In ‘quel giorno’ saremo trasfigurati…

La morte di Luca Attanasio, la storia di Domenica Cacciatore, la liberazione di Naomi Adamu, i ricordi di Gianni Gennari: questi i fatti di cronaca che, riletti alla luce delle Scritture, ci interrogano sui modi e le possibilità di immaginare diversamente la realtà quotidiana.
3 Marzo 2021

In un tempo di crisi e frammentazione, difficile da analizzare e per ora impossibile da sintetizzare, la lectio personale delle scritture domenicali, alla luce della cronaca quotidiana, fa risuonare in noi più domande che risposte. Pensiamo perciò sia utile proporvi, con le parole del poeta Rilke, di sostare un attimo in compagnia di queste domande soltanto: «vorrei pregarla di avere pazienza verso tutto ciò che è irrisolto nel suo cuore, e di sforzarsi di provare amore per le domande in sé, come se fossero delle stanze chiuse a chiave, o dei libri scritti in una lingua straniera. Non si affanni, dunque, per ottenere risposte che ancora non possono esserle date, perché non sarebbe in grado di viverle. Ciò che conta è vivere ogni cosa. Viva le Sue domande, adesso. Forse così, un giorno lontano – a poco a poco, senza accorgersene – vivrà già dentro la risposta» (Lettera a un giovane poeta, IV).

 

– Nando Dalla Chiesa, grazie ad una ricerca universitaria curata da Maria Teresa Marchetti, scopre la storia di Domenica Cacciatore.

Già preside con merito in provincia di Vibo Valentia, nel 2011 vive come “una condanna a morte” – come un inspiegabile sacrificio (Gn 22,1-2) – il nuovo incarico all’Istituto comprensivo ‘Corrado Alvaro’ di San Luca-Bovalino – definita la ‘capitale mondiale’ della ‘ndrangheta – e perciò ricorre al giudice del lavoro che però la conferma nell’incarico. I carabinieri che la incontrano al suo arrivo le dicono: “il destino l’ha portata qui, aiuterà questa gente”. E così, in una “situazione lacerata”, con “un alto tasso di microcriminalità ed un altissimo tasso di carcerazione”, Domenica fa ciò che deve fare consapevole dei rischi che corre (Gn 22,9-10). Ma lo fa coinvolgendo tutti (carabinieri, prefettura, ministero, Asl, famiglie, insegnanti), inventando il Pics (Prodotto interno culturale socializzante), così da compiere in pochi anni una “rivoluzione culturale”, in nome del principio che nessuno deve essere sacrificato (Gn 22,11-13). Tornata a Vibo Valentia, nel 2014 viene ricevuta con alcuni alunni da Papa Francesco, mentre una sua alunna undicenne è nominata da Mattarella ‘alfiere della Repubblica’: non è questa la discendenza che testimonia la benedizione della ‘carriera’ di un insegnante e che, in futuro, saprà sconfiggere ogni forma di criminalità organizzata (Gn 22,15-18)?

 

– Naomi Adamu è stata per tre anni prigioniera (con annesse violenze e torture per farla convertire) dei terroristi nigeriani di Boko Haram.

In questo tempo ha incoraggiato le sue compagne di prigionia, vestito colorato a quadretti blu, «recitato di nascosto le preghiere cristiane e (…) raccontato la storia di Giobbe», oltre ad aver tenuto un diario che ora, dopo la liberazione, diventerà un libro dal titolo «Bring Back Our Girls». Naomi non è stata quindi uno straordinario esempio di persona credente nonostante la situazione infelice e mortale in cui era precipitata (Salmo 115,10.15)? Ed ora, il libro che ne narrerà la storia non è una forma di lode pubblica al Dio che libera dalle catene, una forma di adempimento dei voti compiuti durante la prigionia (Salmo 115,16-19)?

 

Se “Dio è per noi” e “non ha risparmiato il proprio Figlio” che “intercede per noi” – come afferma Paolo – “chi sarà contro di noi”, “chi accuserà gli eletti di Dio”, “chi [li] condannerà” (Rm 8,31-34)? Dalla testimonianza di Gianni Gennari emerge abbastanza chiaramente.

Mentre ai nostri giorni sull’Osservatore Romano si può celebrare l’anniversario della pubblicazione di ‘Uditori della parola’ di Karl Rahner, nel 1977 Gennari fu sospeso da un insegnamento presso l’Ecclesia Mater della Pontificia Università Lateranense con “l’unica accusa esplicita da parte della Direzione dei corsi” (Avvenire, 24 febbraio) di aver utilizzato proprio questo libro di Rahner…

 

– Luca Attanasio, cresciuto nell’oratorio di San Giorgio di Limbiate, fondò da giovanissimo il ‘Gruppo Aurora’ per andare a trovare gli anziani malati della comunità e, in seguito, un’associazione che portava i ragazzi diversamente abili in vacanza. Nei primi anni duemila aveva organizzato l’ospitalità dei giovani venuti a Milano per l’incontro ecumenico della comunità di Taizè. Si è quindi sposato con Zaki Seddiki, di fede islamica, prima con rito musulmano e poi con quello cattolico.

Con la moglie ha fondato la Onlus “Mama Sofia” in una struttura strappata agli ex miliziani di Mobutu e riconvertita in casa di accoglienza per migliaia di bambine e bambini di strada congolesi (ricevendo per questo il «Premio Nasiriyah per la Pace 2020»). Infine, stava lavorando affinché gli italiani e le italiane presenti in Congo raccontassero la loro presenza nel Paese, per ricostruire una memoria condivisa con il popolo congolese, all’interno di un paese ricchissimo dal punto di vista delle risorse naturali, ma trasformato in un “inferno” (G.Albanese) da una guerra civile ventennale e dagli atteggiamenti predatori occidentali.

Accoglienza, servizio, ecumenismo, dialogo interreligioso e interculturale: non era Luca Attanasio una di quelle persone da ‘prediligere’ (Mc 9,7) perché in molti frangenti della loro vita sono riuscite a ‘trasfigurare’ i luoghi e le relazioni che hanno abitato (Mc 9,2-5)? E non ha ragione Lucia Bellaspiga a ricordare che purtroppo questi uomini “li conosci dopo e solo perché li hanno uccisi, come se fosse la morte a farne degli eroi”, mentre invece “devono essere ammirati per la profonda giustizia con cui sono vissuti”, anche se questo, forse, ci spaventa un po’ (Mc 9,6) e, forse, essi stessi lo hanno volutamente fatto passare sotto silenzio (Mc 9,9-10)?

 

3 risposte a “In ‘quel giorno’ saremo trasfigurati…”

  1. Francesca Vittoria vicentini ha detto:

    Parere personale: Cristo nel parlare alla gente si definiva “Figlio dell’uomo”, nella Trasfigurazione si è manifestato come prova di essere anche “Figlio di Dio” cosa inaccettabile per i Giudei, malgrado i miracoli che compiva.Ma a un Capo dei Giudei, Nicodemo, spiega che se uno non nasce dall’alto, non può vedere il regno di Dio.”domanda di N.”come può nascere un uomo quando è vecchio?”..R.quello che è nato dalla carne e carne, quello che è nato dallo Spirito e spirito..Questa Verità e anche per noi oggi difficile da comprendere; si esplora pianeti altri ma non si pratica la via dello Spirito, quella di Cristo;non crede nella vita eterna malgrado la sua Resurrezione,malgrado le testimonianze e le opere della Chiesa. Siamo come Nicodemo?maestri ma assistiamo muti allo scempio prodotto da guerre fratricide! dove la fratellanza praticata.?Si scivola verso la morte umana anziché la vita, se poi quella eterna, ma dove la fede nella Ressurezione?

  2. Paola Buscicchio ha detto:

    Colui che fu trasfigurato fu poi orribilmente ucciso sulla croce.
    Fu un segno di Dio permettere lo svelamento del mistero glorifico prima che avvenisse la salita sulla croce.
    Dio non è mai lontano dall’uomo ma dona sempre segni del suo agire.
    Se noi non li comprendiamo è perchè abbiamo il cuore indurito.
    Possa questo cammino di salvezza che è la quaresima farci crescere nella comprensione che siamo tutti opera della mani di Dio e a Lui ritorniamo.

  3. Francesca Vittoria vicentini ha detto:

    Ragionando: se Gesù Cristo ha voluto far partecipi tre umane persone di sua fiducia dell’avvenimento eccezionale quale è la visione di Lui trasfigurato in Dio, dare testimonianza che Lui era il Figlio Suo , certo avra voluto questo perche fosse cosa conosciuta atutti i comuni mortali, un messaggio aperto a tutta l’Umanita, cioè che anche noi se consentiamo di seguire gli tanto onore, esempi di coraggio di amore al prossimo anche a rischio della propria vita. ma quanti non saranno coloro che potrebbero essere parimenti citati, e speriamo sia così perchè si possa credere che con la peggiore esiste la società migliore.Mi pare che il viaggio del Santo Padre in Iraq possa anch’esso essere annoverato tra i segni positivi di una Fraternità esistente, che infonde speranza in tutti.

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