Catastrofisti 2.0, la lettera di Benedetto XVI per il centenario di san Giovanni Paolo II, il pontificato di quest’ultimo, il rinnovamento dell’istituto ‘Giovanni Paolo II’, l’OMS tra Usa e Cina, le previsioni sul PIL italiano, il rapporto tra dubbi e fede: questi e altri fatti di cronaca riletti alla luce delle Scritture, a loro volta illuminate da essi.
Le storie di Silvia Romano, Annalena Tonelli e Gabriele Marasca, le riflessioni di Galimberti, Veronesi , De Monticelli e Bartolomeo I, le scuse di Socci: questi e altri fatti di cronaca riletti alla luce delle Scritture, a loro volta illuminate da essi.
La fede e la scienza sono cose ben diverse dal delirio di onnipotenza e dal fideismo paranormale.
Celebrare in presenza, con accesso al corpo di Cristo, ma senza potersi “avvicinare e toccare”; celebrare in “video” vedendo gli altri presenti e poi farsi arrivare il corpo di Cristo a casa; Cosa cambia? E soprattutto, per chi cambia? Forse cambia solo per il sacerdote!
Il cardinal Konrad Krajewski e i transessuali di Torvaianica, l’ostilità politica subita da Li Wenliang e Anthony Fauci, l’intervista di Monsignor Raspanti, il sacrificio di Peppino Impastato e Aldo Moro, la storia di Tamador Khalid, il discorso di Schuman del 9 maggio 1950: questi e altri fatti di cronaca riletti alla luce delle Scritture, a loro volta illuminate da essi.
Il movimento etico essenziale del cristiano è quello dell’abbandono di sé nelle mani del Padre
Rigidità. Questo ci allontana dalla saggezza di Gesù, ti toglie la libertà. E tanti pastori fanno crescere questa rigidità nei fedeli. È più importante osservare la legge come è scritta o come io la interpreto che è la libertà di andare avanti seguendo Gesù? (Francesco)
Non possiamo sperare che il solo aver patito costrizioni e dolori, o aver sperimentato tecniche nuove di comunicazione, sia sufficiente a muovere una “conversione” pastorale.
“Il mio ringraziamento va al Presidente del Consiglio dei Ministri con cui in queste settimane c’è stata un’interlocuzione continua e proficua. Questo clima ha portato un paio di giorni fa a definire le modalità delle celebrazioni delle Esequie" (Card. Bassetti - 2 maggio)
Il confronto tra le conferenze episcopali italiana e svizzera sulle reazioni al digiuno eucaristico ci vede perdenti. Soprattutto in termini pratici e progettuali. Come mai? Solo precisione svizzera?
Il pianeta malato, la vicenda di padre Salonia, i nuovi poveri, il comunicato CEI sulla ripresa delle messe, le fake-news, i politici, gli imprenditori e la mafia: questi i fatti di cronaca riletti alla luce delle Scritture, a loro volta illuminate da essi.
Cosa ci converte veramente: la delusione? la paura? il dolore? O un incontro che si fa compagnia, ascolto e condivisione?
Fino a che livello di profondità il dubbio è accolto e 'supportato' nella Chiesa?
Assenza. Silenzio. Le sensazione che ho sono queste. E l'impressione è che la Chiesa italiana sia davvero afona sul senso di ciò che sta accadendo e su vie spirituali e teologiche possibili per l'uomo del coronavirus. Davvero possibile?
La celebrazione deve avere già in sé i segni della “presenza reale” del corpo di ognuno di noi che si offre agli altri.
Che senso ha per noi cristiani lo 'svuotamento di sé' da parte di Cristo? Che differenza c’è tra 'masochismo' e cristianesimo?».
su chi legge ciò che sta accadendo come un chiaro segno dell’apocalisse imminente e del giudizio divino
Riusciremo, grazie a Dio, a uscire dai nostri sepolcri, a risorgere già 'qui', per tornare a riposare nelle nostre terre?
Possiamo sperare di avere anche noi lo sguardo di Dio sulle persone e le cose o dobbiamo accettare che Dio veda il bello anche là dove noi mai potremo vederlo?
Ci ricordiamo che uno stato personale di grazia e di pace dipende dalla fede/fiduciosa e dalla speranza in qualcuno che è morto per noi quando non eravamo né giusti né buoni, ma – per debolezza - empi e peccatori?».
Una chiesa che, per il coronavirus, non può più vivere i propri ruoli interni nelle forme ormai codificate da tempo.
Vorrei semplicemente riproporre alla lettura di tutti questo testo di Fr. Carlo Carretto perchè mi pare particolarmente attuale vista la situazione ecclesiale che stiamo attraversando
come tutte le cose umane, anche questa finirà e torneremo alla nostra quotidianità fintamente garantita e lecita. E dopo? Dopo non avremo imparato nulla?
E se davvero anche noi fossimo derubati della possibilità di accedere all’eucarestia quando vogliamo?
Resta l’uso “ad personam” del testo biblico, inteso come “madia” in cui poter pescare con libertà, qualsiasi passo utile a sostenere la propria posizione, convinzione e teologia, facendo dire alla bibbia ciò che si vuole.
Erano secoli che non si assisteva ad un Chiesa così “sconvolta” al suo interno, secoli di impossibile dissenso e di stucchevole ripetizione della parola unica che discendeva dall’alto di oltre Tevere.
La fede nasce nel rapporto con Cristo, e il rapporto col mondo è la condizione imprescindibile per l'esistenza del senso della fede. E ciò fa si che la lettura teologica della fede cambi col cambiare della cultura in cui la fede si radica.
Ciò che mi ha colpito è stata la sorpresa di alcuni commentatori, rimasti quasi interdetti e scandalizzati che un papa possa avere una reazione rabbiosa.
Il fine vita non finisce di interrogarci ( 3 )
Il fine vita non finisce di interrogarci ( 2 )
Il fine vita non finisce di interrogarci
Lunedì il Papa a Loreto consegnerà l'esortazione apostolica frutto del Sinodo. Per riconoscere i giovani come «luogo teologico»