“Apriti”

Ogni gesto e parola di questo brano diventa una indicazione per la nostra “educazione” nella fede.
8 Settembre 2024

Il cap. 7 di Mc è quasi alla fine della prima parte del Vg, in cui Gesù ha cercato in tutti i modi di farsi comprendere e credere dai discepoli e dagli ebrei, senza purtroppo riuscirci, mentre ha trovato più accoglienza tra i pagani. In questo sfondo il brano di oggi sembra essere più simbolico che reale: una serie di esegeti concordano sul fatto che molti particolari di questo testo spingono per un uso simbolico da parte di Mc, la cui intenzione sarebbe quella di mostrare plasticamente, e non più solo a parole, l’opera “educativa” di Gesù.

Se prendiamo per buone queste indicazioni, allora dobbiamo vedere rappresentati in questo personaggio guarito da Gesù, i discepoli e perciò anche noi. Così che ogni gesto e parola di questo brano diventa una indicazione per la nostra “educazione” nella fede.

“In mezzo alla regione della Decapoli” (v. 31): fuori dai confini del popolo ebraico, in mezzo ai pagani. La possibilità che noi ascoltiamo e troviamo parole efficaci per annunciare Gesù è maggiore tra i non credenti o “diversamente” credenti, che non tra chi vive nel recinto ecclesiale. Come spesso accade Dio si rende percepibile, proprio dove non ce lo aspettiamo. Francesco lo sa bene: quando chiede una Chiesa “in uscita” non lo dice primariamente immaginando che così possiamo parlare di Gesù a più persone; al contrario, lo dice perché, per prima cosa, uscendo dal recinto, ci rendiamo conto più facilmente di come lavora lo Spirito oggi e possiamo imparare da ciò.

“Un sordo e malparlante” (v. 32): la condizione dei discepoli non è certo perfetta. Ma la stranezza sta nel fatto che “sordo” in greco è connesso con la parola “tagliare via da sé”. Come se non fossimo capaci di ascoltare in profondità Gesù Cristo, perché ci siamo amputati una parte. Viviamo la fede o solo con la testa, o solo con cuore, o a volte anche solo con il corpo (l’azione per l’azione). E questo impedisce che la Sua parola ci arrivi pienamente, e di conseguenza poi possiamo parlare correttamente. Le strane affermazioni su Gesù e il vangelo che a volte viaggiano, anche in bocca a personaggi famosi, sono l’esito di un ascolto molto parziale e di una vita “a pezzi”, non in contatto sufficiente con sé stessi. Don Cammillo (nella nota serie cinematografica), ad un certo punto non sente più parlare il crocifisso perché non ascolta più sé stesso interamente.

“Allontanato lui dalla folla, mise lui nel suo proprio” (letterale v. 33). Prima operazione di Gesù: disconnetterci dalla “folla” e riconnetterci a noi stessi. Oggi fin troppo facile parlare della folla virtuale con cui restiamo sempre connessi e che ci disconnette da noi stessi. Perciò, solitudine e silenzio sono condizioni necessarie oggi per guarire la nostra sordità. Per tornare a sentire cosa il nostro corpo e il nostro cuore ci suggeriscono con voce flebile, ma costante, e che noi stabilmente copriamo con le altre voci. Davvero sono convinto che questo dovrebbe essere posto come primo criterio etico oltre che spirituale: ciò che facciamo in connessione con noi stessi è il primo atto di amore che dobbiamo alla vita.

“Le dita… gli orecchi, lo sputo… la lingua (cfr. v. 33): il contatto con Cristo, che guarisce, passa attraverso i nostri sensi. Esperienza, qualcosa di percepibile e ricordabile nella sua intensità, sapore, colore, emozione. Non possiamo pensare che oggi basti una adesione di fede pensata, o tramandata culturalmente, a fronte di un modo di significare la vita, quello post moderno in cui tutti viviamo, che si centra sul sentire. Per il fatto di abitare in questo mondo oggi, che ci piaccia o no, il “senso” di ciò che siamo ha sempre un lato “percettivo”, altrimenti ce la stiamo raccontando. Poi, certo, non ci possiamo fermare lì. Ma se non abbiamo in memoria momenti (definibili con luogo, ora, persone, ecc…) in cui abbiamo “sentito” Gesù Cristo, il nostro parlare oggi sembrerà davvero irricevibile.

“Avendo guardato su a il cielo” (letterale v. 34). La seconda connessione necessaria: il cielo. Il sordo malparlante non lo fa di sua iniziativa, lo fa Gesù per lui. Non è solo il segno dell’accesso alla potenza amorevole di Dio che viene così “resa presente” per la persona, ma è anche il segno della fiducia e della speranza che Gesù ripone nel potere del Padre: Cristo non è da solo in questa opera, perché non è la potenza a guarire, ma l’amore, che non può operare se una persona pensa di bastare a sé stesso e di appoggiarsi solamente su di sé. E allora sarebbe interessante chiederci se e quando qualcuno lo ha fatto o lo fa per noi? O se mai lo facciamo per gli altri? E non penso solo al “prega per me”, che certo è efficacie, ma anche all’aiuto umano, che ci guarisce per il semplice fatto che non ci sentiamo soli e qualcun altro ci ama, vuole il nostro bene.

“Apriti… si sciolse il nodo” (v. 34-35). Una potenzialità che già c’era viene liberata. La guarigione non arriva perché qualcuno ci “impianta” qualcosa di nuovo che prima non avevamo. Moltissime serie oggi immaginano questa soluzione, attraverso l’attribuzione di poteri super umani, che diventano la medicina per la guarigione. Cristo non lavora così. Lui non fa altro che liberare dentro di noi, se lo lasciamo lavorare, le potenzialità nostre che ci rendono noi stessi, senza bisogno di diventare super uomini. A Gesù bastiamo così come siamo. Mentre, purtroppo, spesso chi è cosciente di essere “un malparlante” immagina di non bastare così com’è, di non essere all’altezza. L’amore terapeutico ci libera dalla necessità di essere super e ci riconsegna una possibile santità a misura di ciò che siamo e che non avevamo ancora visto.

5 risposte a ““Apriti””

  1. Francesca Vittoria vicentini ha detto:

    In sintesi: CristoGesu operava nei modi che la situazione del malato/povero abbisognava e chiedeva, più ancora con la guarigione lo faceva felice, ridava la speranza di tornare a vivere la propria vita!. Più che la Medicina, donava la Fede in un Dio Padre esistente, riconoscendolo nella Persona che aveva incontrato e lo Aveva guarito. Oggi cosa stiamo constatando? Tanto mondo che ci sta intorno, gira intorno a se stesso, Chi governa popoli non dimostra avere bisogno di attingere saggezza anche dalla Sua Parola. anche Gesù rispetta questa pretesa liberta’ e lascia l’uomo libero nel suo operare secondo la sua volontà. Abbiamo oggi ragione, da cristiani, e Siamo allarmati per questo proseguo all’infinito di Guerra, impavidi di quanto si stia allargando in risvolti peggiori!. E ci si domanda se vi sia coscienza del pericolo che queste decisioni portano!

  2. Luigi Autiero ha detto:

    La Parola di Dio predicata, è una spada a doppio taglio che penetra fino alla nostra anima e opera trasforma i cuori di coloro che la ascoltano.
    Il Signore Gesù Il Figlio di Dio, è venuto nel mondo per salvare i peccatori tutti, perchè tutti abbiamo peccato.
    Lui, sul duro legno della croce ha versato il Suo prezioso sangue, e ha portato ogni colpa, ogni peso ogni infermità, e chiama tutti a Ravvedimento a conversione;
    chiama tutti a credere in LUI per essere salvati, perdonati
    chiama tutti ad abbandonare il peccato e Riconciliarsi col Padre.
    Questo è il messaggio apostolico; questo il messaggio che siamo chiamati a fare nostro e condividerlo.

  3. Giuseppe Gerlin ha detto:

    Chiediamo al Signore che ci apra gli orecchi per ascoltare la sua parola e che ci sciolga la lingua per dialogare con Lui nella preghiera e per comunicare il Vangelo agli altri; che apra gli orecchi a genitori e figli affinché sappiano prestarsi reciproco ascolto e sciolga loro la lingua perché si aprano al dialogo…

  4. Alberto Ghiro ha detto:

    La fede, come per l’amore, parte da una mancanza, simboleggiata dalla mancanza dei sensi che, nel mondo dei pregiudizi, serve a definire chi è muto, sordo o cieco come chi è straniero, non credente… Pregiudizi non intesi in senso moralistico ma come tutto ciò che forma l’identità del singolo o dei membri di una comunità.
    Essere figli di Dio non nasce dai pregiudizi e apre alla mancanza dei sensi non nel senso fisico del termine, fa superare il pregiudizio con il dialogo e conduce alla fede.

  5. Francesca Vittoria vicentini ha detto:

    Un ascolto di quella Parola, dal l’intrinseco insegnamento su un tema/ problema che si sta vivendo: la responsabilità che coinvolge il cristiano quando deve decidere se “fare guerra per rivendicare un torto o una ragione sia via percorribile secondo lo spirito della Parola insegnata da Cristo. Un considerare come Lui operava quando guariva dai mali l’uomo che incontrava infelice, emarginato. Quale è il dovere del Cristiano di oggi che si trova coinvolto a decidere democraticamente con voto o consenziente di decisioni dai governanti al fine “bene comune”? dunque non compete un discernere anche da cristiani per testimoniare una Fede operante al medesimo bene comune, la quale che richiede il coraggio di un guardare a raggiungere finalità alte come la Pace tra tutti e di diverse lingue. Questo ho sentito ieri da un sacerdote Officiante . E Finalmente una omelia, la Parola supera l’astratto e fa attento l’orecchio !

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