Silenziosi linguaggi

Hanno una forza incredibile, sono esigenti, non vogliono perdersi nulla. Ostinati e meravigliosi nel loro voler stare al mondo.
13 Ottobre 2022

Sono entrati in classe, così, nella normalità di tutti bambini il primo giorno di scuola dopo la pausa estiva. Mischiati nella confusione e nella gioia del rivedersi. Loro due, dopo aver cercato un banco dove appoggiare lo zaino, sono venuti da noi maestre, mai viste prima, e si sono rannicchiati sorridenti e fiduciosi nel nostro primo abbraccio.

Sono un bambino ed una bambina ucraini,  arrivati nella mia città, in fuga dalla guerra, dopo un viaggio di più di 50 ore, lasciando tutto.

Sono bambini sordi, così come tutti i componenti delle loro famiglie. Sordi e muti. Scappati da una guerra senza suoni, dove salvarsi per loro era ancora più difficile: nessun allarme sentito, nessuno scoppio di bomba percepito…nessun grido di aiuto da poter urlare.

Loro non sentono nulla, sordi profondi, non capiscono neanche il nostro labiale italiano. Loro scrivono con un alfabeto diverso e non conoscono il nostro. Comunicano con il Linguaggio dei Segni, quello ucraino, che è diverso da quello italiano.

Sembra un muro insormontabile, l’incomunicabilità totale.

Non ci siamo mai chieste però “come faremo?”

Piccoli passi, ci siamo dette… ce la faremo.

Nessuno di noi in classe conosce il Linguaggio dei segni. Non abbiamo nessun insegnante di sostegno perché ancora questi bambini non hanno una conversione del loro handicap sotto la tutela della nostra legge 104.

Ma iniziamo con un entusiasmo ed un desiderio fortissimo di accoglienza e integrazione. Le prime settimane in classe c’era un silenzio irreale. Nessuno dava le spalle a nessuno. Tutti dovevamo sempre guardarci, vedere ogni piccolo gesto fatto e quindi i banchi si erano naturalmente girati per consentire tutto questo. Tutto è ripensato, riorganizzato e modulato. Dico tutto perché non vogliamo che nessuna attività li possa tagliare fuori.

E’ difficilissimo.

Ma noi italiani penso abbiamo un linguaggio corporeo che comunica da sé. La spontaneità del gesto ce l’abbiamo dentro.

Ma non basta…

Sono stati loro, i piccoli ucraini sordi, che hanno dato il via al “come”… ci hanno dato nomi nuovi, ciascuno individuato in base a caratteristiche fisiche o a modi di essere. Ora ci chiamiamo tutti così in classe, con il nostro “nome-segno”. La mia collega è il gesto del vulcano ed io quello del sole.

Loro hanno una forza incredibile, sono esigenti, non vogliono perdersi nulla. Ostinati e meravigliosi nel loro voler stare al mondo.

In classe, dopo un mese di scuola, oggi respiriamo una serenità inaspettata, tutti i bambini stanno collaborando nell’aiutare questi due nuovi compagni, li vediamo giocare insieme in giardino gesticolando tutti con un Linguaggio dei Segni che non è quello ucraino, nè quello italiano: è il nostro, totalmente fai da tè, ma efficacissimo. Anche nel fare materie più complesse troviamo strategie per semplificare, tradurre, far partecipare. E’una sfida che ci coinvolge tutti, ci sorprende e incoraggia.

Ci incoraggia lo sguardo grato delle loro mamme all’uscita di scuola, che vorrebbero chiederci come è  andata, ma non serve, perché basta vedere il sorriso dei loro bambini e il loro modo sereno di rapportarsi coi compagni…

Mai come in queste settimane sento quel sospiro di Gesù sul volto dell’uomo sordomuto. Quell’ “Effatà” accompagnato da quei gesti audaci nelle sue orecchie e nella sua bocca. Quei segni così corporei, quel Gesù che sospira l’Apriti, soffrendo insieme al sofferente. Quel desiderio di dare fiducia, quel comunicare amore, quell’invito ad entrare nella vita.

La guerra fa molta paura in questi giorni, ma il linguaggio silenzioso dei nostri bambini, tutti, non solo i due piccoli sordi, è un concreto e fortissimo linguaggio di accoglienza e pace. Sento fortissimo l’invito di Papa Francesco che con un tono sempre più accorato e preoccupato invita tutti noi a “far respirare alle giovani generazioni l’aria santa della pace e non quella inquinata della guerra…

Stasera vorrei che questo Effatà sussurrato giungesse sul serio nelle orecchie sorde di chi non vuole fermare questa immane follia, questa violenza, questa assurda guerra.

 

3 risposte a “Silenziosi linguaggi”

  1. Luisella Colombo ha detto:

    La creatività dello Spirito Santo è prorompente e coinvolgente se lo si lascia fare ! Il desiderio di Bene dei vostri cuori vi fa incontrare e comunicare al di là di ogni barriera! Grazie per questa bellissima testimonianza! Davvero il regno di Dio che è giustizia e pace e gioia nello Spirito Santo ( S. Paolo ai Romani 14, 17) è qui! Questa è l’educazione vera alla vita!

  2. Adriana Somigli ha detto:

    La narrazione e la vita della scolaresca con le sue due maestre (di vita) poggia tutta sul passaggio dalla domanda, mai formulata… come faremo? al desiderio… a piccoli passi… ce la faremo. Un vulcano e un sole… la natura anche qui è “maestra”… GRAZIE

  3. Dario Busolini ha detto:

    Che bella storia e che bravi… grazie per averla condivisa. Davvero voglia Dio che si aprano le orecchie sorde di chi non vuole fermare questa follia e, aggiungo, si chiudano invece le bocche di tutti coloro che ogni giorno la alimentano con parole a sproposito.

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