Una doverosa precisazione

In seguito alle dichiarazioni del senatore Berlusconi sulla guerra in Ucraina qualche parola di chiarimento è forse necessaria...
17 Febbraio 2023

In questi giorni sono rimbalzate sui social e su vari canali di informazione le parole di un protagonista indiscusso della scorsa stagione politica del nostro paese, nonché amico di vecchia data del presidente Putin, a proposito della guerra in Ucraina: «io a parlare con Zelensky, se fossi stato il presidente del Consiglio, non ci sarei mai andato, perché stiamo assistendo alla devastazione del suo paese e alla strage dei suoi soldati e dei suoi civili. Bastava che cessasse di attaccare le due repubbliche autonome del Donbass e questo non sarebbe avvenuto». Sollecitato dai giornalisti, ha aggiunto poi: «per arrivare alla pace penserei che il signor presidente americano dovrebbe prendere Zelensky e dirgli che: “È a tua disposizione, dopo la fine della guerra, un piano Marshall per ricostruire l’Ucraina […] a una condizione, che tu domani ordini il cessate il fuoco, anche perché noi da domani non ti daremo più armi”».

Si è trattato di un’esternazione rilasciata in un contesto non formale (come è d’abitudine per il politico in questione) che ha destato parecchio scalpore, e causato diversi mali di pancia alla maggioranza di cui è parte, che sull’invio di nuove armi all’Ucraina si è già espressa favorevolmente. Poiché più volte da queste pagine abbiamo sentito la necessità di difendere una posizione non belligerante e la necessità quantomeno di contestualizzare (se storicizzare non è ancora possibile) le ragioni del conflitto, ritengo doverosa qualche precisazione, per evitare che alla luce di queste dichiarazioni il punto di vista pacifista venga intenzionalmente e maliziosamente frainteso.

Innanzitutto chiariamo che queste dichiarazioni non esprimono in alcun modo la posizione pacifista, bensì filorussa. Il che può anche essere considerato legittimo da di chi si prende la responsabilità di rilasciarle, ma non è legittimo, per chi la spiega, sovrapporre i due punti di vista. Non sarebbe la prima volta che i mezzi di informazione mettono confusione tra le posizioni, per esempio facendo parlare di pace opinionisti come il prof. Orsini, il quale, secondo Nico Piro, «non è una voce per la pace, ma un filoputiniano». Ecco perché è diventato d’obbligo, per qualsiasi pacifista, smarcarsi innanzitutto dall’accusa di voler difendere Putin. Sottolinea l’ovvio Cecilia Strada: «la situazione è chiara, c’è un aggressore, la Russia, che ha invaso l’Ucraina e ne massacra i civili. L’esercito russo è il carnefice, la popolazione ucraina la vittima». Continua: «Si sta dalla parte delle vittime […] indipendentemente da tutto il resto». Anche per questo è semplicemente impensabile l’idea di interrompere il dialogo con Zelensky, che invece per l’Europa è interlocutore privilegiato, tanto per la sua posizione di aggredito, quanto per la sua vicinanza all’Occidente. Magari si possono contestare le sue strategie comunicative, che tendono ad una certa spettacolarizzazione del conflitto, ma in nessun modo mi pare si possa imputare a lui ed alle sue scelte politiche la responsabilità della guerra.

Fin qui tutto mi pare chiaro; meno chiaro è invece riuscire ad immaginare verso dove investire le energie per concludere prima possibile questa guerra. Se da un lato c’è chi vincola irrinunciabilmente la pace alla vittoria dell’Ucraina, c’è anche chi come Don Renato Sacco, già coordinatore nazionale di Pax Christi, ritiene necessario investire in un’economia del disarmo, anche a rischio di mettere a repentaglio il nostro stile di vita (ne abbiamo già parlato qui). Del resto, fin dalla prima ora Paolo Rumiz ci ha ricordato come «da decenni finanziamo il riarmo di Putin comprando il suo gas e, pur di avere il culo al caldo, abdichiamo dai principi fondativi della nostra democrazia».

Mai come ora non esiste una pace facile, ma la pace è tuttavia necessaria. Ci sollecita anche papa Francesco: «tutti noi, in qualsiasi ruolo, abbiamo il dovere di essere uomini di pace […] Preghiamo per la pace! Lavoriamo per la pace!». Eppure questa priorità lentamente sfuma dinnanzi all’ombra di una guerra apparentemente inevitabile. Scrive uno studente in un’accorata lettera ad Avvenire: «la parola d’ordine della guerra in Ucraina, anche a Occidente è diventata “vittoria”, e non più “pace”, proprio quella in cui le persone ragionevoli sperano nel più breve tempo possibile. Insomma, sembra proprio che nessuno sia disposto a porre fine a questo massacro». Gli fa eco il filosofo Edgar Morin, presentando il suo ultimo libro “Di guerra in guerra”: «è sorprendente vedere così poca coscienza e così poca volontà, in Europa, soprattutto nell’immaginare e nel promuovere la pace». Continua: «Recentemente si sono levate alcune voci, fra cui quella di Andrea Riccardi, fondatore della comunità di Sant’Egidio. Ma esse sono coperte dalla voce tonante dei sostenitori russi e americani del “sino alla fine” (dov’è la fine?)».

Già: dov’è la fine? Da tempo non sentivamo l’urgenza in Europa di ricordarci le parole del monaco buddista Thich Nhat Hanh: «Non c’è una via per la pace, la pace è la via».

 

11 risposte a “Una doverosa precisazione”

  1. Pietro Buttiglione ha detto:

    Dico la mia.
    Fare una catena UMANA di interposizione tra i due schieramenti nel Donbass

  2. Luigi Colusso ha detto:

    Quando un politico influente esterna un parere questo va molto oltre l’essere “un parere personale” perché esprime che cosa propone concretamente di fare. L’essere notoriamente amico di putin non giova alla sua credibilità, del resto sembra ignorare che il cessate il fuoco non può essere deciso unilateralmente, altrimenti si chiama resa , non cessate il fuoco.
    quanto alle armi più sofisticate ecc. sono d’accordo, per questo sarebbe bene che la Russia cessasse di bombardare i civili in Ucraina,

  3. Alessandro Manfridi ha detto:

    Perché noi mandiamo armi in Ucraina ma non le mandiamo nello Yemen, in Palestina, in Myanmar, nel Sud Sudan?
    Perché critichiamo i crimini di Putin ma siamo pronti ad attingere al gas algerino dove vengono negati i diritti umani?
    È evidente che qualcosa non va. Come è evidente che i numeri ci dicono che il conflitto ucraino è improbabile termini con la sconfitta della Russia, visto che la NATO non vuole entrare in guerra direttamente. Dunque ogni giorno in più di conflitto è un giorno in più di vittime innocenti. Se le parti non iniziano a lavorare su degli accordi questa guerra andrà avanti sine die a danno della popolazione ucraina e non solo.

    • Daniele Gianolla ha detto:

      Recentemente è saltato agli onori delle cronache la prova fotografica che noi almeno in Yemen le armi le mandiamo. Non direttamente, poiché le nostre convenzioni internazionali lo impediscono, ma attraverso la mediazione di altri paesi. È triste ma innegabile che una parte del nostro PIL sia legato al commercio di armi

  4. Paola Meneghello ha detto:

    Ma non è questione di essere filo qualcosa o qualcuno. Ma di pensare in maniera non ideologica e farsi due domande.
    Non basta non essere invasori, per dirsi promotori o comunque “per” la pace, e per un superamento dei confini, fisici o mentali e spirituali che siano.
    Se sento dire che dobbiamo produrre più armi, e questa pare la strategia, se Zelensky parla di vittoria senza e senza ma, di difesa del suo territorio, del suo popolo, delle sue tradizioni, a me arriva un discorso legato ai vecchi schemi di dominio del mio contro il tuo, un tipo di giustizia vendicativa, che tra l’altro, nulla ha a che vedere con ciò che un cristiano dovrebbe aver imparato dall’esempio di Gesù. E mi cadono le braccia, perché questo dimostra quanto l’umanità, anche quella occidentale, che più forse sembrava aver allargato il Pensiero e la Coscienza, sia ancora così poco matura e responsabile e bloccata nei soliti schemi mentali che ne impediscono la crescita.

  5. Francesca Vittoria vicentini ha detto:

    Il senatore Sig.Berlusconi ha esternato un personale parere ma per il fatto di essere uomo di potere questo ha urtato la suscettibilità del potere politico che circa la guerra scoppiata in Ucraina la quale si sta rivelando anche a comuni mortali una piaga per il pianeta. La proposta ventilata dal senatore di una pace costruttiva e sensata, possibile anche a un profano cittadino. Esiste una Sede l’ONU sorta proprio a favorire Quel dialogo che “unisce e associa, non già divide e contrappone Nazioni e Stati: essa cerca le vie dell’intesa e della pacifica collaborazione tendendo con i mezzi disponibili i metodi possibili ad escludere la guerra, la divisione, la reciproca distruzione in quella grande famiglia che è l’umanità contemporanea. “. Ora, sembra prevalere non più un desiderio di salvaguardia dei diritti di tutti in quanto appare anche la volontà di potenza e ciò il ricorso al potere delle armi più sofisticate.che falcidiano vite umane!

    • Daniele Gianolla ha detto:

      Come si fa a mobiliare l’ONU se nel consiglio di sicurezza la Russia ha diritto di veto? Ogni guerra è un disastro per l’umanità e non mi pare che i governi facciano di tutto per evitarle…

  6. Gian Piero Del Bono ha detto:

    c’ e’ chi ci tiene a rimarcare che lui e’ si contro l’ invio delle armi all’ Ucraina, ma non per gli stessi motivi ,per carita’, per cui e’ contro l’ invio delle armi all’ Ucraina il suo odiato nemico politico XY. Senza capire che la storia non la fanno le sottili distinzioni moraliste, ma i fatti. Nella Seconda Guerra Mondiale gli occidentali alleati con Stalin non perdevano tempo a distinguere le loro ragioni dalle sue .

    • Daniele Gianolla ha detto:

      Non intendevo ridurre la questione allo sterile battibecco politico. Ho l’impressione che ci siano dei distinguo più sostanziali che formali in questa vicenda, ma forse ha ragione lei e sono questioni di lana caprina. Personalmente trovo preoccupante che non ci sia alcun decisore politico in grado di tracciare una strada verso la pace sensata e percorribile. Io sono tra quelli che non credono alla narrazione della pace subordinata alla vittoria.

  7. Roberto Beretta ha detto:

    Al di là delle belle frasi, è proprio “la via” che si deve proporre. Tagliare il gas a Putin, stando noi al freddo: quella (per esempio) è una sanzione davvero pacifista, oserei dire profetica. Ma nemmeno la Chiesa ha avuto il coraggio di proporla, nemmeno spegnendo per quest’anno i riscaldamenti delle sue chiese….

    • Daniele Gianolla ha detto:

      Manca una strategia, un’idea politica che giustifichi un’azione di boicottaggio. Le iniziative isolate, per quanto lodevoli, non bastano. Bisogna capire da che parte stare, non tra le parti in guerra, ma tra le modalità di gestione del conflitto (violento o nonviolento)

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