Il coraggio di andare a vedere

«Venite e vedrete»
14 Gennaio 2018

II domenica del tempo ordinario: Gv 1,35-42

VOCAZIONE DEI SANTI PIETRO E ANDREA (Caravaggio, 1603-06 ca., Londra, Hampton Court Palace, Royal Collection)

 

Ci vuole coraggio – da parte del Battista – a presentare qualcuno con l’immagine dell’agnello di Dio. E ci vuole coraggio a seguire uno solo per il suo biglietto da visita, fino a domandargli «Dove dimori?». Così Andrea (di cui va notato il gesto, molto simile a quello già dipinto per la vocazione di Matteo, a Roma, in S. Luigi dei Francesi), dopo essere andato e aver visto, sarà il primo passaparola della buona notizia al fratello Simone. Che, già al primo incontro con Gesù, si ritroverà con un nome nuovo, più vero – Pietro, cioè Roccia –, per ricordare quale dovesse essere la sua funzione.

Per come lo racconta l’evangelista Giovanni, sembra sia stato uno scambio veloce, quello tra Gesù e i primi chiamati. Nemmeno troppo spirituale, se Gesù usa con loro due verbi pratici, adatti a smuovere. Usati in coppia perché uno ha bisogno dell’altro: non basta darsi una mossa se non si va a conoscere, né basta vedere se, insieme, non si esce dalla poltrona, non ci si coinvolge.

Lo spiegò bene papa Francesco ai giovani della GMG di Cracovia: «Gesù è il Signore del rischio, è il Signore del sempre “oltre”. Gesù non è il Signore del confort, della sicurezza e della comodità. Per seguire Gesù, bisogna avere una dose di coraggio, bisogna decidersi a cambiare il divano con un paio di scarpe che ti aiutino a camminare su strade mai sognate e nemmeno pensate…» (Veglia di preghiera al Campus Misericordiae, 30 luglio 2016).

Il Signore, dunque, dà una spinta alla conoscenza reciproca, più che porre condizioni. Tant’è che Giovanni, dell’evento che ha terremotato l’esistenza dei suoi compagni, ricorda bene il posto e l’ora della convocazione: la casa di Gesù, alle quattro del pomeriggio. Senza far cenno all’attrattiva del proponente, forse non così importante.

Resta il fatto che, oltre al coraggio della scelta di seguire, ci vuole il coraggio della comunicazione, perché il passaggio dal fare al far sapere non è mai scontato. Privi di whatsapp e di selfie, questi uomini faranno diventare virale Gesù per l’entusiasmo con cui parlano di lui.

Per ultimo, ci vuole coraggio pure da parte dell’artista, nell’osare un’inquadratura non abituale: non più un Gesù fermo sulla riva ad aspettare, ma col corpo in movimento e gli occhi già volti altrove, a far intuire che, per seguirlo, sono necessarie urgenza e agilità. Gesù non può dipendere dai tempi di maturazione dei discepoli e li vuole leggeri per una disponibilità totale: un po’ ridicoli con quei pesci ancora in mano, i due chiamati capiranno presto di doversene sbarazzare.

 

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