Mustafà e il calabrone

Il disegno di Dio tra un bambino martoriato da una guerra civile che sembra non poter avere una fine e un insetto inadatto al volo...
31 Gennaio 2022

Stasera esco da Messa pensando a Mustafà.

L’ascolto della Prima Lettera di San Paolo ai Corinzi mi ha riportato immediatamente alla sua storia.

Un brano in cui si parla di corpo e di membra, di un solo corpo e di molte membra.

Dio che le dispone, che le distingue, mantenendone sempre l’unità nell’articolazione. Unità non come uniformità, ma unità nella diversità. Questo brano è un elogio della diversità e dell’amore e dell’unione che vi è nella diversità, amore che più avanti San Paolo farà sfociare in un vero e proprio Inno.

Ecco in questa Parola ci ho visto il piccolo Mustafà e i suoi arti che non sono venuti al mondo con lui.

Un bimbo senza braccia né gambe.

Vittima di una guerra violenta che ha seminato nel popolo siriano solo disperazione e macerie. Mustafà è nato così 5 anni fa a causa del gas nervino respirato dalla sua mamma durante un bombardamento ad Idlib, dove anche il suo papà rimase mutilato.

Senza braccia né gambe.

Ma Mustafà è un inno alla vita, alla speranza, all’unità.

Lo è lui perché così è la sua famiglia. Lì è cresciuto nella forza di abbracci ancor più stretti e veri. Lì, gli hanno insegnato che sorridere è vincere la paura. Che insieme si può guardare avanti oltre confini di privazioni, ingiustizie e violenze. Che solo tra le braccia di un papà che sa guardarti negli occhi con tanta forza, si può volare davvero.

Lo abbiamo visto tutti nella commovente foto col suo papà, alzato al Cielo, entrambi sorridenti nella tragedia. Una foto che ha dato vita ad una grande mobilitazione, raccolte fondi e programmi riabilitativi importanti.

Li abbiamo visti arrivare nel nostro paese, in una casa nuova. Tutta la famiglia. Una notizia bellissima, carica di solidarietà ed umanità.

Così, seduta nella mia panca in chiesa stasera non riuscivo a seguire altro.

Corpo e membra e le parole di San Paolo a Corinto.

Vedevo questa madre che dopo la nascita di un bambino con così grave invalidità, ed un marito disabile, abbraccia la vita con una forza incredibile, mette al mondo altre due sorelline, riesce a scappare dalla Siria, a portare in salvo tutto il suo amore. Lontano dall’orrore. E ora la guardo nelle immagini che arrivano dagli aeroporti che li hanno accolti in Italia. Sorridente dentro il suo velo nero. Sorridente un passo indietro alla carrozzina del marito che tiene in braccio il piccolo Mustafà.

La struttura alare di un calabrone non è adatta al volo,
ma lui non lo sa e vola lo stesso

Recita così un detto, credo alla base poco scientifico, perché in realtà sarebbe riferito al bombo, panciuto e goffo. Ma il mistero affascinante del suo volo leggero sembra andare contro le leggi della fisica. Lui è nato per quello.

Nella storia del piccolo Mustafà vedo questa leggerezza, questa speranza incarnata, che va oltre ogni limite, ogni dolore, a volte anche ogni legge.

Vedo un disegno di Dio che si avvolge in queste braccia che non ci sono, che cammina con queste gambe mai nate, un Dio che comunque mantiene l’unità, soffia sul dolore e crea amore.

 

 

2 risposte a “Mustafà e il calabrone”

  1. Francesca Vittoria vicentini ha detto:

    Sembrano il figlio Mustafa e la sua famiglia, un inno alla vita, la vittoria dell’amore sul male; la guerra ha lasciato il suo micidiale segno, ha amputato arti, ma non quello spirito vitale da primi albori della vita infusa da un Dio sull’uomo fatto di terra. Questa famiglia reduce da un Paese in guerra così com’è ha generato un meraviglioso stupore, uno scoprire con il dolore patito da quei genitori l’esistenza della gioia, del godere della vita così com’è, anche nello scoprire le potenzialità che offre, il credere che ancora i miracoli possono accadere per mano dello stesso uomo intelligente il quale ha anche un cuore mirante a credere nel valore della generosità, solidarietà, un dare la mano a chi cade. Ma con questo anche a ripensare che non si può vincere con la guerra delle armi, perche troppe vite vengono ingiustamente offese! Si a una intelligenza umana che guardi alla vita

  2. Paola Isabella ha detto:

    Quando ho visto il servizio in TV su Mustafa ho visto solo una parola davanti a me: resilienza❤️ nella mia vita di insegnante ho avuto la fortuna di conoscere una bimba che a causa di una malformazione ha subito il trapianto di reni a sei anni. Sino ad allora è vissuta su un passeggino e alimentata con il sondino. il mio ricordo di Noura è quello di una guerriera, come è un guerriero Mustafa. E allora mi sento di invitare a riflettere quelle persone che si sentono fallite per molto meno…….che pensano di non farcela. Impariamo tutti a guardare quello che abbiamo e non quelle gambe che non sono nate e quelle ali inadatte al volo❤️❤️❤️

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