Non possiamo tacere

Sintesi di un documento appena presentato a Catania, scritto da un gruppo di laici coordinati dall’Ufficio di Pastorale sociale e del lavoro in vista delle elezioni
6 Settembre 2022

Molte donne e molti uomini soffrono oggi di fronte agli scenari inquietanti delle nostre città, sia a livello nazionale sia regionale. I molteplici mali, che si sono radicati negli anni, e che si sono acuiti con la pandemia e con la guerra scatenata in Ucraina, rendono difficile la vita del nostro Paese e hanno indotto tanti cittadini a un pessimismo così forte tanto indurli a pensare di disertare la chiamata alle urne per le elezioni politiche (…).

Come cristiani non abbandoniamo “il posto” che Dio ci ha assegnato nella città (cfr. Lettera a Diogneto) e non ci lasciamo bloccare dalla gravità dei suoi mali, ma insieme a tutte le persone di buona volontà, ci coinvolgiamo nelle sue vicende per dire una parola di speranza e dare concretamente il nostro contributo per risolvere le numerose e gravi emergenze, in vista del bene comune. Ci guidano le parole profetiche: “Per amore di Sion non tacerò, per amore di Gerusalemme non mi darò pace, finché non sorga come stella la sua giustizia […]” (Isaia 62,1). Per Papa Francesco l’impegno nella polis fa parte della vocazione cristiana: “Tutti i cristiani, anche i Pastori, sono chiamati a preoccuparsi della costruzione di un mondo migliore. Di questo si tratta, perché il pensiero sociale della Chiesa è in primo luogo positivo e propositivo, orienta un’azione trasformatrice, e in questo senso non cessa di essere un segno di speranza che sgorga dal cuore pieno d’amore di Gesù Cristo” (Evangelii Gaudium, n. 183).

La partecipazione o meno alla vita sociale e politica implica una precisa responsabilità morale, come sottolineava don Sturzo: «Se i cristiani, invece di cooperare, si tengono in disparte per paura della politica allora partecipano direttamente o indirettamente alla corruzione della vita pubblica, mancano negativamente o positivamente al loro dovere di carità, e in certi casi di giustizia».

In altre parole, nessuno può restare alla finestra a guardare, preda della sindrome dello spettatore. Pertanto, la vecchia affermazione che la politica è una “cosa sporca” è un alibi per giustificare il disimpegno per la cosa pubblica. Papa Francesco osserva: “La politica, tanto denigrata, è una vocazione altissima, è una delle forme più preziose della carità, perché cerca il bene comune (E. G., n. 205). La Dottrina sociale della Chiesa afferma che la partecipazione alla vita politica è «uno dei pilastri di tutti gli ordinamenti democratici», e pertanto una democrazia autentica «deve essere partecipativa» (Compendio della Dottrina sociale della Chiesa, n. 190).

Nessuna delega in bianco. La complessità e la delicatezza dell’attuale quadro politico ci inducono a dire che non c’è spazio per “l’accidia politica” e che ora più che mai. «l’assenteismo, la delega in bianco, il rifugio nel privato, non sono leciti a nessuno» (La Chiesa italiana e le prospettive del Paese, n.33).

LE GRANDI SFIDE

La sofferenza sociale ed economica largamente diffusa, problemi mai risolti, lacerazioni e carenze anche risalenti nel tempo, la mancanza di prospettive per i giovani testimoniano la presenza nel Meridione e nella nostra Isola di criticità, di emergenze e di “sfide che non possono essere abbandonate” (Documento del Comitato scientifico ed organizzatore delle Settimane sociali della CEI).

Esse devono indirizzare e suggerire l’Agenda delle priorità di cui deve farsi carico la politica anche in occasione dei prossimi appuntamenti elettorali (…).

  • La povertà economica, conseguenza anche delle criticità occupazionali e produttive, è ai massimi storici. (…) Con l’incremento dell’inflazione le povertà non potranno che aggravarsi ulteriormente, accompagnandosi alla precarietà occupazionale, al lavoro nero, a quello illegale e all’insufficienza abitativa.
  • Un triste primato di povertà educativa (…). Migliaia di ragazzi ancora oggi restano prigionieri nelle loro periferie, senza dignità e senza un orizzonte di futuro umano e professionale. Chi ha responsabilità nel campo della politica e dell’istruzione non può più far finta di non sapere e di non vedere. Serve un’azione di contrasto vigorosa alla povertà educativa con un’azione sinergica di istituzioni scolastiche, assistenti sociali, famiglie, volontariato, Enti locali e Tribunale per i minorenni. Ma tocca alla politica considerare una priorità le spese per l’istruzione, per gli assistenti sociali nei quartieri a rischio, per gli asili nido, per le mense scolastiche e il tempo pieno, per la creazione di spazi adeguati alle attività ricreative dei minori, per la formazione professionale, per la realizzazione e manutenzione di edifici scolastici e strutture a servizio dei quartieri. E, inoltre, assicurando il diritto a una reale libertà di educazione nell’ambito di rigorose verifiche sulla qualità del servizio reso e sul rispetto dei contratti di lavoro e delle disposizioni, nonché del pluralismo culturale ed educativo.
  • Le povertà, in particolare quella educativa, costituiscono, talvolta, spinta privilegiata per l’accesso, anche da parte di minori, alla devianza e alla criminalità organizzata e mafiosa che recluta più agevolmente giovani che non lavorano e non vanno a scuola (…). In tale situazione, influenze decisive, in termini di incremento della sicurezza generale, possono giungere da più fattive ed articolate politiche ed iniziative di prevenzione della devianza da parte degli Enti locali che, in collaborazione con le altre Istituzioni competenti, devono programmare e realizzare interventi per arginare e contrastare la povertà educativa. Puntare sull’educazione dei minori e sulla formazione delle giovani generazioni, inoltre, è la via obbligata per costruire un capitale umano capace di favorire un reale e duraturo sviluppo del Sud.
  • Improcrastinabile appare la previsione ed attuazione di più decise ed efficaci politiche ed iniziative regionali e locali di tutela e salvaguardia dell’ambiente che costituisce patrimonio da custodire per le generazioni future (cfr. Laudato si, nn.159-160 ed il nuovo testo dell’art. 9 della Costituzione). “Disuguaglianze vecchie e nuove che sono state aggravate dalla pandemia e dalla crisi economica” segnano in particolar modo “i territori più svantaggiati e nei quali il peso delle mafie e della illegalità si fa sentire, subdolamente, più forte” (Documento del Comitato scientifico ed organizzatore delle Settimane sociali). Pertanto, è urgente un rinnovato impegno, a tutti i livelli, personale, sociale ed educativo, di rifiuto e contrasto di ogni forma di illegalità nonché di influenza, inquinamento e corruzione della convivenza sociale, privata e pubblica, da parte delle organizzazioni criminali e mafiose portatrici di una “cultura di morte”(Papa Francesco).
  • Una rinnovata efficienza e trasparenza delle pubbliche amministrazioni in particolare di quelle locali, nel contribuire alla ricostruzione del rapporto, attualmente compromesso, fra queste ultime e i cittadini, costituisce, altresì, una puntuale misura preventiva di fronte ai molteplici episodi, restituiti dalla cronaca, di inefficienze, parzialità e di favoritismi di organi pubblici se non di corruzione e di infiltrazione mafiosa nelle amministrazioni locali.
  • A tale riguardo, assume significativa priorità l’incremento di politiche e di iniziative sia di sostegno alle famiglie e alla vita, dal suo inizio, nel suo svilupparsi e fino alla conclusione naturale, assicurando anche libertà di educazione, sia di accoglienza e cura delle persone svantaggiate, fragili e disabili, di anziani e minori.
  • Solidarietà e sussidiarietà. Nel recente periodo di lock-down generalizzato della vita sociale a causa della pandemia, anche in Sicilia le fasce più emarginate e più povere della popolazione hanno potuto resistere grazie alla grande rete di volontariato e di solidarietà presente nel territorio che non si è mai fermata. Questa rete è una risorsa che va valorizzata, dando piena attuazione al principio costituzionale di sussidiarietà.
  • Gli effetti della guerra in Ucraina e dei cambiamenti climatici hanno avuto un impatto imponente su molti Paesi africani alle prese con nuove carestie e un perdurante clima di guerre civili. In molti, perciò, hanno ripreso i viaggi della speranza sui barconi e stanno sbarcando sulle nostre coste. Non possiamo girarci dall’altra parte o mettere nuovi muri. Piuttosto così come abbiamo accolto con grande generosità i profughi ucraini siamo chiamati ad usare la stessa umanità nei confronti dei migranti del Sud del mondo, coinvolgendo in un’accoglienza dignitosa, tutti i Paesi dell’Unione Europea. Siamo chiamati, perciò, ad accogliere l’esortazione di Papa Francesco e mostrare nei confronti dei migranti “una generosa apertura, che invece di temere la distruzione dell’identità locale sia capace di creare nuove sintesi culturali” (E. G., n. 210).

CONCLUSIONI

Vigilanza e impegno. Troppe volte i nostri rappresentanti al Parlamento o alla Regione, nel migliore dei casi, si sono limitati a fare altisonanti dichiarazioni o promesse elettorali certi che dopo il voto nessuno – né la stampa, né gli elettori – si sarebbe ricordato degli annunci fatti. Ai candidati e, poi, agli eletti, stavolta chiediamo promesse effettivamente realizzabili, annunci a cui seguano i fatti, progetti a cui seguano le opere, leggi a cui seguano i regolamenti attuativi, decisioni ai vertici portate a compimento fin negli ultimi particolari. A questo scopo li invitiamo a un ascolto e a un dialogo continuo con le persone e le aggregazioni dei nostri territori. Ci impegniamo fin da ora, perciò, a vigilare sulla reale evoluzione delle promesse e dei progetti lanciati in campagna elettorale e sulla reale attuazione del principio di sussidiarietà. Così come ci impegniamo a non restare alla finestra ma a sviluppare il nostro impegno per farci carico dei problemi del nostro territorio e perché la politica contribuisca a risolverli.

Discernimento per la scelta dei candidati. Per questo motivo proponiamo un discernimento personale e comunitario per la scelta dei candidati. Davanti alla Babele dei molteplici partiti e partitini, molte persone sono disorientate e non sanno cosa e chi votare. Il Magistero sociale della Chiesa ci offre criteri per orientare le scelte e le azioni da intraprendere per costruire la città dell’uomo. I candidati e gli eletti devono avere competenze e coerenza etica. (…) Infatti, se i politici non coniugano nella loro attività etica e politica, se non hanno l’autentico senso della legalità e creano leggi per tutelare i loro interessi anziché il bene comune, che è bene di tutti e di ognuno, come potrebbero i cittadini amare la politica e sentire il dovere della partecipazione attiva alla vita del Paese?

Sussidiarietà. Ai candidati e ai futuri eletti chiediamo, soprattutto, di considerare la rete di solidarietà e volontariato presente nei nostri territori come una risorsa da valorizzare, dando piena attuazione al principio costituzionale di sussidiarietà e promuovendo adeguatamente, in condizioni di pari dignità, le risorse umane del Terzo settore e del volontariato. (…)

 

3 risposte a “Non possiamo tacere”

  1. Francesca Vittoria vicentini ha detto:

    E si è votato; ; e i problemi sono giganteschi per gli eletti, : c’è offerta di posti di lavoro, ma le aziende non trovano giovani interessati e o anche preparati, non esiste un efficace servizio che metta in contatto le parti. se esistono nell’ambito delle comunità giovani a spasso nulla facenti” senza arte né parte”,a procurarsi soldi illecitamente, o perdersi per noia con uso-commercio di droga. Donne in aperta protesta che si sentono defraudate del diritto di usare il proprio corpo contrarie a medici obiettori di coscienza. Non sembra esista una istruzione circa al dovere di assunzione di responsabili dei propri atti. Si lamenta l’assenza di medici per abortire quando esiste carenza X servizio a domicilio e nei reparti di pronto soccorso. Un ginepraio di problemi urgono risposte da una comunità disorientata la quale inalbera solo la parola “diritto” e non “anche il “dovere a responsabilità e etica morale se si vuol far parte di una umana civiltà .

  2. Francesca Vittoria vicentini ha detto:

    Ma non possiamo attribuire alla Chiesa la non presenza in politica di sostenitori di valori cristiani, anzi, ci sono partiti che usano segni per indicare che i credenti sono elettori bene accolti, salvo poi aprire alla giurisprudenza attiche li contraddicono, perché i valori incarnati dalle leggi non corrispondono a quelli cristiani. Si invoca la libertà, tutti i diritti invocati siano protetti. Ma si tratta così di creare una nuova società la quale anche si impone a modello, e tale diventa reale se si parte dall’Istruzione, formativa ed educativa della persona. Come dunque è stato il contendersi la veste di Gesù Cristo, e non per diventare veste da onorare, così appare oggi per quei segni che alcuni partiti o uomini politici utilizzano per interesse, magari convinti che la religione sia un intimismo e non quella realtà che in verità si deve tradurre in opere. Ma la colpa sta nel cittadino che sceglie, ha scelto così nel passato

  3. Mario Cignoni ha detto:

    Condivido in pieno le considerazioni degli amici siciliani.
    Il guaio è che oggi è difficile fare una scelta per il consenso nella prossima tornata elettorale, perché non si intravede un partito che rappresenti appieno i contenuti della dottrina sociale della Chiesa.
    Vi è stata nella Chiesa una grave latitanza, più che ventennale, a livello culturale e oggi ne paghiamo il prezzo quando non riusciamo a individuare personalità del mondo politico cui dare il nostro consenso.
    Speriamo che il movimento sinodale da poco iniziato ci serva per fare un serio esame di coscienza.

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