Una legittima e dovuta chiarezza del Papa su questioni che attengono la fede e la morale finisce per essere percepita dai miei studenti, come spesso accade, per una invasione di campo e l'imposizione di una visione dell'uomo per loro inaccettabile.
Se l’obiettivo dell’accordo è quello di dare uno strumento per poter “leggere” la realtà dell’occidente, che indubbiamente si radica anche nella Bibbia, credo che si tratti di una buona idea, ma mi chiedo se questa è cultura biblica.
"Prof, io credo che i genitori ti dovrebbero far fare esperienze di tutto ciò che è possibile sperimentare. Poi però dovrebbero accettare che noi abbiamo le nostre idee, che magari non sono come le loro".
"Prof. ogni materia cerca di rispondere a delle domande. Se non ho capito male, la sua cerca di rispondere a quella domanda che nessuno dice e che tutti si fanno: cosa ci stiamo a fare qui? Lei ha un bel coraggio a parlarne chiaramente qui in classe, ma fuori da qui, mi scusi se lo dico, sarebbe preso per un pazzo".
La scommessa vera è di fronte a chi pensa di avere già un senso sufficiente alla vita, anche senza di Dio.
Credo sia meglio sostare in ascolto di questi ragazzi. Ci dicono molto su come oggi loro sentono la vita e il suo epilogo.
"Ma quando dico "ti voglio bene", uso un nome o un avverbio?"
Possibile che la fede che proponiamo sia così poco "percepibile" e l'esperienza del sacro debba passare per forme di spiritualità al limite del "magico"?
Si parla del bene comune, dentro alla dottrina sociale della Chiesa. Argomento duro, ma più stimolante di quanto si creda, soprattutto perché gente come Marco trova modo di essere ascoltato nel proprio desiderio di opposizione e di cambiamento.
L'indicazione del "bell'amore" fatta dal Cardinale Scola in termini teologici è affascinante, ma poi resta il problema di tradurre questo nella vita pastorale. Come si possa cioè passare da una sessualità frantumata e mercificata così diffusa, al riconoscimento e l'accettazione di una verità intera sull'amore umano.
Il bisogno di Alice è quello di molti credo, poter avere modelli di santità "interi", dove le parti di sé siano ricomposte a servizio della carità, a partire dalla dimensione più reale di tutte, in cui le altre sono ricomprese.