Sardine fresche

Sardine fresche
4 Dicembre 2019

Quando si va a comprare il pesce al mercato gli indicatori della freschezza sono di grande aiuto. In sociologia, invece, più le sardine sono fresche e più è difficile decodificarne il significato. Sarà perché abito nella regione in cui sono nate, sarà perché non riesco a non tenere le antenne dritte nel tentativo di individuare qualcosa di nuovo nell’orizzonte paludoso della politica italiana, ma resta il fatto che il movimento delle sardine mi spinge a qualche riflessione.

Al momento non sembra configurarsi (ancora?) come movimento politico in senso stretto. Come al solito le voci che cercano di interpretare questo fenomeno all’interno della partitura politica destra sinistra non si sono fatte aspettare. Probabilmente per rassicurarsi che non c’è nulla di nuovo sotto il sole italiano della politica. Ma in realtà alcuni particolari segnalano come questo fenomeno abbia qualche tratto di novità.

Intanto lo stesso Salvini, da quando è apparso sulla scena politica, non utilizza quasi mai questa partitura destra sinistra (pur superando a destra, e non di poco, proprio la destra). Cerca di screditare i cattolici che simpatizzano per la sinistra, additandoli come non cattolici. Ma non si è mai definito di destra, consapevole che gli italiani già da tempo non riescono più a riconoscere differenze sostanziali tra i due lati della divisione. Così cavalca questo sfumare della differenza presentandosi come il nuovo che avanza. Ovviamente chi sorge a segnalare la stessa cosa, ma con altre forme, invade il suo territorio e rischia di rubargli il mestiere, in modo inatteso.

La conseguenza evidente è che proprio in questi giorni, c’è una attività spasmodica dei siti “salviniani” per intasare volutamente i siti delle sardine, al fine di bloccarne l’attività. Che dichiara solo la loro stessa paura. In un panorama politico in cui sono vincenti coloro che sanno falsificare la realtà attraverso sottili e costosissime attività virtuali, le sardine mostrano come, invece, si possa coagulare consenso anche agendo in modo diretto nella realtà, a pochissime spese e con tempi veloci, mantenendo il virtuale solo come puro strumento di collegamento. Ciò, ovviamente, viene a scalfire in modo inatteso, il dogma della post – democrazia: il consenso si costruisce virtualmente, condizionando intenzionalmente le emozioni degli elettori. Le sardine incarnano così un secondo lato inatteso, che, ovviamente, crea paura in chi, al momento, pensa di avere in mano l’Italia, utilizzando questo dogma.

E’ pur vero che il coagulo delle sardine nasce proprio dall’emozione di disgusto e insofferenza verso le modalità comunicative di certa politica attuale. Ma non si salda attraverso un potente lavoro di condizionamento virtuale, bensì attraverso la semplice decisione di dare voce alla propria emozione. E’ infatti innegabile che la velocità e la facilità di propagazione delle sardine ci mostri come tale emozione sia immediatamente fruibile e sottopelle di moltissime persone, stanche dei solito metodi comunicativi.

E qui si può intravvedere un terzo segnale di qualcosa di insolito. Le sardine si muovono (ripeto, al momento) su un piano pre – politico, che una volta tanto non ha il centro nei contenuti valoriali e culturali delle possibili scelte politiche, ma nettamente sullo stile comunicativo e operativo della gestione politica. Al momento l’unico coagulo ideale sembra essere l’antifascismo, ma per loro sembra essere molto più importante il modo con cui si dicono le cose e si svolgono le scelte, piuttosto che il contenuto delle stesse. Non a caso, nei loro siti, sono tutti molto preoccupati di non rispondere alle azioni di oscuramento con le stesse armi, proprio per segnalare la loro diversità sul piano dello stile comunicativo.

In una fase (che di solito viene definita della seconda repubblica) Berlusconi e le rimanenze della sinistra avevano cercato di dare corpo ad una politica centrata ancora su idee e valori. Ma mentre Berlusconi  usava questo come specchietto per le allodole, e in verità era il primo a costruire la sua identità politica proprio sul modo di comunicare, la sinistra, invece continuava a credere che le idee e i valori fossero davvero ancora capaci di dare identità culturale alla proprie scelte politiche. Sappiamo come è finita.

Nella fase attuale, invece, già Renzi ha immaginato di poter fare la stessa cosa di Berlusconi, ma da “sinistra”, mettendo, però stavolta in primo piano e in modo esplicito le forme di comunicazione. Dietro alle quali, purtroppo, stava un evidente vuoto di idee e di valori reali. Salvini, invece è stato molto più bravo, anche perché ha avuto a disposizione più denaro, e soprattutto perché è in mano a forze internazionali “nazionaliste” che gli danno solidità. Ha superato di molto Berlusconi, andando ben oltre ai valori sbandierati come specchietto delle allodole, e cavalcando piuttosto le paure indotte dalla sua “bestia”, etero diretta da potentati stranieri, per arrivare al massimo del proprio consenso. Senza però, riuscire davvero a occultare, nemmeno lui, il vuoto ideale e valoriale che lo anima.

Ora, se qualcuno dal basso viene a dire che questo processo può essere (forse, potenzialmente) scompaginato, diventando un contenitore di emozioni popolari che chiedono invece di riconoscere che la comunicazione e gli stili operativi incarnano già dei valori, il giochino, prima di Renzi ed ora di Salvini, potrebbe essere svelato: la comunicazione e lo stile politico non sono mai neutri. Incarnano già, ben prima delle scelte politiche reali, un orizzonte di valori o disvalori, un determinato senso della realtà. Tanto che qualcuno afferma come oggi, nella post – democrazia, la comunicazione si identifica con la politica. Le sardine sembrano mostrare in modo evidente proprio questo. La semplice presenza muta sulla scena sociale e pre – politica indica già un senso, una direzione di valori, ben prima delle possibili scelte politiche.

Allora però mi chiedo. Ma possibile che i cattolici non si siano mia resi conto di questo, che cioè stile di comunicazione e valori non sono separabili. Che, ad esempio, l’arroganza e il dispotismo, la caccia al nemico e la sistematica distorsione della realtà, già di per sé configurano un orizzonte di valori che non sono compatibili con il nocciolo duro del vangelo? E come mai non ci siamo ancora resi conto a sufficienza che, proprio in questo spazio pre – politico e comunicativo, la presenza cattolica avrebbe molto, ma molto da dire, in relazione allo stile e alle forma comunicative? “Vi riconosceranno da come vi amerete”.

 

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