Il valore della Messa feriale

Si sente ogni tanto dire "meno Messe, più Messa", ma ogni Messa è un dono prezioso, da non perdere...
31 Maggio 2021

In questi giorni mi è capitato di udire, una volta di più, uno slogan che circola da qualche tempo in ambito cattolico, e che dice: “Meno Messe, più Messa”. Naturalmente, come tutti gli slogan, lascia il tempo che trova; personalmente, non riesco a non sentirlo fastidiosamente simile a “più salario meno orario” e altri slogan del genere. Altrettanto naturalmente, è un’espressione semplicistica che, come tale, può prestarsi a miriadi di interpretazioni diverse, alcune delle quali condivisibili, altre decisamente meno.

Nello stesso tempo, proprio perché è uno slogan, risulta facile da memorizzare e facile da ripetere; di conseguenza, può darsi che ottenga una diffusione che non merita, e che rischia di appiattire un dibattito serio e di banalizzare un argomento che, personalmente, mi sta molto a cuore.

È innegabile che oggi la Chiesa italiana e occidentale in genere soffra di una penosa, grave e preoccupante crisi, dovuta a una carenza di sacerdoti che è già molto pesante, e che rischia di diventare drammatica nei prossimi anni. E questo è un punto di partenza tanto doloroso quanto innegabile. Se perciò si tratta di affermare che non si possono sovraccaricare i pochi sacerdoti che abbiamo, né costringerli a diventare dei “distributori di sacramenti”, non posso che essere d’accordo. Ma ci terrei che fosse chiara una cosa: la riduzione nelle possibilità di accostarsi ai sacramenti dev’essere vissuta come una situazione dolorosa, tutt’altro che ideale, e motivata da una condizione di fatica nella Chiesa. Mi premerebbe, invece, che non si affermasse un’idea che ritengo, personalmente, triste ed errata: che cioè, per esempio, le celebrazioni eucaristiche feriali siano inutili, se non addirittura dannose sulla scorta di considerazioni che trovo teologicamente fallaci e pastoralmente devastanti.

È vero, naturalmente, che la celebrazione feriale e la possibilità di accostarsi quotidianamente all’Eucaristia non sono sempre state presenti nella Chiesa. Tuttavia, così come ritengo errato condannare il passato in quanto passato, in nome di un progressismo miope, allo stesso modo credo che si possano riconoscere delle evoluzioni positive nel pensiero e nella prassi della Chiesa. E ritengo che la Messa feriale sia assolutamente da considerarsi come un grande dono, da preservare con tutto il cuore.

Mi permetto di motivare in diversi modi questa mia affermazione.
Innanzi tutto, non è secondo me affatto vero che partecipare alla Messa feriale sottragga alla Messa domenicale la sua centralità come momento unico e speciale della vita personale e comunitaria. Il maratoneta non corre meno bene la maratona per il fatto di essersi allenato nei giorni precedenti. C’è più comunione fra amici che si vedono o si sentono tutti i giorni che fra conoscenti che si fanno gli auguri a Natale o a Pasqua. La frequentazione quotidiana logora solo quando non c’è amore; sappiamo benissimo che, sul piano umano, alcuni degli esempi più belli di amore vero si trovano fra sposi che hanno vissuto insieme tanti anni, fianco a fianco, e che non per questo si vogliono meno bene, anzi.

Frequentare la Messa quotidiana crea una positiva “abitudine” alla presenza di Cristo nella Parola, nel Pane e nell’incontro comunitario con i fratelli e le sorelle. Crea una quotidianità confidente e confidenziale, che predispone positivamente all’incontro, valorizzando la bellezza della Pasqua settimanale, non svilendola.
Certamente, sappiamo tutti che è umanamente impossibile essere realmente presenti e partecipi a tutta la Messa e a tutte le Messe: sarebbe bellissimo che fosse così, ma sappiamo che le distrazioni sono sempre in agguato. Tuttavia, onestamente non credo che andare più raramente a Messa predisponga meglio a vivere quella rara celebrazione eucaristica rispetto a ciò che accade a chi frequenta abitualmente questo appuntamento con il Signore. Ci si può distrarre partecipando alla Messa più bella, celebrata al meglio da un sacerdote santo con una liturgia perfetta, così come si possono vivere momenti di profonda comunione con Dio anche in una Messa feriale apparentemente sbrigativa o poco curata. Inoltre, non sta a noi misurare la “perfezione” della nostra partecipazione alla Messa. Sappiamo benissimo che quando ci sembra di essere particolarmente santi o presenti probabilmente stiamo solo vivendo qualche esperienza spirituale piuttosto superficiale, se non ingannevole. È nell’umile fedeltà, in quella che nasce anche dall’apparente aridità di gesti e preghiere ripetute, che sboccia la fede più salda, robusta, coerente e aderente alla croce di Cristo.

Si potrà dire che alla Messa feriale vanno solo quattro vecchiette. A questo mi permetto di obiettare in diversi modi. Primo: non è la quantità che conta. Se una Messa è veramente ben vissuta anche solo dal sacerdote e/o da pochissimi fedeli, quella Messa è importante per tutta la Chiesa universale, nella comunione dei santi e come momento in cui il Corpo di Cristo è unito nella celebrazione del mistero pasquale. Secondo: saranno anche “quattro vecchiette”, ma siamo sicuri di voler allontanare la profetessa Anna dal tempio? Terzo: se i cristiani non accorrono alle celebrazioni eucaristiche, non è colpa delle celebrazioni eucaristiche, bensì dei cristiani che forse hanno bisogno di ripensare il proprio rapporto con la fede. Quarto, e più importante: se ci sono più possibilità di incontrare Cristo, queste rappresentano altrettante porte aperte anche verso la persona che entra occasionalmente in una chiesa, che magari ci va solo per una trigesima, o che passa di lì per caso. Sappiamo benissimo che momenti come questi, apparentemente trascurabili, possono diventare occasioni di svolta nella vita delle persone.

Inoltre, slogan come “meno Messe, più Messa”, spesso vengono ripetuti da membri del clero e/o appartenenti a istituti religiosi. Mi sembra che sarebbe importante ascoltare anche i laici impegnati, che non hanno la possibilità di celebrare la Messa come i sacerdoti, né di averla presso la propria residenza come accade ai membri di molti istituti religiosi. Conosco molti laici che affrontano importanti sacrifici personali per non privarsi dell’incontro quotidiano con l’Eucaristia: si alzano presto, fanno chilometri a piedi, cercano di far quadrare gli orari della loro vita lavorativa e personale con quelli della Messa. Conosco persone anziane che prendono diversi autobus, faticando a camminare, per potersi recare alla Messa. Forse non sempre i religiosi e i sacerdoti si rendono conto dell’importanza che la Messa ha per questo piccolo gregge: è piccolo, è minoritario, ma io credo che agli occhi di Dio sia prezioso, e costituisca uno dei tanti “polmoni” nascosti della Chiesa, i cui frutti sono celati ai nostri occhi, ma di fatto contribuiscono a tenere viva la linfa che scorre nelle vene della Chiesa.

L’anno scorso, durante il lockdown primaverile, ai laici è stato impossibile accostarsi all’Eucaristia, alla Confessione e ai sacramenti per diversi mesi. Ci siamo riversati sulle celebrazioni in TV e in streaming: certamente, benedette celebrazioni in streaming, che ci hanno permesso di non sentirci totalmente isolati e soli nella nostra fede, ma sappiamo benissimo che queste celebrazioni (per quanto eccellenti nel caso non si possa fare altrimenti) sono comunque dei surrogati, che stanno alla realtà della partecipazione viva e personale alla Messa come i programmi di cucina stanno a una buona cena al ristorante. In questo mondo sempre più individualista e sempre più virtuale, poter partecipare alla Messa in presenza e con i fratelli è un grande antidoto alla solitudine e alla disumanizzazione degli schermi di TV e computer.

Inoltre, andare alla Messa feriale è anche una potente forma di testimonianza: in un mondo in cui i cristiani sono sempre meno numerosi, in cui quelli che vanno alla Messa domenicale sono una minoranza, e quelli che vanno alla Messa feriale una minoranza della minoranza, “esserci” è un modo importante per annunciare il Vangelo, per rendere testimonianza a una realtà che ci trascende e che è affermazione umile, nascosta e non trionfalistica del primato di Cristo e della fede.
Infine, ma non da ultimo, mi preme sottolineare un aspetto ulteriore. Diversi dei martiri che hanno recentemente versato il loro sangue per Cristo sono stati uccisi mentre celebravano o partecipavano all’Eucaristia, spesso feriale. Credo che questo sia un segno importante: la santità più vera e preziosa della Chiesa nasce e si nutre di questa ferialità fertile, di questa silenziosa e feconda preghiera, trascurata da tanti, ma insostituibile.

Per tutte queste ragioni, mi preme ribadire: non toglieteci la Messa feriale, non eliminate le celebrazioni ove sia possibile mantenerle, non private la Chiesa e i suoi umili figli della possibilità di incontrare quotidianamente il Risorto.

18 risposte a “Il valore della Messa feriale”

  1. Teresa Benedini ha detto:

    Mi attira un articolo che parteggia per una eucaristia quotidiana , non ne leggiamo molti di questi inviti….
    Non posso fare a meno , comunque, di pormi la domanda : ma quando partecipo alla messa quotidiana ( o settimanale) come esco ? Io partecipo quasi ogni giorno . La celebrazione è in un monastero di monache cappuccine , la liturgia ben curata , breve pensiero ogni giorno del celebrante ( magari qualche volta preferirei tacesse……) , ma la mia domanda è sempre : come esco da questo incontro ? ” La messa è finita andate in pace ” No , non è finita la messa , la messa o inizia quando si esce o è tempo perso ! Il messaggio evangelico è stato trasmesso al mondo intero da dodici persone ……noi quanti siamo nel mondo che ci nutriamo della Parola e del Corpo del Cristo ? Riusciamo a vivere e trasmettere questo messaggio o le nostre eucaristie rimangono solo dei bei momenti intimi tra noi e Cristo ?

    • Chiara Bertoglio ha detto:

      Gentilissima Teresa,
      Indubbiamente la Messa (feriale e festiva) va intrecciata alla vita; e il saluto finale latino, “ite missa est” non è tanto “la messa è finita”, quanto “andate, vi mando”. Alla mensa dell’Eucaristia, di cui – come persona limitata e peccatrice – ho bisogno quanto più spesso possibile, traiamo la forza per vivere le altre 23 ore della giornata, gli incontri, le fatiche, le gioie… cercando di vivere quanto più possibile in quella comunione con Cristo che ci è donata nel Pane e nella Parola. Grazie mille

  2. Gianni Rugginenti ha detto:

    Grazie Chiara per la sua esposizione nella quale mi riconosco pienamente.
    Duc in altum!
    Gianni

  3. giorgio boselli ha detto:

    Gentile Chiara, grazie per questa bellissima catechesi ( perché di questo si tratta ). Il quotidiano incontro con il Sacrificio della Croce, con il Dono dell’Eucarestia e con il Mistero Trinitario non potranno mai essere considerati obsoleti, noiosi o inutili dai fratelli e dalle sorelle in Cristo Gesù Nostro Signore. Nessuna paura quindi, tutto questo buio passerà, la Santa Madre Chiesa risorgerà, più piccola forse, meno gradita al mondo, ma certamente più solida e più unita nella appartenenza a Cristo. Una Santa Cattolica Apostolica e Romana.

  4. Gian Piero Del Bono ha detto:

    Diffido da chi si crede giusto e buono per quello che fa o pensa, gli attivisti sociali politici ecc, mentre chi ogni giorno si presenta davanti a Dio chiedendo perdono perche’e’peccatore ( Confesso a Dio Onnipotente) e riconosce di essere bisognoso di nutrimento spirituale come il lattante ha bisogno di essere allattato, solo questi sono coloro che sono tornati come bambini , e hanno capito di essere bisognosi.
    Si vantino pure coloro che vivono il cristianesimo come attivismo sociale , e disprezzino pure chi va alla Messa ogni giorno come cattolici “tridentini” , ma riflettano sulla parabola delle vergini sagge e delle vergini stolte .L’olio della lampada , non lo si trova che bella preghiera e nella Messa.

  5. Gian Piero Del Bono ha detto:

    Davvero la Messa e”il centro, il cuore pulsante ,la fonte di acqua viva che disseta l’anima . Venite a me voi che siete affaticati e oppressi e io vi ristorero’ ha detto Gesu’ . E noi che siamo affaticati e oppressi da tante miserie della vita quotidiana dove troveremo conforto e ristoro se non in Gesu’ e nel Pane Vivo che e’l’Eucarestia
    Il problema e’che la Messa ormai per molti cattolici non rappresenta piu’un incontro vivo e reale con Gesu’ , del quale abbiamo bisogno come dell’aria che respiriamo , perche’ “Da voi soli non poter fare nulla”
    La svalutazione della Messa si accompagna sempre alla svalutazione della realta’sovrannaturale della grazia. Senza di Lui nessuno e’veramente capace di amare il prossimo senza egoismo e vanita’ . Quanta superbia in chi si vanta di “fare volontariato” e disprezza la Messa!

    • Chiara Bertoglio ha detto:

      Grazie mille per i suoi commenti, gentilissimo Gian Piero. Concordo con lei: io ho bisogno della messa feriale non perché sia “migliore” degli altri ma perché conosco bene la mia fragilità e i miei limiti e so che solo il Signore, incontrato ogni giorno, può aiutarmi a vincerli nel Suo nome. Grazie di cuore

  6. Francesca Vittoria vicentini ha detto:

    Sempre a favore della Messa..anche non quotidiana..perché è altro. Due sorelle anziane vicine di app.to, cattoliche da sempre,ex catechiste e tanto altro in una grande città, parrocchiane fedeli; una ammalata curata dall’altra, signore di costume la discrezione vissuta, un sacerdote fatto venire una volta tanto a celebrare messa nella stanza della sorella malata. Quando anche la seconda è capitato (avanti negli anni) di essere impossibilitata, con badanti che si alternavano ad assicurare assistenza, per amicizia ho organizzato la possibilità che anche lei avesse una messa in casa. Un sacerdote della parrocchia ben volentieri è venuto e con la badante la messa ha avuto luogo. La badante rumena ha tenuto a ringraziarmi perché aveva goduto di una cosa molto bella; non so se era cattolica, ma che importa! Cristo si è fatto vicino, chissà anche conoscere da altri

  7. Paola Buscicchio ha detto:

    Ero solo una studentessa e al Centro Universitario di Padova il sabato sera un sacerdote don Cristiano Bortoli celebrava la messa con una icona posta ai piedi di un altare spoglio e qualche canto semplice scelto per valorizzare la liturgia.
    Pochi universitari seduti a terra e la gioia di fare un incontro vivo con il Signore.
    Nel giro di poco tempo, la piccola cappella djventò esigua per il gran numero di persone che arrivarono e ci dovemmo spostare in una sala più ampia posta al primo piano.
    La bellezza di quelle messe era tale da attirare i numerosi giovani che provenivano da varie parti d’italia. Ho imparato da quella esperienza che se fai esperienza della luce la riconosci dovunque vai..

  8. BUTTIGLIONE PIETRO ha detto:

    Spinto dal Covid ho scoperto la messa feriale. Sicuramente meno massa è un plus, aiuta. Ma rende mmmolto più visibile quel deposito di beghine che gestiscono tutto, lamentandosi!! Ma guai a chi cerca di “entrare”…!!! Insomma la messa feriale rende una immagine di Chiesa vetero-superata. Non la consiglio a Persone in ” ricerca’. Un esempio? Tutti, ma proprio tutti, alla Comunione. Ogni Messa è cantata, dal solito gruppo. Stonata? Fa niente. Insomma è una dimostrazione del gruppo alfa.
    Cmq Chiara ha ragione. Se rinnovamento deve partire è da qui. Anche se io continuerò a comunicarmi solo ogni tanto.
    Perché, mea culpa, Dio mi accompagna. SEMPRE.

    • Chiara Bertoglio ha detto:

      A Pietro Buttiglione: i limiti umani non toccano la grandezza del mistero, che anzi aiuta a superarli. È come dire che se ci sono molte coppie che litigano bisogna abolire il matrimonio. Grazie per la lettura e l’apprezzamento.

  9. Chiara Bertoglio ha detto:

    A Roberto devo dire che su alcune cose concordo, su altre no. Io personalmente credo profondamente nel valore incommensurabile della Messa, e non credo che sia retorico proclamare che il sacrificio di Cristo, ogni volta, salva il mondo. Se poi questi principi che secondo me sono giusti portano al clericalismo, si tratta di un effetto secondario e da correggere di un principio e di una realtà buona. D’accordissimo invece sulla dimensione comunitaria; paradossalmente, però, il “popolo di sacerdoti” che celebra, in virtù del sacerdozio battesimale, la liturgia, è privato della possibilità di farlo qualora il sacerdote ordinato scelga di non celebrare la Messa. Questo sì che, secondo me, è clericalismo: è quando il sacerdote, chiamato dalla Chiesa a consacrare “in persona Christi”, sceglie di non farlo venendo meno, secondo me, a ciò che la Chiesa (composta da laici come dal clero) gli ha chiesto e conferito il ministero per fare.

    Grazie ancora

  10. Chiara Bertoglio ha detto:

    Carissimi, grazie per i vostri commenti.
    A Francesca Vittoria: Sicuramente c’è molto bisogno di prossimità, vicinanza, compassione e tenerezza. Ma non vedo l’aut-aut. Anzi. Sono profondamente convinta che riusciremo a farci veramente “prossimo” quanto più saremo radicati in Cristo. Quanto più Cristo vive e abita in noi, anche (non solo, ma anche) grazie alla nostra frequentazione dei Sacramenti e della liturgia, tanto più non porteremo “solo” la nostra vicinanza e compassione umana (importantissime e preziosissime, beninteso), ma, insieme con queste, anche il dono infinito della presenza di Cristo che vive in noi, e che ci trascende.

  11. Roberto Beretta ha detto:

    Chiara, giustamente il tuo articolo è ricco di chiaroscuri, sottolinea alcuni “problemi” creati dalla pratica della messa quotidiana per controbatterli con giustificate obiezioni: è la logica cattolica dell’ “et… et”. Manca però a mio parere almeno una delle obiezioni fondamentali quando si parla di messa: ed è la logica devozionale cui siamo abituati da 5 secoli. Il “valore incommensurabile” della messa, la retorica di “una messa sola salva il mondo”, l’enfasi sulla sacralità e solennità del rito sono tutti (oltre che retaggi apologetico-polemici del tridentinismo) uno dei massimi motori del clericalismo. Non solo. Fanno dimenticare l’altro lato (ancora et…et…) della messa: quello del convito, della cena, dell’assemblea. La normalità di figli che si riuniscono semplicemente per rendere grazie a un Padre che non ha bisogno né piacere di sacrifici a lui offerti… La messa davvero “feriale”, in questo senso, dobbiamo ancora impararla: pure di domenica.

  12. Francesca Vittoria vicentini ha detto:

    Devo dire che sentire un prete salmodiare con inespressiva voce, da routine, urta la sensibilità del credente, che la Messa da tante persone viene vissuta nel quotidiano, quando il pane e mangiato in sofferenza, quando l’impegno verso un prossimo costringe a rinunce personali, Senzanulla togliere alla messa magari del sacerdote in un deserto di fedeli, oso pensare che egli stesso potrebbe celebrarla in atti al prossimo” lavando i piedi di un bisognoso”, di un ascolto in più di quel prossimo che arranca, che non può fare i gradini del tempio. Passavo, tornando da messa, alzando lo sguardo per via semi deserta, vedo in un balcone una nonna piegata in due, faceva cenni di passo lentissimi con un pentolino d’acciaio da supporre colmo d’acqua voler arrivare alla piantina verde che evidentemente per vivere aveva bisogno di questa cura. Certo quella donna non poteva andare a messa. Si la Messa e ristoro dell’anima ma forse portarla è una cura ai più bisognosi

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