In questi giorni è stata introdotta la possibilità dell’aborto “a domicilio” farmacologico. Da Chiara Saraceno, su La Stampa, questa possibilità è stata accolta come una “conquista di civiltà”. Desidero oppormi con forza a questo punto di vista, sulla base di una serie di elementi che ritengo fondamentali.
Innanzi tutto, l’aborto in quanto tale non è una conquista di civiltà. Parlando su un piano meramente laico, senza alcuna implicazione religiosa, si tratta sempre e comunque della sottrazione della vita ad un essere umano. Per quanto piccolo, un embrione o un feto è un essere umano con un patrimonio genetico indiscutibilmente appartenente alla razza umana, e altrettanto indiscutibilmente diverso da quello dei genitori. Da un punto di vista quindi puramente scientifico, è un’azione che non ha una gravità inferiore a quello di un assassinio, anzi con l’aggravante dell’incapacità di difendersi della vittima.
La “pillola” abortiva sembra suggerire una procedura incruenta e semplice, cosa che può incoraggiare delle donne incerte sul da farsi a scegliere l’aborto. Si tratta, comunque, di un’illusione: anche dal punto di vista della sola donna, e senza considerare la perdita della vita del bambino, l’aborto con pillola non è per nulla indolore e per nulla privo di rischi; molte donne, nel mondo, hanno già perso la vita in solitudine, fra atroci dolori e senza assistenza medica in seguito ad aborto farmacologico a domicilio.
Infine, ci tengo a ribadire che quanto ho affermato è corroborato dalla mia fede cristiana, ma si tratta di affermazioni che dovrebbero poter essere condivise da qualsiasi persona abbia un minimo di conoscenze della biologia e la mente libera da ideologie. Non si può considerare l’obiezione all’aborto come un punto di vista religioso e quindi non imponibile a chi non condivide la religione, come potrebbe essere l’indossare il velo in un Paese islamico; è una questione di etica che dev’essere considerata da tutti gli uomini e le donne di buona volontà. Altrimenti tutto diventa relativo: se la mia coscienza mi dice che si può fare un attentato e la tua no, beh, posso fare tutti gli attentati che voglio; se la mia coscienza non si ribella al furto e la tua sì, non puoi impormi di non rubare. Invece, in uno Stato laico (e ribadisco il “laico”) ci sono comunque dei valori assoluti che tutti debbono cooperare a tutelare: e il diritto alla vita è il primo e il più inalienabile, in quanto non è conferito dallo Stato ma solo da esso protetto.
Grazie per questi pensieri netti, chiari e sintetici sulla più grave violazione dei diritti umani della nostra epoca.
L’anno scorso ho piantato un bulbo,ha ben radicato e a tempo suo è fiorito.Un meraviglioso giglio; tre fiori, al terzo ancora chiuso ho voluto assistere al suo aprirsi, sono stata lì per tutto il tempo a volerlo fotografare, le fasi sono state diverse,vera emozione tanto da superare ogni altro impegno. Penso a cosa prova chi assiste una partoriente! Quanto di speranza, medici e infermieri partecipano alla gioia del e nel dare,restituire la vita. , nessun medico,uomo però può appieno conoscere.Per questo lo sa soltanto chi dà la vita. Lui il Cristo lo sa,esiste, tanti l’hanno rivisto. Credere in Lui significa vivere,.Oggi sono molti gli aborti,che si vedono:di guerre da ingiustizie, di ghiacciai che si sfaldano, montagne che franano, miraggi di felicità, come buchi neri nella vita di molti, Guardo i miei gerani sconsolata, a combattere gli insetti che accaniti li rovinano,quest’anno , una vera battaglia perché li vorrei salvare.
Tutti hanno ragione, anche le donne disperate. Il problema è troppo complesso e dolente per essere trattato da una parte e dall’altra in modo intransigente. La definizione “conquista di civiltà ” è infelice.
Grazie infinite a Gilberto Borghi per le splendide e documentate risposte che condivido pienamente e che rispecchiano il mio pensiero e grazie a tutti per la riflessione critica
Daniele non sono daccordo.
L’aborto legale non ha purtroppo cancellato quello clandestino e l’identik medio della donna che usa la 194 è quello di una donna con una storia in atto, tra i 25 e 35 anni, che nell’80% dei casi ha già un altro figlio. Perciò è spesso usata come contraccezione “post factum”. Se l’obiettivo di sconfiggere la clandestinità non si è raggiunti bisognerebbe rivedere la legge. Il problema vero è l’incapacità culturale sia laica che cattolica di uscire dall’idolatria della volontà individuale senza cadere in un dogmatismo etico.
Sulla questione poi dei nomi con cui definire la vita nascente non ci si può nascondere dietro un dito. Uno zigote ha un DNA unico e irripetibile. Dal punto di vista biologico è vita tanto quanto un embrione.
Non mi dilungo sulle definizioni, ma se gli enti in gioco hanno nomi diversi c’è un motivo. Certo è necessario superare l’idolatria della volontà e il dogmatismo etico, ma la coscienza individuale in Occidente ha da sempre grande importanza. Esiste la clandestinità, ma non lo ritengo un motivo per indebolire la legge 194, anzi! Riguardo la contraccezione è necessario diffonderne l’uso perché sia efficace ante-factum
L’aborto legale è una conquista di civiltà, perché contrasta quello clandestino, che è pericolosissimo. Al contrario non esistono prove che l’aborto farmacologico provochi “atroci sofferenze”. Invece di colpevolizzare le donne per una scelta spesso ardua e sofferta, diffondiamo la cultura dei contraccettivi e del rispetto della persona se vogliamo diminuire gli aborti. L’obiezione di coscienza è perlopiù un sotterfugio che usano i medici pubblici per diminuire i rischi professionali e aumentare gli introiti privati. Altro che scelta etica! La pillola “abortiva” (nell’articolo le virgolette sono usate male) non è veramente abortiva perché non uccide: impedisce l’annidamento dello zigote, che non è ancora embrione. Non si può abusare così del lessico scientifico. Non è tutto sullo stesso piano: l’aborto va garantito per legge, anche se può causare alcune sofferenze per evitarne di maggiori. E basta paragonare l’aborto all’omicidio!
Sono molto d’accordo. É assolutamente necessario che il mondo cattolico riesca a produrre una riflessione seria sul terreno laico e non necessariamente confessionale. E la cosa rilevante è che per farlo siamo costretti a rivalorizzare la dimensione strettamente materiale (DNA), che da secoli abbiamo sempre considerato poco importante. Abbiamo spiritualizzato talmente tanto il senso della vita e il suo valore da insegnare noi al mondo laico a non dare valore alla materia. Per il mondo laico vale solo ed esclusivamente la volontà del singolo, che è un dato eminentemente spirituale. Ma senza la materialità del corpo e la sua resistenza alla intenzione individuale non c’è limite allo strapotere della volontà. Urge, sia per noi che per i laici, recuperare il valore del corpo e la sua capacità di precedere la nostra volontà e di fondarla.
Non si può considerare la obiezione all’aborto come un punto di vista religioso……ecco da sempre questa è anche la mia idea. Infatti a qualsiasi religione, razza,tradizione una donna appartenga, quello che solo in lei prende vita e la vita stessa, quell’uomo che cresce e si sviluppa in lei è una nuova progenie, discendenza,figlio,famiglia,e l’essere umano in anima e corpo. Senza questa nuova vita non esistono i popoli nella terra. La grandiosità di ogni nuova vita nascente nel grembo di una donna innalza la stessa quasi a farla diventare intoccabile, in qualsiasi condizione si trovi “santa” per il fatto di quanto sta per avvenire in lei. Quindi la vita nascente è un bene che supera ogni altro che sia pure privato, va riconosciuta la protezione per il diritto che il nascituro acquisisce esistendo, il diritto alla vita, a nascere e ad essere accettato nella società, come si salvano in mare.