In cerca di ruolo

Gesù pronuncia parole sferzanti nei riguardi degli scribi. Dovunque ci si piazzi, tra i notabili o tra quelli che, in qualche modo, se li tengono buoni, oggi potremmo uscirne con l'impressione di non essere all'altezza della situazione.
7 Novembre 2021

“Signore, quando ti abbiamo visto affamato e ti abbiamo dato da mangiare, o assetato e ti abbiamo dato da bere? Quando mai ti abbiamo visto straniero e ti abbiamo accolto, o nudo e ti abbiamo vestito? Quando mai ti abbiamo visto malato o in carcere e siamo venuti a visitarti?” … “Signore, quando ti abbiamo visto affamato o assetato o straniero o nudo o malato o in carcere, e non ti abbiamo servito?”

Non è il vangelo di oggi, eppure non riesco levarmelo dalla mente. Oggi leggiamo di Gesù che, seduto di fronte al tesoro, osservava come la folla vi gettava monete.

Io la scena me la immagino così. Per un po’ avranno fatto caso a quel Rabbi di Galilea che non ha peli sulla lingua, poi lui si è messo a sedere e, dopo un po’, la vita ha ripreso a scorrere secondo il consueto copione, come se lui non ci fosse. La necessità di recitare la parte di ebrei osservanti e generosi verso l’istituzione religiosa prevale su tutto il resto, inclusa la presenza disturbante di quel Rabbi rompiscatole. Mica potevano aspettare che Gesù andasse via, così hanno deciso di non vederlo; lui è diventato come invisibile ai ricchi che sfilano per le offerte. Probabilmente anche la vedova povera non fa caso a Gesù: non me la immagino interessata alle dispute religiose di quella settimana a Gerusalemme, forse ha pure sentito che ci sono manovre per toglierlo di mezzo, quindi figuriamoci se pensa al Rabbi venuto da Nazareth. La vedova ha fatto semplicemente quello che credeva giusto.

Dunque, come nei versetti di Matteo 25, ma in un senso completamente diverso, gli uomini non vedono Gesù. E, non vedendolo, non sono trattenuti dal mostrarsi per quello che sono, nel bene e nel male.

Poco prima Gesù ha pronunciato parole sferzanti nei riguardi degli scribi. Loro in realtà lo cercano, e come, un pubblico: recitano la parte degli osservanti, per consolidare la posizione di notabili. Recitano questa parte per quello che può contare: lo sappiamo bene che, prima o poi, la verità dell’uomo viene a galla. E, ingoiando amaro, tutti gli altri, i non notabili, si vedono costretti ad ossequiare quegli stessi figuri che si crogiolano negli onori, perseguendo freddamente i propri interessi in solido o, quanto meno, rimanendo disattenti alla sorte dei meno fortunati. Gesù no. Le cose le dice apertamente. Questa pagina, dunque, ha a che fare anche con la parresia, o la profezia, pagata a caro prezzo.

Per quello che ci riguarda, dovunque ci si piazzi, tra i notabili o tra quelli che, in qualche modo, se li tengono buoni, oggi ne usciamo con l’impressione di non essere all’altezza della situazione.

Ancora una spigolatura su questo brano. Il fatto del Dio che ci guardi (e ci giudichi) mentre noi ci muoviamo nel gran teatro del mondo è, in effetti, una delle cose più difficili da mandar giù, lontana dalla sensibilità dei nostri giorni. Preferiremmo sentirci accompagnati, sostenuti, almeno seguiti. E pure questo impariamo, che non deve fare “taglia e cuci” con il Vangelo.

E della vedova povera, cosa dire? È l’unica ad uscirne bene, evidentemente. D’altra parte gli esempi totalizzanti lasciano sempre un po’ interdetti. Potrebbe permettersi la rinuncia a tutti i beni chi ha obblighi di sostentamento verso terzi? E, di contro, noi che ci ritroviamo a fare queste domande, non staremo forse cercando appigli per addomesticare le Scritture?

Percorriamo, dunque, un sentiero stretto. Abbiamo buoni punti di riferimento, e sappiamo che non bastano; non penso che i sentieri nella vita si possano tracciare a colpi di accetta; quando lo facciamo abbiamo ridotto la fede ad ideologia totalitaria.

Su un sentiero stretto, talvolta tortuoso, l’importante è non rimanere paralizzati, perché magnifica è la scena del mondo, ma la vita non è una recita.

 

2 risposte a “In cerca di ruolo”

  1. Francesca Vittoria vicentini ha detto:

    Devo dire che questa parabola ci fa aprire gli occhi anche su quel palcoscenico dove si fa politica, dove siedono politici e i cittadini dovrebbero essere sempre presenti a verificare se hanno riposto bene la loro fiducia in quei rappresentanti, o se del voto viene fatto solo strumento per altri scopi. Anche il non voto e voto, perché ha il significato che nessuna delle parti corrisponde alle aspettative del c.no.Ciò dovrebbe indurre a il politico a conoscere le ragioni Se si è dichiarato servitore dello Stato, invece sembra accada
    che tutto si svolga con intese reciproci scambi, quasi mercato, dove il cittadino resta in platea , dimenticato, Ignorato solo citato. Gesù, si fa servitore, si espone, ha parole dure per coloro che amano sentirsi applauditi, alza la voce, smaschera chi trae profitto dalla fiducia dei semplici, per propri interessi. In questa Parabola la donna//cittadina crede sul valore di quanto offre, e pone in luce cosa significhi farsi servo della parola.

  2. Francesca Vittoria Vicentini ha detto:

    Forse chi fa il ragionamento più libero e proprio la vedova; non pensa ad avere in cambio nulla,neppure suppone il suo piccolissimo dare sia grande agli occhi di un Dio di cui magari non suppone l’esistenza,.Tutti gli altri personaggi si, suppongono che un qualcuno li guardi, veda quanto sono generosi, questo sentirsi, valutati, apprezzati per quanto offrono al prossimo forse gli inorgoglisce onora il loro nome, ricevono quindi soddisfazione dal bene fatto dagli astanti che li stanno guardando. Succede anche oggi, quanti nomi salgono agli onori della stampa per azioni o elargizioni generose. Sta di fatto ch non vi è rinuncia a niente se non al di più del proprio benessere, e procura loro l vantaggio di essere notati.Da quella poveretta nessuno nota la ricchezza della sua offerta, ha dato di cuore tutto quanto aveva, per questo solo Un Dio poteva notarlo, e lo ha fatto perché giungesse ai posteri a quali valori Egli guardi nella vita di un uomo, Lui ha dato se stesso per primo

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