Anche la Parola è sacramento

Adesso è tempo di nutrirsi della Scrittura che si lascia spezzare e che va accolta in ascolto religioso
6 Maggio 2020

Il modello economico globalizzato ha mostrato, in queste ultime settimane, la sua grande fragilità e adesso ci guarda con cinismo quasi sfidando la nostra resistenza…

La vera ricchezza umana è nascosta nella bellezza interiore di ognuno, nella creatività, nelle relazioni, nella famiglia, nella gioia della condivisione, nel sorridere alla vita: forse già da tempo avevamo capito di non «poterla trovare a buon prezzo per le vie del centro», parafrasando Niccolò Fabi che, oltre 10 anni fa , ci aveva invitato nel suo “Negozio di antiquariato” per dirci quanto sia «raro trovare una cosa speciale nelle vetrine di una strada centrale / per ogni cosa c’è un posto e quello della meraviglia è solo un po’ più nascosto».

Alla Chiesa è chiesto di essere generativa, le si chiede di generare nuovi linguaggi sottesi alla speranza che le è peculiare e collaborare a una nuova proposta sociale arricchendola di qualità spirituale e morale.

Purtroppo, proprio in questi giorni, questa “generatività possibile” ha avuto un brusco rallentamento  a causa di disaccordi Stato-Cei. Ai fedeli, che soffrono ancora per il digiuno eucaristico e per non poter vivere nelle proprie comunità la comunione ecclesiale, ci sono tante cose che potrebbero essere ricordate per far rialzare lo sguardo verso un necessario orizzonte di  luminosa speranza:

  • La libertà di culto è stata sempre rispettata.
  • I pastori hanno fatto del loro meglio per conciliare la vicinanza ai bisognosi con le restrizioni necessarie a  causa del covid-19.
  • Le famiglie hanno potuto  scoprirsi nella Chiesa, che è famiglia di famiglie, protagoniste in preghiera; e nell’intimità della propria casa, quale piccola Chiesa domestica,  hanno potuto accogliere la Parola spezzata dai loro pastori.
  • Lo Spirito si è fatto presente in tutte le “parole spezzate” dai pastori!

Forse è questo che il documento della Cei voleva significare scrivendo: «La fede deve nutrirsi alle sue sorgenti». Forse c’era l’intenzione di ricordare a tutti i fedeli che la Parola è sacramento?

Nella  Dei Verbum (18 novembre 1965) i padri conciliari vollero specificare  al numero 17: «La Parola di Dio  è potenza divina per la salvezza di chiunque crede»; e  più avanti al numero 21:  «La Chiesa ha sempre venerato le divine Scritture come ha fatto per il Corpo stesso di Cristo… si è nutrita del pane di vita  dalla mensa sia della Parola di Dio che del corpo di Cristo».

Questo sì che dà serenità e allarga l’orizzonte e riverticalizza tutto: ricordarsi che Dio è fedele e che adesso è tempo di nutrirsi della Parola che si lascia spezzare, della sua Parola che è sacramento. Affrontare le future fasi covid sarà più facile per  tutti se la fragilità umana nella contingenza sarà risignificata  in una prospettiva pienamente umana alimentata dalla Parola accolta in “religioso ascolto”.

2 risposte a “Anche la Parola è sacramento”

  1. Francesca Vittoria Vicentini ha detto:

    Se non ci fosse la Parola, noi saremmo come un navigatore senza bussola di orientamento certo. La Parola è stata scritta dal Dio Creatore per farci crescere nel suo amore.Cristo e la Parola vivente, se si vuole vivere bisogna accedere a quella sua acqua viva che è il suo insegnamento trasmesso dalla Chiesa nei Sacramenti , essi sono i segni che la percorriamo come via. Credo che la Chiesa oggi a causa di questa pandemia abbia comunque trovato come essere vicina a un popolo frastornato,che si disperde incerto perché proprio se gli viene a mancare la Parola , non ne esiste altra che possa dare senso all’esistere, per questo non dovrebbe accadere che una persona si senta così disperata da arrivare al suicidio.E’ accaduto ieri,e uno si domanda perché con tanta comunicazione mediatica non c’è stato per questa persona un indirizzo cui rivolgersi con fiducia, una ultima chance .prima di cedere……

  2. gino gandolfo ha detto:

    Grazie Federica per questa bella riflessione. Necessaria ed efficace.

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