III domenica di Quaresima: Gv 2,13-25
LA CACCIATA DEI MERCANTI DAL TEMPIO (Eric Gill, 1923, Leeds, War Memorial, Michael Sadler Building, Leeds University)
Fanno maggiore impressione, le maniere forti, quando a usarle è un mite. Tanto più in questo caso, non essendo causate da uno scatto di nervi. Quella di Gesù, infatti, più che un’uscita di testa, è una mossa studiata, se passa del tempo a fabbricarsi una frusta.
È però importante cogliere le ragioni del suo gesto. Per non sentirci autorizzati – visto che è successo persino a lui – a perdere la pazienza a piacere (completando il gesto col noto adagio di conferma: «quanno ce vò, ce vò»).
Nel rinfrescare la necessità della lotta quotidiana contro il male, Gesù ci dà una mano a stanare quello subdolo, poco appariscente, che non lascia tracce, abile a restare fuori da ogni divieto. Una sorta di cancro tollerato, quello dei venditori, perché non se ne capisce la gravità (come succede per le raccomandazioni e la corruzione), con cui si convive (come si convive con gli ecomostri) e contro il quale nessuno combatte, tanto più se trova in sua difesa le solite frasi-cerotto: «Dopotutto, sono persone che si guadagnano da vivere. Che non uccidono nessuno e movimentano l’economia». Tipiche della mentalità che – laddove intravede un utile – giustifica tutto: una mentalità ben rappresentata da chi chiede a Gesù di pagare un prezzo per ciò che ha combinato, con un miracolo dei suoi (per questo egli annuncia quello che compirà per ultimo: far risorgere in tre giorni il proprio corpo ucciso).
Lo scultore, che in vita è stato anche un grafico di valore (nonché inventore di font), ha fatto bene ad attualizzare la pagina del Vangelo di Giovanni, per ammonire i costruttori e i mercanti di armi, una delle cause-chiave delle guerre. Nonostante anch’essi trovino sempre chi è pronto a discolparli: «Stiamo attenti a non criminalizzarli: danno lavoro a tanta gente. E, se non lo facessero loro, lo farebbero altri»… Senza pensare che costoro stanno preparando la profanazione di quel tempio di Dio che è il corpo dell’uomo, che non stanno salvando vite ma creando le basi per distruggerle.