Prendersi cura degli altri è la via della pace

La propone Papa Francesco nel messaggio per la Giornata della Pace. È una scelta non solo individuale, ma anche sociale e politica
1 Gennaio 2021

In questo anno senza marce né manifestazioni, vorrei incorniciare la Giornata Mondiale del 1 Gennaio tra quattro notizie. La prima l’ha pubblicata “Repubblica” il 28 dicembre: la ministra delle Difesa francese, Florence Parly, ha chiesto ad un gruppo di scrittori, disegnatori e sceneggiatori di immaginare i possibili futuri scenari di guerra o di minacce alla sicurezza della Francia. All’esercito francese non bastano i consulenti esperti e i centri di ricerca: la fantasia può far fare un passo avanti nella preparazione della guerra.

La seconda è che, a 75 anni dalla seconda guerra mondiale, sono in corso una trentina di guerre e un numero enorme di conflitti in tutti i continenti del pianeta: è quella che papa Francesco ha definito la Terza Guerra Mondiale a Pezzi.

La terza, più che una notizia, è un insieme di notizie: quelle che riguardano la condizione disperata e disperante di tanti profughi rimasti bloccati sulla rotta balcanica, abbandonati al freddo e alla fame, spesso vittime di violenza da parte della polizia…

La quarta riguarda tutti coloro che si sono trovati sommersi dall’odio e dalle minacce die no vax, perché hanno preso posizione in favore del vaccino contro il Covid 19 o magari perché si sono già vaccinati.

La guerra e il conflitto sono una questione politica, sociale, personale e infiniti sono i modi per prepararli  diffondendo odio, più difficili e strette le strade per prevenirli e risolverli.

IL MESSAGGIO

Il messaggio del Papa per questa 54° giornata mondiale della pace indica una strada chiara: quella che si fonda sulla cultura della cura. Anche in questo messaggio Francesco ha dunque rilanciato quell’immagine del Buon Samaritano che aveva proposto nella “Fratelli tutti”: chinarsi sul ferito – anzi sull’uomo “mezzo morto” – sul bordo della strada non è solo un atto che può fare la singola persona, ma è anche un atto sociale e politico. Spetta a ciascuno di noi prendersi cura degli altri, ma spetta anche ai gruppi sociali, alla politica, agli Stati.

Non possiamo dimenticare, ci ricorda il messaggio, che le opere di misericordia erano sì impegni per i singoli credenti, ma che da questo impegno sono nate le opere di beneficienza: dai ricoveri per i pellegrini agli ospedali, dagli orfanotrofi agli ospizi… E che da lì, possiamo aggiungere, è nato il welfare moderno.

LA GRAMMATICA DELLA CURA

Ricordando che «I cristiani della prima generazione praticavano la condivisione perché nessuno tra loro fosse bisognoso e si sforzavano di rendere la comunità una casa accogliente, aperta ad ogni situazione umana, disposta a farsi carico dei più fragili», il Messaggio propone una “grammatica della cura” in 4 fasi:

  • La cura come promozione della dignità e dei diritti della persona: ogni persona umana è un fine in sé stessa, non può essere valutata solo per la sua utilità, ed è creata per vivere insieme nella famiglia, nella comunità, nella società, dove tutti i membri sono uguali in dignità.
  • La cura del bene comune: ogni scelta deve «sempre tenere conto degli effetti sull’intera famiglia umana, ponderando le conseguenze per il momento presente e per le generazioni future».
  • La cura mediante la solidarietà, che non è un sentimento vago, ma la «determinazione ferma e perseverante di impegnarsi per il bene comune: ossia per il bene di tutti e di ciascuno», vedendo «l’altro – sia come persona sia, in senso lato, come popolo o nazione – non come un dato statistico, o un mezzo da sfruttare e poi scartare quando non più utile, ma come nostro prossimo, compagno di strada, chiamato a partecipare, alla pari di noi, al banchetto della vita».
  • La cura e la salvaguardia del creato: tutta la realtà creata è interconnessa e la “Laudato Si’” ci ricorda l’esigenza di ascoltare il grido dei bisognosi insieme a quello del creato. Da questo ascolto «può nascere un’efficace cura della terra, nostra casa comune, e dei poveri».

Belle parole, non si può negarlo. Provate a metterle accanto alla prima notizia: non vi suona improvvisamente vuoto di significato quel “si vis pace para bellum” – con buona pace dello scrittore romano Vegezio e di tutti coloro che per secoli l’hanno ripetuta? E non vi viene da domandarvi che cosa succederebbe se quelle energie, quei soldi, fossero spesi invece per la cura della terra, dei popoli, del bene comune, cioè per tutto ciò che previene i conflitti? (e a questo proposito Francesco nel messaggio rilancia l’idea che con i soldi delle armi e delle spese militari bisogna costituire un Fondo mondiale per eliminare definitivamente la fame e contribuire allo sviluppo).

LA QUINTA NOTIZIA

Chi e come dovrebbe prendersi cura dei migranti sulla rotta dei Balcani? Chi e come dovrebbe prendersi cura dei no vax e di tutti gli altri che riversano il loro odio sui social, e se lo buttano fuori è perché gli è cresciuto dentro? Chi e come dovrebbe prendersi cura dei popoli coinvolti loro malgrado nei conflitti che bucano il mondo, individuandone le cause e usando la creatività e la fantasia per trovare soluzioni (e non per immaginare guerre)?

Il giorno di Natale, Comune.net ha pubblicato un articolo sul Rifugio Fraternità Massi, voluto a Oulx, in Val di Susa, da don Luigi Chiampo, responsabile della Fondazione Talità Kum. È un punto di riferimento per i migranti provenienti dalla “Rotta Balcanica” o dal Mediterraneo, che sono diretti in altri Paesi europei. Ogni giorno volontari di tutta la valle li accolgono e cucinano per loro. Uno di questi volontari è albanese ed è arrivato a brindisi nel ’91, con la moglie e due figli. Qualcuno, allora, si è preso cura di loro; ora loro si prendono cura di altri. È il circolo virtuoso della pace: la notizia è che “prendersi cura” si può fare, e che dà frutti.

2 risposte a “Prendersi cura degli altri è la via della pace”

  1. Francsca Vittoria vicentini ha detto:

    Concordo, siamo arrivati al dunque è cioè con l’esperienza in corso d’opera del Covid, con un governo la cui potenzialità sembra aver dato quello che poteva, tocca a ogni singolo cittadino fare scelte responsabili dando voce a temi sul riequilibrio di poteri che non devono primeggiare, né usare minaccie di insensate decisioni belliche dal momento che ogni dispositivo ha una tale potenza che sarebbedistruttivo sia per chi lo mette in atto che a chi è dove è diretto.. Sarebbe una Pompei globale, come lo scioglimento dei ghiacciai e la sparizione della foresta amazzonica. Se la scuola è interdetta a un giovane e come tarpargli le ali per vivere.Nessuno deve restare inattivo, privo del lavoro, così ci si ammala! Abbiamo bisogno di creatività in chi ha dirigenza o funzioni governative.Questo è un prendersi cura della politica per il Benecomune. La Chiesa è entrata in politica

  2. Giovanni Spadavecchia ha detto:

    E pensare che non troppi anni fa si diceva “l’immaginazione al potere”. Non è più accettabile, neppure in un mondo laico, pensare che la violenza od una “pax armata” possa risolvere i conflitti in essere. Dobbiamo necessariamente trovare strade nuove per dare risposte finalmente concrete, efficaci e durature ai tanti conflitti anche interpersonali che avvelenano il nostro mondo.

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