Libertà personale, green pass e dintorni

L'obbligo di green pass per i luoghi di lavoro ha aumentato una componente (non maggioritaria) di malessere sociale, che però c'è: esso si mescola con i temi della libertà, responsabilità e paura. Da qui dobbiamo anche provare a creare occasioni di reciproco ascolto, tenendo sempre presente il cardine del bene comune.
15 Ottobre 2021

Le manifestazioni rabbiose di piazza che hanno scosso nei giorni scorsi alcune grandi città italiane e – più profondamente – la percezione di un malessere (diffuso?) che si manifesta con una certa virulenza (e che viene sfruttato da chi cerca la violenza come ‘arma’ politica), pongono la questione della relazione tra libertà personale e vaccinazione/green pass o, più generalmente, della percezione e dell’esercizio della propria libertà personale dentro un contesto di responsabilità collettiva.
Il problema è ampio e ha, almeno nelle persone che conosco, tre posizionamenti diversi che andrebbero descritti, problematizzati e fatti oggetto di dialogo.

Un primo livello riguarda una visione che contrappone conflittualmente libertà personale e bene collettivo: i fatti vengono giudicati dando la precedenza al proprio ‘diritto’, al proprio spazio vitale, alle esigenze, rispetto alle quali ogni richiesta di considerare la rilevanza di ‘altro’ (e dell’altro) risulta una mancanza di rispetto, una coartazione, una ‘dittatura’. In gioco qui non c’è la salvaguardia della libertà, almeno non nel nostro contesto (imperfettamente) democratico, ma salvarsi dall’ipertrofia individualistica.

Un secondo livello è proprio di coloro che non credono alla pandemia, non credono alla sua gravità, guardano ai tanti asintomatici o paucisintomatici, pensano che ci siano state nascoste cure o che le misure sicurezza (distanziamento, mascherine…) siano esagerate. È una critica anti-istituzionale, dove OMS, EMA, esperti non contano: qui la risposta dovrebbe essere nettamente medica, clinica e statistica.

Un terzo livello è molto razionale: si giudicano le informazioni e si classificano come scorrette, sbagliate, sovraesposte… ci si chiede perché non si parla di molti altri guai che affliggono il nostro mondo. La conseguenza che queste persone traggono è aderire a qualche ideologia complottista (il complottismo è sempre di moda). Così ci si sottrae alla responsabilità personale, perché la sfida è immane, superiore alle forze di chiunque, in un’astrattezza che talvolta sfocia a livelli filosofici e teologici.

Può essere (come dicono molti) che la causa delle tre posizioni sia unica: la paura, declinata in modi differenti. In effetti tutti questi soggetti – al di là delle strumentalizzazioni politiche – vivono un malessere e un disagio profondo.
L’appello ‘gridato’ alla propria libertà, ai (reclamati) diritti dell’individuo, all’autodeterminazione contro l’invadenza di uno Stato autoritario – e il clima sociale conseguente – meritano una messa a punto precisa, che coniughi il rispetto della libertà personale con l’appartenenza ad una comunità civile (e anche religiosa). Siamo tutti nella stessa barca, ci ha ricordato Francesco. Mi pare che le vicende di questi ultimi tempi – anche qui il virus ha portato alla luce qualcosa che esisteva già… – suggeriscano una presa di posizione coraggiosa contro l’individualismo (una volta si diceva: “dura lex sed lex”, e non per acquiescenza ma per un senso civico più alto).

Ma la questione reale è: come creare occasioni di effettivo ascolto, confronto, comprensione rispetto a queste posizioni trasversali? Come recuperare la fiducia verso la competenza di chi comunica le informazioni, in un contesto dove la velocità, la diffusione e la semplificazione sembrano condannare ogni dato ad essere messo in discussione dal primo che passa?
La virtù del discepolo – in tutto questo – non è essere un ingenuo, ma prendersi in carico il dovere di esaminare la realtà, di accettare l’incertezza là dove sussiste, cercando di non cadere nell’inganno di chi chiama di qua e di là. La virtù del credente è non far prevalere la propria singolarità, cercando il più possibile – nella complessità – di custodire uno sguardo più autentico e largo sul vivere.

Non si può assentire ad un modo di vivere e giudicare la realtà che esula dal discernimento, dalla ricerca di un bene condiviso, dalla presa in carico che la società si edifica in uno sforzo comune che sostiene soprattutto i più deboli. Ma occorre oltrepassare l’invadenza delle opinioni, che pretendono di esistere e operano uno sgretolamento della visione del mondo, e disporsi con umiltà a cercare ciò che tiene insieme e edifica. Soprattutto in questo tempo.

12 risposte a “Libertà personale, green pass e dintorni”

  1. BUTTIGLIONE PIETRO ha detto:

    I aspetto che tra poco mettiate sotto discussione la stessa educazione.
    Deja vu.
    Me lo insegnò il maestro Bertrando quando avevo 16 anni.
    Educare è un po’ castrare.
    Insegnate inglese?
    Castrate tutte le altre lingue!!
    Grave limitazione alla libertà personale!!!
    Signori, oggi va in scena il teatro dell’assurdo!

  2. Francesca Vittoria vicentini ha detto:

    Ma non si può in nome di supposta resistenza fisica al contaggio da parte di certuni, o presunta cultura atavica di cui si fa cenno su un quotidiano in certa regione, non vedere una realtà che esiste e dilaga; ieri era una, oggi è questa, i più deboli cedono, ma tale debolezza non è del l’anziano, lo è anche del bambino, del trentenne e allora? Si tratta di non essere i portatori non per se stessi ma per il prossimo che è il collega, il famigliare, l’amico. Non esiste la sicurezza neppure da scienza, ma di arginare, salvare il salvabile se poi è vita umana, questo lo chiamerei dovere morale e civile. Si vanno a commemorare chi la vita l’ha data per un ideale invece oggi si direbbe che si sia persa la solidarietà per che cosa voler chiamare? Si esiste il dover rinunciare al carbone, forse come in Libano carenza di tanto materiale che rende confortevol l’habitat, ma è anche vero che il comfort di pochi e un persistere la povertà di molti. Solo un ragionamento

  3. Paola Meneghello ha detto:

    Un padre deve tutelare tutti i suoi figli, certamente, e con quanto ha di meglio. Ma se dice ai suoi figli che tutti sono liberi di fare le proprie scelte, poi non ostacola quelle scelte, e soprattutto non metterà gli uni contro gli altri, emettendo un giudizio di merito su ogni singola decisione, anzi semai farà il possibile affinché si crei un clima sereno, e sarà lì che darà il meglio di sé.
    In una famiglia coesa, comunque ci sono anche le regole, il più possibile condivise, che tutti rispettano e di cui sono responsabili, a cominciare dal padre di famiglia, che sarà tanto più autorevole, quanto più darà l’esempio di seguirle lui per primo.

  4. Dario Busolini ha detto:

    Però la questione posta è reale e merita una riflessione seria: fino a che punto possiamo accettare limitazioni alla libertà personale anche quando imposte in nome di un superiore bene comune? Alla fine, se Dio vuole, questa pandemia passerà (spero ormai relativamente presto) e le polemiche sui vaccini verranno rapidamente archiviate. Ma che accadrà quando gli stati, e sarà anche qui presto, dovranno prendere davvero sul serio i problemi del cambiamento climatico e imporre d’autorità la decarbonizzazione e tanti altri provvedimenti che incideranno per forza e per un tempo ben più lungo di quello della pandemia sul mondo del lavoro, sulla mobilità, sulla società nel suo insieme e che avranno un costo non indifferente per i singoli e per la collettività? Temo che gli scontri sul covid siano solo l’antipasto del menu che ci prepara il nostro prossimo futuro.

  5. Francesca Vittoria vicentini ha detto:

    Di fronte a tanti morti, a tanti tentativi da parte della ricerca, a tante iniziative di fede, l’appello umile alla Divinità del Capo della Sua Chiesa a nome di tutto il genere umano, L’avvento di vaccini ha ridato speranza, vaccini grazie ai quali oggi possiamo aspirare a stare in vita! Ma,e sembra strano, che quanto raggiunto, il vaccino, trovi obiezione, incredulità, ostentata superiorità di non credere all’efficacia dei fatti. Come di fronte a una realtà tanto insperata, si possa rimanere scettici, ciechi,non dubitare invece dei propri giudizi? Sembra a tutto oggi, non vi sia sforzo comune di come raggiungere pacifiche intese a supporto Di salvare la vita di tutti. Il semplice cittadino credente sente di ringraziare Dio , e direttamente coloro che nei singoli ruoli ancora, credono e lottano per il raggiungimento di un benecomune, superiore a ogni altro, sacro, la vita di uno, di tutti nel pianeta.

    • Gian Piero Del Bono ha detto:

      Cara Francesca Le auguro di non aver nessun familiare o amico che invece e’ morto o ha avuto conseguenze gravi per gli effetti collaterali dei vaccini. Io ne conosco. Di loro nessuno parla. Si stende un velo pietoso o meglio peloso, per non disturbare gli affari delle case farmaceutiche.
      La prpganda di Big Pharma ha creato una nuova religione del vaccino fra la popolazione ignorante e credulona. Ora leggiamo che c’ e’ chi crede che se siamo in vita lo dobbiamo all’ Idolo vaccino! Assurdita’ scientifiche ( in Israele muoiono vaccinati con tre dosi) uniti a fede cieca e irrazionale, tripudio di Pfizer e Big Pharma .

      • Sergio Di Benedetto ha detto:

        Caro Gian Piero, lei è sempre una certezza nel confermare i movimenti tradizionalisti. Come scriveva Beretta il 27 settembre in un post-it:
        Il ministero della paura
        Tra Covid e complotti, tanti zelanti ultra-cattolici puntano sulle paure collettive per fare propaganda a una religione-rifugio che – non a caso – piace molto alle destre autoritarie. Obbedisci e sarai salvo: vecchia tattica per fare sudditi, non credenti.

  6. Francesca Vittoria vicentini ha detto:

    Mi è capitato: davanti al banco della frutta la donna anziana in attesa osserva che la gente non dovrebbe fiatare troppo appresso alla merce esposta.Meno male, che esiste il vaccino! Replico- “da non credere a questo, tutto falso”. Per come questa pandemia è esplosa, telefonata di una amica della figlia da Codogno, di sera per via di un contaggio, sconosciuto che ha imploso panico, allarme paura, come una atomica sganciata improvvisa e inaspettata! E’ scusabile tutto quanto è succeduto, l’affannosa ricerca di come affrontare il problema, la ricerca scientifica affannosa da tutti i centri possibili. La ridda di commenti medici, addirittura politici subentri, probabilmente ha contribuito a generare tutti questi pareri in libertà che però vanno a danno del fine che si cerca di raggiungere: sconfiggere il virus. Questo richiede una convergenza di ogni altro sentimento

  7. Paola Meneghello ha detto:

    Le proteste riguardano il Green pass, soprattutto dopo la decisione di renderlo obbligatorio per il lavoro.
    Praticamente si dice: il vaccino non è obbligatorio, ma se non lo fai ti rendo la vita cosi impossibile che ti prendo per sfinimento ..
    Forse questa norma è costituzionale, perché il Pass lascia la scelta di non fare il vaccino, che vorrebbe obbligo attraverso una legge dedicata..ma dal punto di vista etico e umano, lasciamo proprio stare…il bene comune? La comunità è formata da individui, se una parte di quegli individui si sente violentata nella sua scelta (una scelta o c’è o non c’è, non può essere condizionata ), quella comunità sarà più forte e coesa?
    La scelta morale, è giudicabile? In uno Stato di diritto?
    Un padre di famiglia che ottenga obbedienza con la minaccia, e non con regole condivise, otterrà forse ordine e sicurezza, ma a prezzo di quali ferite per i suoi figli e per il suo nucleo familiare ?

    • Emanuela Sangaletti ha detto:

      Davvero un’idea astratta di “comunità” quella in cui le scelte di un individuo non possono essere condizionate da quelle degli altri!
      E la richiesta della comunità di assumersi la responsabilità delle proprie scelte… una “minaccia” paterna?

      • Paola Meneghello ha detto:

        La scelta di coscienza per definizione dovrebbe essere volontaria e libera.
        Questo non significa che una scelta non debba considerare e non si lasci condizionare dalle esigenze degli altri; in società, comunque, per evitare problemi, esistono le leggi che tengono conto di tutti gli interessi in gioco e delle sensibilità differenti, e che “legano” il singolo alla comunità rappresentata dallo Stato, in diritti e doveri egualmente divisi. In ogni caso, le leggi a volte paiono ingiuste, e si possono contestare, e non certo per sprezzo della comunità.

    • Roberto Beretta ha detto:

      Ma se un padre di famiglia non tutela i suoi figli (o almeno la maggioranza di essi) con quanto di meglio ha a sua disposizione, fa il buon padre di famiglia? La “parte di individui che si sente violentata” ha la possibilità di orientarsi verso il tampone; scelta più faticosa e dispendiosa, certamente, ma non “impossibile” per chi ci crede veramente. Anche noi vaccinati del resto abbiamo fatto la nostra scelta, sulla nostra pelle…

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