Un conservatorismo di facciata che fa comodo a tutti

Perché tacciare Benedetto XVI di mero tradizionalismo giova a molti, sia a "destra" che a "sinistra"?
13 Gennaio 2023

A Roma la morte di un pontefice viene presa ancora con una certa dose di folklore: una saggezza popolare un po’ fatalista e un po’ sarcastica, non irrispettosa ma certo irriverente, di chi si arroga il diritto di trattare il Santo Padre come uno di casa. Un sentimento che deriva dal vivere nella Città Eterna, quella che negli stornelli risponde «c’ho pazienza, aspetto!» a chi la vuole forzare al cambiamento, e che in fondo è ben consapevole che «morto un papa se ne fa un altro». Sic transit gloria mundi, avrebbero più nobilmente detto i latini, ma in fondo è sempre la solita attesa gattopardiana di vedere quale parte della superficie si incresperà per mascherare ciò che in profondità non si muove. Un immobilismo che però fa comodo anche ai più insospettabili.

L’emerito papa Benedetto, appena spirato, ha saputo mostrare grande lungimiranza in molte situazioni, ma non è stato certo un alfiere del rinnovamento. Anzi, per citare il lucido intervento del teologo Leonardo Boff all’indomani del funerale: «era un teologo progressista e stimato quando insegnava in Germania. Ma poi si era lasciato contaminare dal virus conservatore della millenaria istituzione ecclesiastica, fino ad abbracciare, in alcuni aspetti, posizioni reazionarie e fondamentaliste», che lo avrebbero addirittura portato a “sbattere la porta in faccia” all’ecumenismo e alla modernità.

Del resto, non possiamo dimenticare che in uno dei suoi primi interventi da papa, Benedetto XVI descrisse il Concilio Vaticano II come un momento non di rottura col passato bensì di grande continuità ecclesiale; una presa di posizione esplicita, ovviamente tutt’altro che infondata ma certo parziale, che stupì tanti che sulle idee del Concilio avevano invece cercato di fare Chiesa in un modo diverso. Non parlo degli addetti ai lavori: i teologi che avevano provato tra gli anni ‘80 e ’90 a proporre modelli nuovi (tra cui lo stesso Boff con la Teologia della Liberazione) già avevano assaporato il “malleus Inquisitionis” dall’allora Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, il cardinale Ratzinger. Mi riferisco a quelle comunità che, nel loro piccolo, già vivevano esperienze di comunità post-conciliari, più o meno strutturate, che hanno improvvisamente dovuto perdere di vista il presente per concentrarsi su un recupero del passato. Ecco allora un fiorire di approfondimenti su temi più tradizionalisti, che cristallizzavano la realtà in categorie premoderne, piuttosto che offrire strumenti di lettura per la complessità: dalle Sette Opere di Misericordia, alle Quattro Virtù Cardinali, fino al recupero del Catechismo di Pio X, senza contare la “liberalizzazione” della messa celebrata secondo “il Messale Romano” preconciliare.

Insomma, la fine dell’epoca -per così dire- “benedettina” potrebbe avere tutte le premesse per essere salutata con qualche sospiro di sollievo (non certo rivolto alla persona, ma al contesto che ha circondato Benedetto XVI), se non fosse per il fatto che lo schema che andrà a rompersi con il nuovo equilibrio tornava utile non solo ai sostenitori, ma persino ai suoi detrattori. In questo senso stride leggere su MicroMega le parole del prof. Marco Marzano (qui più realista del re): « la Chiesa Cattolica trae la sua forza dalla sua formidabile continuità istituzionale, dal suo legame con un passato che essa cerca di rendere ogni giorno presente. Le fratture, le svolte, le discontinuità, gli strappi non le appartengono. Così come fondamentalmente ad essa estranee sono l’umanesimo laico e la cultura dei diritti e delle libertà. Questa è la sua forza e questo è il suo limite. Chi si è illuso del contrario, di poter, dall’interno, trasformarla e stravolgerla o di farne, dall’esterno, una protagonista dei processi di liberazione ed emancipazione dell’umanità ha preso una solenne cantonata».

Insomma, rischia di innescarsi ancora una volta quel curioso cortocircuito (di cui avevamo già scritto qui) per cui gli esponenti del pensiero laico, avendo bisogno di un nemico da combattere, si fanno propugnatori di un cattolicesimo intransigente ai danni di quello dialogante, che viene messo già sufficientemente alla prova dalla dialettica interna. Chi pretende una Chiesa immobile e “tradizionale”, però, farebbe bene a specificare di quale stia parlando, perché nel corso dei secoli i cambiamenti sono stati tanti, e vanno letti sotto una luce storica, non fondamentalista. Altrimenti saremmo costretti ad ammettere che di chiesa ce n’è stata più d’una. Il potere, in un certo qual modo, si è conservato, ma in forme sempre mutevoli: i riti sono cambiati, le abitudini e persino certi valori di riferimento. Insomma, morto un papa se ne fa davvero sempre un altro, persino adesso che l’altro già c’è: attendiamo di scoprire quali saranno le nuove sfide e cerchiamo di non farci trovare impreparati.

 

4 risposte a “Un conservatorismo di facciata che fa comodo a tutti”

  1. Francesca Vittoria vicentini ha detto:

    Papa Benedetto XVI al semplice fedele, appare come unPastore che ha difeso la Chiesa, quella del Suo Signore, il Cristo, rendendo sicuro al suo gregge l’ovile dove trovare riparo durante le tempeste del tempo, che sono diventate uragani distruttivi. Con la forza, che lo Spirito in lui ha trovato nella sua intelligenza sensibile, acuta, valido strumento, ha comunicato quanta Verità sta’ nella Parola e ragione della medesima nella vita dell’uomo. Papà Benedetto come un chirurgo ha cercato di indicare e far vedere ciò che non è da Dio confutando con onesta visione e ragionevolezza quella libertà di scelte che si sono andate via via concretizzando nella vita di tanta società . Un mondo diventato sempre più mondo, la conquista dell’universo, un fascino verso la conoscenza del l’infinito soggioga, ma che fa dell’uomo una intelligenza chiusa di una armatura che si è creata destinata a diventare scoria

  2. Francesca Vittoria vicentini ha detto:

    E’ preoccupante p.es. accada che una insegnante in classe venga fatta oggetto di tiro a segno, che questa interpellata da un reporter abbia ancora il coraggio di affermare che intende continuare la professione che le è costata tanto sacrificio , E poi, questo è anche il suo pane quotidiano, viene di pensare. Ma come non domandarsi anche che ne sarà di un allievo che non dimostra interesse di apprendere oggi e l’importanza ,di aver offeso la dignità di una persona; questo allievo oggi sara l’uomo di domani il quale non sa cosa significa essere uomo libero. Il cibo senza il sale è insipido, educare è fondamento con l’istruire, la Chiesa ha da essere Parola come Lui il Cristo si è fatto Maestro da subito in Sinagoga. “”Credo che oggi il nostro grande compito sia in primo luogo rimettere di nuovo in luce la priorità di Dio. Quando viene a mancare Dio l’uomo perde la dignità e la sua specifica umanita’; e così crolla l’essenziale. (Benedetto XVI)

  3. Gian Piero Del Bono ha detto:

    C’ e’ una grande confusione tra epiteti quali “ conservatori” “ tradizionalisti ” da una parte e “ progressisti , modernisti , riformisti, eccetera . Senza considerare il neologismo papale “ indietristi” cui per par conditio dovrebbe corrispondere “ Avantisti “ Avanti e indietro , flusso e riflusso.
    Che la Chiesa cattolica nei secoli abbia trasmesso un “ depositum fidei” di generazione in generazione non e’ un ‘opinione bislacca di una fazione ecclesiale , ma un fatto storico altrimenti noi oggi non sapremmo neppure il Credo niceno. Se chi vuole conservare questo depositum e’ un #conservatore allora Ratzinger lo era di sicuro, nel senso che non riteneva “ sua” personale la dottrina o la teologia, ma come un prezioso tesoro che gli era stato affidato : una Vigna di cui lui non era padrone ma semplice lavoratore.

  4. Francesca Vittoria vicentini ha detto:

    Una Chiesa quindi che ha una Storia ininterrotta sè ancora i battenti come quelli di cappelle nelle Dolomiti sono di legno vetusto pesanti, con fiori freschi ovunque, segno di una fede ancora esistente: viva o di tradizione?Nelle citta ormai abitate non solo da nativi le chiese sono aperte e per il fedele e anche per il nuovo cittadino che ne legge la storia certo non ci sono candele accese dalla preghiera a Dio che sembra ne trasmetta il calore, ma la lampadina elettrica a moneta perché la luce costa, però la parrocchia esiste per tutti quei bisogni richiesti da una povertà dai mille volti. Una Chiesa dunque anche oggi che vive non più di funzioni di fedeli partecipanti che ha costruito in mattoni cattedrali, ma che ha costruito e costruendo una fatta di solo uomini i quali sanno di non subire rifiuto. Forse necessiterebbe di più per questa nominare quel Dio che ha Parlato non solo distribuito pane, ma di pace , di amore quello che fa miracoli quello che è vita anche eterna!

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