. Tutto ritornava giù, alla terra. Ogni sera guardavamo incantati questo spegnersi ed era quello il momento della preghiera.

Pregavamo con le ciglia piene di fuliggine e cenere e col calore tiepido che ancora le deboli braci ci scaldavano davanti, ma con la schiena già raggiunta dal gelo della notte. Eravamo divisi in questo attimo, come un fronte/retro intensissimo e vero.

Pregavamo sulle ceneri della nostra giornata, sul come eravamo stati, sul come volevamo crescere, impegnarci, essere migliori, sentirci fratelli, servire…

Quella stessa cenere poi, me la ritrovavo un giorno all’inizio di ogni primavera, sparsa sui capelli e sulla fronte durante la funzione del Mercoledì delle Ceneri. Non c’era più il calore del fuoco, l’atmosfera accogliente e bella delle sere di campo. No, ma la cenere era la stessa.

La stessa che al mattino usciti dalle tende ritrovavamo grigia e umida dentro le pietre del fuoco spento. Leggera, che col vento riempiva l’aria intorno, sapeva dei nostri canti, delle risate… La stessa che alcuni volenterosi a volte raccoglievano per lavare meglio le gavette.

Stessa cenere.

Ma quel mercoledì non la sentivo più così leggera, non la vedevo volare.

Quella cenere posata sulla mia testa era fastidiosissima, pesante e ogni volta provavo un grandissimo imbarazzo nel tenerla lì. E questa sensazione mi ha sempre accompagnato. Sì, perché il desiderio primo era, ed è ancora, una volta tornata nella mia panchetta, quello di scrollarmela via, di passarmi una mano sui capelli per farla sparire.

Via da me. Ma non è facile lavar via qualcosa di sacro, un segno così forte. E allora lo tieni, e lo ritrovi poi sul cuscino il mattino dopo con un senso di fastidio.

Le parole che scendono sulla mia testa insieme a questa polvere però non si lavano, non vanno via poche ore dopo. Penetrano nel cuore.

“Convertiti e Credi”

E mi riportano a quel fronte/retro intorno al fuoco. Al calore davanti e al freddo dietro. Alle maschere da lasciar cadere per tornare a fissare lo sguardo proprio su quella cenere che sono, sapendo che sotto però voglio ritrovare sempre il fuoco pronto a ravvivarsi, a resistere, a sentire quel Soffio che vuol farmi ripartire, rinnovata e in qualche modo convertita.

E allora ogni volta ritorno ad amare anche queste ceneri.

All’ingresso di ogni chiesa oggi purtroppo ci trovo solo i boccettini di gel igienizzante e mi manca molto l’acqua nelle acquasantiere, ma ho sempre pensato che, oltre all’acqua, dovrebbe esserci anche un modo per mettere le nostre mani nella cenere, sporcarle un po’… Vorrei che entrando mi ricordassi che sono solo polvere, solo cenere grigia…

Convertita nel cuore e Benedetta dall’acqua.

… e poi andrei a sedermi più vera a vivere le mie Eucarestie.

Così, oggi sento che questa cenere debba scendere, penetrare profondamente in noi, farci piccoli, coi piedi ben ancorati alla terra, di cui siamo fatti. Cenere che ci impasti davvero di pentimento e servizio, per “insegnaci ad aver cura e a non curarsi” come scriveva Thomas Eliot nel suo poema Ash Wednesday scritto nel 1930.

 

4 risposte a “Intorno alla cenere”

  1. Paola Isabella ha detto:

    In questo momento è davvero difficile per me pensare ad una cenere di rinnovamento ….ho solo davanti cenere di dolore, dei palazzi bombardati, delle vittime impastate nella cenere prima di ritornare loro stessi di nuovo cenere……e il mio annichilimento non mi permette di capire perché c’è qualcuno di così cattivo che vuole tutto questo, o qualcuno di così buono che permette tutto questo…..un confine davvero sottile e io sono qui che non capisco, spaventata

  2. Paolo Noce ha detto:

    Cara Lella anche io come te ho passato tante sere davanti al fuoco di campi e bivacchi, con il cerchio di amici scout. Non è possibile dimenticare quei momenti, con il cuore caldo e le spalle fredde !
    Sei stata – come sempre – capace di riaccendere quelle ceneri che sembravano sopite e fredde.
    Le tue parole sono state un soffio che doveva essere “dolce e lungo” … ricordi ?
    Grazie, un abbraccio.

  3. Francesca Vittoria vicentini ha detto:

    Oggi, mercoledì delle ceneri: sul quotidiano leggo…in Ucraina ” i russi hanno preso la città di Kherson” Zelensky..6000 russi uccisi. Non ho parole! Tutti quei morti in soli sei giorni!!! ridotti in cenere uomini che solo qualche giorno prima vivevano, è tutto quanto con questo la guerra aggredisce. Un flagello più “nero” del Covid e lo supera in brutalità,la guerra atrofizza i sentimenti del cuorene, si arriva a uccidere gli uni gli altri, si fa cenere della vita, una cosa che e di Dio. Ed è questa realtà di cenere che stiamo vedendo e vivendo, la china che senza volerlo porta al baratro, se ancora si confida nell’uso delle armi…la via della guerra. Cristo non ha giustificato la violenza come mezzo di pace Ridurre in cenere tante vite umane in poco tempo, ore, attimi se si dispone di armi nucleari. Meglio se le Chiese tutte e diverse fanno suonare le loro campane a ricordare che non siamo il nulla nel sangue c’è la vita che grida a Dio. e oggi a Lui preghiamo

  4. Adriana Somigli ha detto:

    Grazie Lella, grigio come la cenere e luminoso come la vita che ti abita. Adriana

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