Dall’agnello di Dio a tutti gli altri agnelli

«Ecco l’agnello di Dio, colui che toglie il peccato del mondo!»
15 Gennaio 2017

II domenica del tempo ordinario: Gv 1,29-34

CROCEFISSIONE (particolare) (Mathis Grünewald, 1512-16, Colmar, Musée d’Unterlinden)

 

Per la quarta volta, in quest’anno liturgico, incontriamo Giovanni. Che qui, seppur morto, viene rimesso in scena dalla visionarietà dell’artista per ribadire, con quel dito clamoroso che punta Gesù, «Ecce Agnus Dei». Stavolta con più forza, come a dire: «Lo capite, adesso, che è l’agnello di Dio? Sì o no?».

Giovanni ha spianato la strada a Gesù anche lavorando sull’immagine. E ha inventato per lui la metafora di un animale perdente, così debole da far sempre la parte della vittima sacrificale. Analogo, per esilità, alla colomba, usata per dare forma alla pace e allo Spirito Santo… Mentre sono i loro opposti, il leone e l’aquila, più muscolari e capaci di incutere soggezione, a essere percepiti come vincenti (e non a caso, dall’antichità a oggi, marchiano gran parte dei regni di questo mondo).

Ma il leone, che era nel logo della tribù di Giuda (da cui discendono Davide e Gesù), avrà successo – secondo l’Apocalisse – solo facendosi agnello. L’immagine di quest’ultimo animale mina l’immagine di un Dio onnipotente, che ottiene ciò che vuole. Al contrario, comunica un Dio che rinuncia all’onnipotenza, scegliendo di amare e simpatizzando con coloro che soffrono.

Fa impressione vedere un uomo grintoso, noto come il Battezzatore o il Precursore ma probabilmente – al gossip dell’epoca – come l’Urlatore o il Tagliatore, accompagnarsi a una creatura tanto mansueta. Nel polittico per l’altare di Isenheim (Alsazia), l’artista gli fa uscire di bocca – come in un fumetto – le parole «È opportuno che lui cresca e io diminuisca», dipingendo l’agnello ai suoi piedi, nell’atto di reggere la croce e di versare il proprio sangue in un calice.

Chi prova compassione per l’agnello di Dio, non può non provarla per tutti gli agnelli che, come lui, sono condotti al macello. Quelli che, fra non molto, Gesù ci indicherà, definendoli beati.

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