Non è solo il bisogno di dirti grazie per la tua arte e per la bellezza che hai sparso nel mondo, e che senza quasi saperlo ti ha reso strumento inconsapevole di Dio nel ricordarci che la vita ha senso e che la bellezza davvero ci salva.
Ragazzi, come vedete avete idee molto diverse. Quello che mi colpisce però è che tutte cercano di dare una spiegazione dell'omosessualità, ma nessuna si preoccupa della persona dell'omosessuale.
"Non credo che il valore di una persona sia una cosa che tutti hanno, dipende... Forse dipende da quanto ti senti amato o no... E non è mica facile sentirlo questo!"
Ancora una volta gli studenti mi stupiscono. La famosa "circolarità educativa", dove non solo lo studente impara dal docente, ma anche viceversa.
Una felicità diversa, meno legata al piacere e più alla gioia e alla condivisione tra di voi. La felicità assomiglia più alla gioia che al piacere.
L'augurio è di avere più coraggio nell'affidarci alla forza dello spirito e meno alle sicurezze, di ogni tipo, che fino qui ci hanno tenuto in piedi come Chiesa.
Sa prof. a me basterebbe che per Natale mio padre mi guardasse, anche solo una volta, e che mia madre mi parlasse senza urlare
Invece di educarli a chiudere i propri desideri, dovremmo aiutarli ad ripristinare la possibilità per loro di rendere il proprio desiderio qualcosa di realizzabile davvero.
Credo che la fede o trova il modo di essere una esperienza che aiuta la persona a ricucirsi dentro, oppure è destinata ad essere fagocitata dal "sistema tecnocratico", che tende a travolgere il soggetto e ad assimilarlo a sé, frantumandolo al proprio interno, per farlo divenire una semplice pedina del gioco.
"Oggi si tratta di mettere in luce i grandi temi, e nello stesso tempo, come con l'enciclica "Deus Caritas est", che Dio è amore. Di rendere di nuovo visibile il nocciolo dell'essere cristiani e così anche la semplicità dell'essere cristiani.''"
Credo che si dovrebbe davvero ragionare, come Chiesa, sulla possibilità di formare dei preti che siano capaci di ascoltare davvero, prima che di voler dire qualcosa. Perché questa oggi, almeno per i giovani, è una priorità sociale assoluta.
Siamo sicuri di avere ascoltato abbastanza la lezione che la morte ci consegna sul legame con la vita, con l'aldiquà? Siamo sicuri che la morte non vada pensata prima come evento naturale, per poi poterla illuminare con la fede?
Sembra che pochi oggi pratichino lo "sport" delle domande di senso. Eppure io credo sia un istinto naturale farsele.
"Mia madre mi dice che la sua vita è bella perché ci sono io, e perché lei ha speso sé stessa per farmi vivere a me. Prof., questo è bellissimo. Io lo so che le è costato moltissimo, l'ho vista piangere e non dormire e faticare come una pazza, ma è felice di averlo fatto. E adesso la capisco".
Non riesco a togliermi dalla testa che oggi, per evangelizzare, vale di più la pazienza di aiutare a riaprire le domande, che la fretta di dare le risposte che pensiamo siano esatte.
Ringrazio perché mi è stato regalato di sentire che Dio ha il sapore dell'amore, della leggerezza e della libertà.
Cio' che andrebbe coltivato come unico compito vero sarebbe la capacità di leggere dove e come lo Spirito Santo ci chiama ad essere Chiesa oggi.
Dopo un mese passato a camminare, standosene fuori dal mondo ordinario, senza troppi contatti con chi pellegrino non è, senza troppe notizie, senza troppo internet, a Santiago si rientra nel mondo. Si ritorna a fare i conti con la realtà effettiva.
Ho sempre detto che si capisce chi si è quando si tocca il proprio limite e si accetta di non trapassarlo. Ma quando succede è dura accettare che il limite sia proprio li.
Forse è il dolore che consuma i nostri piedi. Quello che ognuno di noi si porta dentro, suo o di chi l'ha incontrato, che lentamente è attraversato e consumato.
Come sembra semplice spiegare questo vangelo in un terra così, lo sanno bene cosa vuol dire seminare e qual'è la differenza tra terreno buono, pietra, sassi, radici...
"Non c'è nulla da inseguire nella vita, non c'è nulla da cui difendersi, ogni giorno ti porta il regalo di essere vivo senza averlo chiesto, e questo da una serenità che non si può descrivere"
Ci è chiesto, e mi è chiesto, di accettare la sfida di mettermi in cammino per cambiare il mio sguardo sulla realtà, non per cambiare la realtà.
Noi su cosa puntiamo? Su una generazione futura di furbi e fortunati?
"Dopo 13 anni mi alzerò e non avrò cose organizzate da fare. Non so prof., ma un po' mi spaventa finire la scuola".
Se fossimo meno preoccupati di salvare la nostra idea di Dio ci potremmo accorgere che le persone sperano di potere essere accolte nella loro rabbia, nel loro dolore, nella loro paura, senza che noi siamo costretti a difenderci da questo.
"Si, cavolo delle volte davvero credo che la felicità non esista prof., e che non vale la pena farsi un mazzo tanto per cercare di stare meglio. Tanto vale lasciare che le cose vanno come vanno"
Sono ancora capaci di sentire che vivere in pezzi non è bello, e che l’amore li chiama a qualcosa di più, ma non sanno come fare, perché sono dentro ad un sistema culturale e sociale in cui la normalità è vivere parzialmente, a tempo, senza compromettersi.
A casa mia il confine tra la giustizia e la vendetta è lo stesso che passa tra una reazione di sola "pancia" e una reazione "umana" in cui la persona pensa, sente e vuole con tutto sé stesso.
Di quanto e come una educazione possa rispettare o no la crescita di una coscienza che voglia con sincerità essere fedele a sé stessa.
Oggi gli adolescenti vivono un sacco di emozioni, ma pochissimi sentimenti e non sanno distinguere le due cose. Ma se comincia ad aprirsi una strada...
Se vogliamo uscire dalla secche bisogna rimettere in parlamento persone che siano davvero motivate a questo servizio da valori non negoziabili, non da interessi personali.
"Provate a pensare cosa succede se tutti voi vi comportaste come Roberto o reagiste come Marco. Le relazioni sarebbero impossibili e ci sarebbe la legge della giungla, che di solito è il luogo dove vivono gli animali, non gli uomini."
"Lei scherza prof., ma io sto pregando davvero... lo faccio spesso. Non dico parole. Non dico le preghiere, quelle solite. Solo che sto qui, e ascolto dentro di me una strana sensazione, come se sentissi una presenza buona che mi tiene in piedi".
A me sembra davvero che l'urgenza di oggi sul piano di una nuova educazione alla fede sia quella di promuovere esperienze emotive in cui si possano aprire le domande che l'uomo da sempre si porta dentro, prima che tentare di dire qualcosa a chi ci ascolta.
Stiamo discutendo di come la sensibilità cattolica oggi in Italia si pone di fronte alle questioni morali. E forse anche più in la, di come ci sentiamo di fronte al tema del male e del peccato.
"Questa è una religione primitiva, ancora oggi sopravvissuta nell'estremo sud America.Ho iniziato a leggere il testo delle regole della religione Yamana.Alla fine,abbiamo cercato di trovare un senso a queste regole e ci siamo accorti che in questa religione l'idea della sopravvivenza individuale è strettamente legata a quella degli altri.
Analizzare le pubblicità ci regala delle chiavi comunicative dirette e fresche che se usate con intelligenza possono davvero aprire modalità di comunicazione della fede che oggi sono poco visibili.
Hanno bisogno di modelli adulti che al di là delle parole gli facciano vedere come si fa, per tentare di capire se possono credere in una vita diversa. Hanno bisogno di qualcuno che li aiuti a costruire le loro spalle, invece di piangere sulla loro condizione.
Il loro bisogno di spiritualità,finisce per non esser portato dentro alla Chiesa, e quando va bene,trova altre forme forme spirituali per essere coltivato.
Una legittima e dovuta chiarezza del Papa su questioni che attengono la fede e la morale finisce per essere percepita dai miei studenti, come spesso accade, per una invasione di campo e l'imposizione di una visione dell'uomo per loro inaccettabile.
Se l’obiettivo dell’accordo è quello di dare uno strumento per poter “leggere” la realtà dell’occidente, che indubbiamente si radica anche nella Bibbia, credo che si tratti di una buona idea, ma mi chiedo se questa è cultura biblica.
"Prof, io credo che i genitori ti dovrebbero far fare esperienze di tutto ciò che è possibile sperimentare. Poi però dovrebbero accettare che noi abbiamo le nostre idee, che magari non sono come le loro".
"Prof. ogni materia cerca di rispondere a delle domande. Se non ho capito male, la sua cerca di rispondere a quella domanda che nessuno dice e che tutti si fanno: cosa ci stiamo a fare qui? Lei ha un bel coraggio a parlarne chiaramente qui in classe, ma fuori da qui, mi scusi se lo dico, sarebbe preso per un pazzo".
La scommessa vera è di fronte a chi pensa di avere già un senso sufficiente alla vita, anche senza di Dio.
Credo sia meglio sostare in ascolto di questi ragazzi. Ci dicono molto su come oggi loro sentono la vita e il suo epilogo.
"Ma quando dico "ti voglio bene", uso un nome o un avverbio?"
Possibile che la fede che proponiamo sia così poco "percepibile" e l'esperienza del sacro debba passare per forme di spiritualità al limite del "magico"?
Si parla del bene comune, dentro alla dottrina sociale della Chiesa. Argomento duro, ma più stimolante di quanto si creda, soprattutto perché gente come Marco trova modo di essere ascoltato nel proprio desiderio di opposizione e di cambiamento.
L'indicazione del "bell'amore" fatta dal Cardinale Scola in termini teologici è affascinante, ma poi resta il problema di tradurre questo nella vita pastorale. Come si possa cioè passare da una sessualità frantumata e mercificata così diffusa, al riconoscimento e l'accettazione di una verità intera sull'amore umano.
Il bisogno di Alice è quello di molti credo, poter avere modelli di santità "interi", dove le parti di sé siano ricomposte a servizio della carità, a partire dalla dimensione più reale di tutte, in cui le altre sono ricomprese.